Politica maiuscolaLa complessa (ma precisa) macchina dei finanziamenti europei

I fondi per il settennato 2021-2017 non sono ancora disponibili. Si dovrà aspettare: la loro erogazione segue un iter ben rodato che richiede tempo e attenzione. In più per il 2021-2027 la pandemia e il piano del NextGenerationUe hanno aumentato l’ammontare di denaro a disposizione ma allungato le procedure

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I prossimi 24 mesi saranno determinanti per il futuro dell’Unione, singoli Stati membri e cittadini, con nuove sfide, appuntamenti, scadenze, nuovi inizi e cambiamenti a livello internazionale. L’associazione Erasmo ha scelto di concentrare la propria attenzione su questo arco temporale, per analizzare gli eventi in programma in partenariato con Linkiesta, Spinelli Group, Re-Generation, Fondazione Antonio Megalizzi, Cultura Italiae, Comunita di Connessioni, Italiacamp, GaragErasmus e A2A.

Questo è il primo anno del nuovo settennato di finanziamenti europei stanziati fino al 2027 per supportare lavoratori, imprese e associazioni. Sebbene il periodo sia già iniziato, concretamente i fondi non sono ancora disponibili. Le aspettative sono molte ma è necessario un lasso di tempo anche di vari mesi tra l’approvazione delle linee di bilancio e l’implementazione dei programmi di finanziamento pubblico.

È il tempo che serve a “tradurre” i freddi numeri e le sintetiche voci del budget sia in documenti che dettagliano cosa l’Ue vuole sostenere (ad esempio la transizione digitale o ecologica) sia i regolamenti che indicano come intenda farlo, fornendo una base normativa certa. Perché un progetto sia finanziato con fondi europei dovrà corrispondere a una complessa base giuridica composta da documenti programmatici, cioè che stabiliscono le priorità pubbliche da sostenere, e documenti normativi, cioè che forniscono regole chiare (sulla distribuzione dei fondi, sulle autorità che li erogheranno, etc.) a cui fare riferimento.

Nel precedente settennato (2014 – 2020) il Parlamento e il Consiglio si sono accordati per decidere quanto dovesse essere ricco il bilancio e quali norme cittadini, amministrazioni e governi dovessero rispettare per ricevere i fondi Ue, in base alla proposta fatta dalla Commissione. Questa, successivamente, ha consultato tutti i Paesi membri per concordare dei principi, delle priorità e degli insiemi di interventi comuni a cui riferire i fondi europei a gestione indiretta, cioè quei fondi la cui gestione è affidata localmente a Stati membri e/o Regioni.

I principi e le priorità sono stati definiti siglando un Accordo di Partenariato tra Commissione e ogni Stato membro. I Programmi operativi (sia regionali sia nazionali), invece, hanno definito per ogni Stato membro e per le sue regioni i diversi tipi di interventi da finanziare con bandi pubblici. Questi programmi sono stati, quindi, il riferimento per enti, imprese e cittadini interessati a chiedere contributi per i propri progetti di interesse comune nel corso dei sette anni.

Gli Accordi di Partenariato e i Programmi Operativi sono stati realizzati sul territorio da Stati membri e Regioni, chiamati a selezionare e valutare centinaia di migliaia di progetti che impiegano milioni e milioni di euro ogni anno. Queste operazioni sono state portate avanti da specifiche Autorità di Gestione nominate da Stato e Regione per ogni Programma. Queste Autorità sono state definite anche per i fondi europei a gestione diretta, quelli gestiti direttamente dalla Commissione europea e/o da sue Agenzie (ad esempio Erasmus+).

Per il periodo ’21 – ’27 questo schema è stato confermato ma con alcune modifiche al procedimento: ci sono voluti due anni di dibattiti, proposte, polemiche (ovviamente), cambi di leadership a causa delle elezioni europee del 2019 affinché la Commissione, il Consiglio e il Parlamento trovassero un accordo definitivo sul bilancio dell’Ue.

Soprattutto, c’è voluta una pandemia che ha stravolto l’architettura fino a quel momento disegnata per i fondi europei dei successivi sette anni. Nel luglio del 2020, infatti, è stato deciso di associare al bilancio comunitario 2021 – 2027 una quantità più ingente di risorse e strumenti riuniti nel cappello chiamato “Next Generation EU”.

Al bilancio per il settennato, poco più di mille miliardi di euro, sono stati quindi aggiunti altri 750 miliardi. Questo ha avuto un impatto sulle procedure di approvazione, rendendo necessarie ulteriori discussioni e accordi di natura politica. E allo stesso tempo, anche i regolamenti preparati fino a metà 2020 sono stati aggiornati per raccordarli con i nuovi strumenti messi in campo. Gli ultimi accordi su questi sono arrivati a con la definitiva approvazione del bilancio ’21 – ’27 il 16 dicembre 2020.

Cosa manca, a questo punto, per la pubblicazione dei primi bandi di finanziamento a livello europeo, nazionale e locale? Se per i fondi europei a gestione diretta si è già partiti – in questi giorni molti enti stanno preparando le domande di contributo per i bandi Erasmus+ 2021, ad esempio – per i fondi gestiti regionalmente il percorso richiede più tempo.

Questi ultimi, che per l’Italia ammontano a quasi 80 miliardi di euro, sono legati all’approvazione degli Accordi di Partenariato e dei Programmi Operativi. Le discussioni sono già iniziate e coinvolgono tutte le Regioni italiane, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, nella redazione di molti documenti programmatici che contengono indicazioni sui bandi di finanziamento che saranno pubblicati da qui al 2027. Inutile negarlo, per la scorsa programmazione il percorso è stato lungo e non sono mancati i ritardi. L’Accordo di Partenariato è stato approvato nell’ottobre del 2014, quindi verso la fine del primo dei sette anni di programmazione.

L’ultima autorità di gestione – per il Programma Operativo Nazionale Ricerca e Innovazione, non esattamente una tematica di poco conto – è stata nominata nel febbraio del 2018, quindi addirittura verso la fine del settennato.

Quest’anno i Tavoli di Partenariato – in pratica delle commissioni che si riuniscono periodicamente per fornire analisi e contributi sugli obiettivi di sviluppo territoriale su cui scrivere i Programmi Operativi Regionali – sono già partiti e i lavori sull’Accordo di Partenariato sono iniziati a fine marzo. Prevedibilmente si arriverà alla definizione dell’Accordo e dei Programmi entro quest’anno e, vista anche la forte necessità di sostegno da parte dell’economia in difficoltà, si prevede che i primi bandi nazionali e regionali a valere sulla nuova programmazione siano pubblicati già nel 2022.

Questo senza dimenticare la programmazione 2014 – 2020 in esaurimento che, secondo la regola n+3, ha come scadenza per l’erogazione dei fondi europei rimanenti i tre anni successivi al termine del periodo, quindi il 31 dicembre 2023.

Le opportunità offerte dai fondi europei ai territori dell’Unione, non mancheranno e questo primo biennio sarà importantissimo. Lo sguardo di attenzione ai 24 mesi del “Biennio Europeo” è centrale. Affinché tali risorse si concretizzino in bandi e progetti è solo questione di tempo.

In questo senso l’iter burocratico necessario per la disponibilità dei fondi 2021 – 2027 è esemplificativo della differenza sostanziale che c’è tra la politica e le politiche. Se la prima ci appare come un susseguirsi di discussioni che inseguono i temi e gli eventi via via all’ordine del giorno, la seconda consiste in un lavoro più “nascosto” dalla ribalta dei giornali, fatto di analisi, programmi e progetti che richiedono anni per tradursi in risultati concreti da valutare per ricavarne insegnamenti utili nei periodi successivi.

Per far sì che un processo così complesso possa funzionare, occorre una preparazione dettagliata e il coordinamento di molti attori; le necessità di tempi tecnici sono elevate, così come le possibilità che questi si allunghino. Allo stesso tempo, però, questo metodo ha consentito in oltre 30 anni di “fondi strutturali” di dare al motto dell’Ue, “uniti nella diversità”, la concretezza di risorse comuni messe annualmente a disposizione di progetti che valorizzano i nostri territori.

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