Valori e dirittiSe la giustizia diventa legge abbiamo un grande problema di libertà

Quando la percezione di ciascuno di noi ambisce a diventare un ordinamento, le norme diventano un feticcio e un comando moraleggiante rispettato per fede o tutt’al più per il timore di sottrarvisi. E vengono così istituite le “Giornate Nazionali” come quella contro l’omofobia e chissà quali altre (di segno opposto) potrebbero arrivare

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La legge è un fatto. La giustizia è un valore. Per questo alle spalle dei giudici è scritto: “La legge è uguale per tutti”; e non: “La giustizia è uguale per tutti”. Perché la giustizia (valore) non può essere uguale per tutti, salvo comprimere i diritti di chi ha un diverso senso di giustizia: mentre la legge (fatto) deve essere uguale per tutti cosicché tutti vi si uniformino non perché la ritengono giusta ma perché sanno che essa si applica tanto a chi la ritiene giusta quanto a chi la ritiene sbagliata.

Per questo si mette nella legge degli uomini che chi uccide è punito. Per questo non si mette nella legge degli uomini che bisogna amare il nemico.

Ma quando la giustizia – cioè il valore, mutevole secondo l’impostazione di ciascuno – ambisce a diventar legge, ovvero a trasfigurarsi in fatto che si impone a chiunque, allora comincia il percorso apostolare dell’ordinamento: e la legge diventa un feticcio, un totem, un comando moraleggiante rispettato per fede o tutt’al più per il timore di sottrarvisi.

È sufficiente, questa noiosa premessa, per capire dove vogliamo andare a parare? Sì, vogliamo andare a parare lì, alla istituzione di certe “Giornate Nazionali”, come quella «contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia», la quale evidentemente postula la superiorità dell’obbligo opposto e cioè il dovere – normativamente presidiato – di essere gay friendly. Dice: ma no, quella giornata è istituita semplicemente al fine di «promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione».

Ah sì? Ma come si pensa di adempiere a questa mission ri-educativa? Si pensa di adempiervi mettendo in legge – non al libero criterio di insegnanti e funzionari pubblici, attenzione: in legge – che le scuole e le altre amministrazioni pubbliche “provvedono” alla bisogna. E così il “valore”, la giustizia del mondo arcobaleno, diventa “fatto”: nell’attesa che altre maggioranze tramutino in altrettanti fatti la propria diversa giustizia, il mondo Family Day e della Madre Cristiana n. 1. Chi semina questa giustizia raccoglierà quella altrui.

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