La Trump Organization, la principale azienda dell’ex presidente statunitense Donald Trump, e il suo principale responsabile finanziario, Allen Weisselberg, sono stati incriminati per reati fiscali relativi al mancato pagamento delle tasse per i benefit dei manager della società.
Lo ha deciso un grand jury di Manhattan, anche se la notizia non è ancora stata comunicata ufficialmente. A pubblicare lo scoop è il Washington Post, citando due fonti informate secondo le quali le incriminazioni, decise già ieri, verranno formalizzate oggi pomeriggio.
Breaking News: A grand jury is said to have indicted the Trump Organization and one of its top executives, Allen Weisselberg, in connection with a tax investigation. https://t.co/IQv3vcBD97
— The New York Times (@nytimes) July 1, 2021
Proprio questa mattina – nel pomeriggio italiano – Weisselberg si è costituito: con il suo avvocato si è recato nell’ufficio del procuratore distrettuale Cyrus Vance Jr., e poi comparirà di fronte al giudice che comunicherà i capi di imputazione per lui e per la Trump Organization, che sono il primo risultato dell’inchiesta condotta da anni dai procuratori newyorkesi sull’impero dell’ex presidente.
EXCLUSIVE: Trump Organization CFO Allen Weisselberg seemingly tried to dodge cameras today, by arriving at Manhattan Criminal Court 45 min earlier than he said he would… but we got him!
He just surrendered. Exact charges expected to be released later today. pic.twitter.com/1RRko0HUF6
— John Dias (@JohnBDias) July 1, 2021
Secondo l’avvocato di Trump, si legge invece sul Nyt, l’ex presidente non verrà incriminato direttamente, anche se le accuse alimentano il sospetto che potesse essere coinvolto o quantomeno a conoscenza di eventuali pratiche illegali all’interno della società.
L’incriminazione della Trump Organization e di Weisselberg arriva a margine delle indagini sugli affari di Trump e della sua società avviate dal procuratore distrettuale di Manhattan, Cyrus Vance, e della procuratrice generale dello stato di New York, Letitia James.
«Le accuse colpiranno Trump, che ha denunciato l’inchiesta come persecuzione politica – si legge sul quotidiano americano -. Sebbene possa radunare sostenitori intorno all’idea di essere vittima di quella che ha definito una “caccia alle streghe”, difendere la sua azienda da un’accusa penale potrebbe essere una distrazione costosa».
In particolare, le nuove accuse riguarderebbero i bonus usufruiti da Weisselberg, tra cui un appartamento a Manhattan, alcune auto Mercedes-Benz in leasing e il pagamento della retta scolastica di un istituto privato per almeno uno dei suoi nipoti: servizi su cui, secondo i procuratori, potrebbero appunto non essere state pagate le tasse.
L’inchiesta comprende anche altre questioni e transazioni finanziarie della Trump Organization, ed è andata avanti nonostante Trump per ben due volte si sia appellato alla Corte Suprema sostenendo che come presidente non poteva essere indagato da un procuratore statale. Finora Trump e la sua società non hanno mai affrontato incriminazioni penali, anche se in passato sono stati al centro di diverse cause civili.
Trump, nel frattempo, non ha risposto alle domande dei giornalisti circa le accuse di presunta evasione fiscale sui benefit. E a inizio settimana ha definito i procuratori di New York «maleducati, odiosi e del tutto parziali», aggiungendo che le attività della sua società erano in linea con gli standard dettati dalla comunità delle imprese di tutti gli Stati Uniti e che «in nessun modo» potevano essere considerate crimini.