Quesiti linguistici“Simbiotico” o “sinbiotico”? Risponde la Crusca

La sequenza grafica “nb” è ammissibile e attestata, ma è molto rara, e circoscritta a casi assai particolari. E l’ortografia richiede la “m”

(Unsplash)

Tratto dall’Accademia della Crusca

Alcuni lettori ci scrivono a proposito del temine sinbiotico (sin-biotico) usato in ambito specialistico come adattamento dell’inglese synbiotic: si tratta di una grafia accettabile nella nostra lingua?

Risposta
Nel suo Dizionarietto di parole del futuro Tullio De Mauro raccolse alcuni neologismi che immaginava si sarebbero imposti nella lingua degli anni a venire; tra questi c’era nutraceutico, un aggettivo e sostantivo ricalcato sull’inglese nutraceutical, fusione di nutr(itional) e (pharma)ceutical. Era il 2006, e nutraceutico in effetti aveva da poco cominciato a circolare nella lingua comune, sebbene tra gli specialisti fosse in uso già da almeno una decina d’anni. Un nutraceutico è una sostanza che alle componenti nutrizionali aggiunge le proprietà curative di principi attivi naturali; per una definizione chiara rinviamo alla voce del Lessico del XXI secolo dell’Enciclopedia Treccani, leggibile in rete, da cui si ricava che la dieta degli umani del terzo millennio è ricca di nutraceutici, presenti in alimenti tradizionali come l’aglio o i broccoli, o sintetizzati e quindi assunti in fiale, compresse o capsule, come integratori. Tra questi, che sono chiamati anche alimenti o cibi funzionali, ci sono quelli che definiremmo i biotici: postbiotici, prebiotici, probiotici e simbiotici; è su quest’ultima parola che si è concentrata l’attenzione di alcuni lettori. Circolerebbe infatti, in italiano e già in inglese, una variante grafica che suscita ragionevoli perplessità: sinbiotico (ingl. synbiotic). A che cosa si deve questa grafia? All’intento di distinguere gli alimenti simbiotici, in cui si associano prebiotici e probiotici, dai fenomeni simbiotici, cioè di convivenza (simbiosi) tra organismi animali o vegetali di specie diversa.

Come si diceva, la questione non è solo ortografica; ma cominciamo dall’ortografia. Davanti a un suono labiale (le occlusive sonora e sorda b e p) la pronuncia italiana è un’occlusiva nasale bilabiale, e per rappresentarla l’ortografia richiede il grafema m, senza distinzione tra parole formate con un prefisso (per esempio imbarcare, da in + barca) o che contengano il nesso consonantico nella loro radice (campo, lembo, ecc.); del resto anche il greco, da cui simbiotico deriva, aveva due grafemi diversi per la nasale dentale e labiale, e dunque la preposizione syn ‘con, insieme a’ conservava il suono nasale dentale davanti alle vocali o a suoni dentali (synthesis da cui sintesi), ma lo mutava in labiale davanti ai suoni labiali: sympátheia da cui simpatia e, appunto, simbiosi. Dunque sinbiotico viola le regole ortografiche.

Ci sono, ovviamente, le eccezioni. Nella nuova stazione lessicografica dell’Accademia della Crusca abbiamo consultato il corpus Coliweb, che raccoglie quasi un miliardo di parole grafiche estratte da una selezione ragionata di siti nella rete (si veda la descrizione che ne danno Marco Biffi e Alice Ferrari nell’ultimo fascicolo degli “Studi di lessicografia italiana”); i risultati sono inequivocabili: le sole parole con il nesso nb, una volta ripulita la ricerca dagli errori di battitura (per esempio bonbola), sono gli antroponimi e i toponimi stranieri (Edinburgh, in italiano Edimburgo, e simili), la stragrande maggioranza insieme ad altri forestierismi, come inbreeding o bonbon (che comunque convive con la grafia bombon). Colpisce la vitalità con cui sono accolte e integrate le sigle, come nel quasi impronunciabile airbnbzazzione (sic!: la doppia zz è forse una reazione alla perdita di una z dopo bnb, dato che in teoria la forma “corretta” sarebbe airbnbzzazione). Vanno però notati, benché di frequenza ridottissima (20 occorrenze al massimo, con una percentuale trascurabile) alcuni composti chimici come clenbuterolo, fenbufene, vinblastina. Più interessanti sono le parole composte scritte con grafia univerbata, cioè senza spazi o trattini divisòri: alcuni sono adattamenti italiani o dialettali di parole straniere, come panbrioche e panbriòs, e conservano la n per evitare l’opacizzazione della forma d’origine, come quelli che risultano dall’univerbazione di parole italiane: linguinbocca, manbassa, topomortoinbocca; in Gianburrasca la grafia testimonia che il personaggio inventato da Luigi Bertelli (Vamba) può indicare per antonomasia uno scolaro vivace e impertinente: ma il titolo originale era Il giornalino di Gian Burrasca.

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