Un po’ Beppe Grillo nei modi, un po’ Maurizio Crozza nell’aspetto. Sono questi i due riferimenti italiani più facilmente associabili a Slavi Trifonov, leader del partito ITN (acronimo che, tradotto dal bulgaro, significa “C’è un popolo come questo”) vincitore delle ultime elezioni bulgare tenutesi domenica 11 luglio. La vittoria al fotofinish su GERB, il partito dell’ex premier Boyko Borissov, staccato di meno di un punto percentuale (24,08 contro 23,51 per cento), è certamente storica perché interrompe un lungo dominio iniziato nel 2010 ma rischia di essere vana visto che ITN otterrà solo 60 seggi su 240 nell’Assemblea Nazionale.
Il rischio d’instabilità per un Paese giunto già alla seconda elezione generale nel giro di pochi mesi è piuttosto alto e a ciò si aggiunge la necessità di formare un governo prima delle elezioni presidenziali di novembre. Il presidente della Repubblica Rumen Radev, che si candida per un secondo mandato, deve infatti nominare un esecutivo al massimo entro agosto, prima che scatti una sorta di “trimestre bianco”. Una situazione d’impasse che il leader di ITN sembra voler risolvere proponendo al Parlamento un governo tecnico guidato da Nikolay Vassilev, economista e socio amministratore di Expat Capital, una delle più grandi società di gestione patrimoniale indipendenti in Bulgaria, oltre che ex ministro dell’economia nel gabinetto dell’ex re Simeone II nei primi anni 2000. A mancare in questa bozza di esecutivo è proprio il suo ideatore: una novità sia per la politica bulgara, abituati a leader di partito sempre ben presenti, sia per lui stesso, che per carriera e aspetto, capo rasato, giubbotto di pelle e orecchini, non è mai passato inosservato.
Le luci del palco
Prima di scendere nell’agone politico la carriera di Trifonov si è divisa equamente tra musica e televisione, quasi come i suoi miti: Beppe Grillo, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelens’kyj e, addirittura, Donald Trump (vedere per credere l’intervista al francese Le Monde prima delle elezioni). La vera differenza sta nella carriera in ambito musicale, dove il leader di ITN ha addirittura primeggiato. Frontman della Ku-Ku Band, Trifonov ha pubblicato 22 album e ha organizzato 13 tour, di cui uno negli Stati Uniti e in Canada (American Tour 2010). Nel 2016, Trifonov ha addirittura suonato nella più grande sala europea, l’O2 Arena di Londra, con 20 mila bulgari a cantare a squarciagola i suoi brani di pop folk e rock più conosciuti. Se per molti connazionali ha rappresentato un autentico simbolo, per altri invece è stato un personaggio da disprezzare: la sua musica “Chalga” è stata infatti a più riprese accusata di promuovere soltanto degrado e cultura del denaro (e non è un caso che il suo brano più famoso abbia ottenuto 15 milioni di visualizzazioni su Youtube parlando di donne e Ferrari in termini molto poco lusinghieri).
Eppure, nonostante queste accuse, Trifonov è arrivato addirittura a giocarsi la possibilità di rappresentare la Bulgaria all’Eurovision: insieme alla cantante Sofi Marinova il leader di ITN era arrivato alla finale nazionale nel 2005 ma non si sono mai esibiti. Motivo? Secondo loro il concorso era truccato a favore di Kaffe, la band che poi ha effettivamente vinto l’esibizione. La tendenza ad andare controcorrente e a contestare, in ogni caso, sarà una caratteristica che manterrà anche in seguito, anche durante la sua carriera televisiva al timone dello “Slavi’s Show”, spettacolo televisivo andato in onda a tarda ora per ben 19 anni dal 2000 sino al 2019. Un programma che ruotava tutt’intorno ai politici, presi in giro ma anche invitati: infatti per la classe politica bulgara entrare nel salotto di Trifonov era una sorta di legittimazione popolare. Così si spiegano le ospitate di Borissov e dell’attuale presidente della Repubblica a cui però si aggiungevano anche quelle di personaggi internazionali, come Mikhail Gorbachev e Shimon Peres, e anche star del cinema, come Luc Besson e Charlie Sheen.
Un vero e proprio David Letterman in salsa che dal suo salotto ha lanciato una delle sue iniziative politiche più importanti: nel 2016 lanciò una campagna per il referendum dove chiedeva l’introduzione del sistema maggioritario; l’introduzione del voto obbligatorio e la riduzione del finanziamento pubblico dei partiti politici a un solo lev (che al cambio corrisponde a circa 0,50 euro) per voto valido. Il voto si concluse con l’approvazione di 2,5 milioni di bulgari che però non furono sufficienti, visto che mancavano soltanto 12 mila sì perché il referendum diventasse valido. «È una frode mostruosa», sentenziò allora lo showman, che decise a quel punto di entrare definitivamente in politica.
La nascita di ITN e la carriera di produttore
Per questa ragione nel 2020 nasce ITN, un partito personale sin dal nome, visto che copia il titolo di uno degli album di Trifonov del 2017, e negli esponenti, tutti personaggi vicini al leader o che hanno lavorato con lui in televisione. L’ispirazione politica rimane però un po’ più incerta, visto che a parte la connotazione antisistema e l’odio verso il premier Borissov e GERB, movimento su cui il leader di ITN non ha certo riservato parole al miele dichiarando che «il partito è tossico e deve sparire dal panorama politico», c’è poco altro. La linea politica del partito è sempre stata piuttosto vaga e legata agli umori del suo leader, che nell’intervista a Le Monde ha rimarcato il suo europeismo, le critiche al premier ungherese Viktor Orban per le leggi anti-LGBT ma anche il rifiuto a considerare la ratifica bulgara della Convenzione di Istanbul contro le donne («Ci sono altre priorità», ha dichiarato Trifonov).
A tale vaghezza si unisce anche la scomparsa dello stesso leader che, per tutta la campagna elettorale, si è concesso pochissime volte alla stampa tranne che al suo canale televisivo, chiamato Seven Eights (7/8 è il ritmo della danza bulgara), dove conduce e produce alcuni programmi. Da qui, per esempio, ha lanciato la provocazione di mandare un paio di astronauti bulgari nello spazio insieme a uno macedone, nonostante i due paesi non attraversino un buon periodo, e da qui ha anche annunciato la sua vittoria e la formazione dell’esecutivo, dove però non figura. «Il potere non è fine a se stesso, posso essere responsabile senza avere un lavoro. Il futuro premier deve avere un profilo diverso dal mio, deve essere qualcuno che ha studiato e che parli lingue straniere per rappresentare degnamente la Bulgaria», raccontava il leader di ITN prima delle elezioni rassicurando sul suo stato di salute e la sua scomparsa, dovuta a una frattura non ancora ricomposta.
Il futuro
Adesso lo aspetta la prova più dura: il voto di fiducia dell’Assemblea Nazionale. Dopo il rifiuto del movimento liberale Bulgaria Democratica, giunta quarta con il 12,64 per cento, e di “Stand Up! Mafia out!”, altra formazione antisistema che ha ottenuto soltanto il 5 per cento delle preferenze, sono rimasti soltanto i socialisti di Bsp e il movimento di minoranza turco del Dps come possibili interlocutori in Parlamento. «Noi però preferiamo andare da soli, ormai la parola coalizione è diventata una parolaccia», ha dichiarato Trifonov. Un azzardo dal risultato imprevedibile: il rischio è che alla fine ci rimettano i bulgari.