Nubifragi estremiLa causa delle alluvioni in Germania e nel Nord Europa (e come evitare che accada in Italia)

Nella parte ovest della Germania, è partita una corsa contro il tempo per scongiurare la morte di centinaia di cittadini a causa delle incessanti piogge che continuano a sferzare l’area. Anche questa volta c’entra il cambiamento climatico così come le strategie di adattamento e mitigazione

LaPresse

Dalla Svizzera ai Paesi Bassi, passando per il Lussemburgo e il Belgio fino alla Germania occidentale si abbattono con violenza intensi nubifragi che hanno innescato l’esondazione di fiumi, lo sradicamento delle fondamenta di diverse case – obbligando molti cittadini a cercare rifugio sui tetti – causando oltre 100 morti e centinaia di dispersi nei Länder di Renania-Palatinato e Nord Reno Westfalia.

Come riporta l’Agi, nella sola città di Ahrweiler sono stati recuperati almeno 18 corpi; più a nord, nel distretto di Euskirchen, le vittime sono state 15. A sud di Bonn, nel comune di Schuld, sei case sono state spazzate via dalla furia delle acque e quattro persone sono morte, mentre diversi corpi sono stati rinvenuti nelle cantine. Berlino ha dispiegato 400 soldati per aiutare nelle operazioni di ricerca e soccorso, mentre decine di migliaia sono rimaste senza elettricità. Nella provincia di Limbourg, nei Paesi Bassi, che confina con la Germania e il Belgio, diverse strade e un’autostrada sono state chiuse per il rischio di allagamenti dovuti alle esondazioni.

«Quello accaduto in Germania e in Belgio è un vero disastro climatico, dove in pochi giorni è caduta la pioggia che un tempo scendeva in due mesi. Nemmeno la Germania, che da anni ha avviato politiche per ridare spazio ai fiumi, è al sicuro dalle conseguenze peggiori del cambiamento climatico», ha dichiarato a Greenkiesta Andrea Agapito Ludovici, responsabile acque del Wwf Italia.

«Nei giorni precedenti a questo disastro l’Europa è stata interessata da un anticiclone che ha portato a un riscaldamento della terra – ha spiegato a Linkiesta il fisico del clima Antonello Pasini – A questo si è aggiunta una grande massa di aria fredda che è rimasta per molto tempo sulla Germania, provocando precipitazioni forti, ma soprattutto persistenti. Il fatto che gli eventi estremi di questo tipo rivelino una “deriva climatica” violenta, e in qualche caso anche una maggiore frequenza, dipende in gran parte dal riscaldamento causato dall’uomo, a causa del quale aumenta la temperatura media e dunque, mediamente, l’energia incamerata in atmosfera che poi viene scaricata violentemente sui territori. Dall’altro lato, cambia anche la circolazione dell’aria, con forti correnti calde da sud e infiltrazioni fredde da nord che creano alluvioni, enormi grandinate e in generale disastri come quelli che abbiamo visto negli ultimi giorni».

La cancelliera Angela Merkel si è detta «sconvolta» dalla catastrofe e dal «disastro umanitario» e ha parlato di «tragedia» per la nazione mentre Armin Laschet, candidato Cancelliere per la Cdu alle prossime elezioni e governatore del Nord Reno-Westfalia, ha chiamato in causa il climate change, chiedendo di accelerare gli sforzi globali per contrastarlo.

Su richiesta della Commissione europea, si è messa in moto la macchina dell’assistenza internazionale europea: un team della Protezione civile e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha già raggiunto Liegi e da Venezia è partito un volo C-130 dell’Aeronautica militare, specializzato nel supporto della ricerca e soccorso in contesti alluvionali. Oggi un elicottero della Difesa raggiungerà il Belgio per supportare le attività di ricerca dei dispersi.

Guardando a quanto accaduto in Germania, il Wwf Italia ha chiesto di avviare un grande piano di ripristino ambientale, come prevede anche la Strategia Europea per la Biodiversità che impegna gli Stati a rinaturalizzare e riconnettere almeno 25000 km di fiumi entro il 2030.  Secondo l’associazione ambientalista «non c’è più tempo e l’azione climatica va accelerata a ritmi esponenziali se vogliamo evitare le conseguenze più pericolose e ingestibili. L’azzeramento delle emissioni – la mitigazione – va attuato nel più breve tempo possibile, ben prima del 2050, e vanno parallelamente messe in campo davvero le politiche di prevenzione. In Italia, per esempio, il Piano di adattamento è ancora fermo e non è mai passato alla fase attuativa. Pensando a quanto successo in Germania, dobbiamo immediatamente rendere operativa una politica basata sul ripristino degli ecosistemi fluviali e sul recupero degli spazi che abbiamo rubato ai fiumi. Dal dopoguerra aa oggi, nel nostro Paese, abbiamo tolto ai fiumi circa 2000 chilometri quadrati, un’enormità di spazio e le conseguenze di questo sono e saranno sempre più devastanti».

Secondo la meteorologa e climatologa Serena Giacom proprio l’adattamento, che insieme alla mitigazione rappresenta lo strumento principale per affrontare la crisi climatica, può giocare un ruolo importante anche in situazioni meteorologiche estreme come queste. «Si tratta non solo di rendere i territori più resistenti ma anche i cittadini più consapevoli e informati. A tal fine diventa fondamentale la corretta comunicazione tra mondo scientifico e mondo dell’informazione».

Quello che ha interessato il Nord Europa è un evento critico cui dobbiamo prestare grande attenzione, come ha sottolineato il fisico Pasini. «Il fenomeno preoccupa perché crea fenomeni violenti su territori densamente modificati dall’uomo e urbanizzati, dunque su suoli fragili e vulnerabili alle precipitazioni intense e persistenti. Il fatto che il riscaldamento globale di origine antropica stia facendo espandere verso nord la circolazione equatoriale e tropicale pone la nostra Italia a rischio ondate di calore e siccità, ma soprattutto dal nord Italia in su il rischio di questi eventi di precipitazioni estreme aumenterà ancora se non faremo nulla per mitigare il clima».

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