In Germania, con le elezioni di settembre sempre più vicine, il distacco tra Cdu e Verdi torna ad allungarsi, e non nella direzione che alcuni ipotizzavano dopo il sorpasso dei Grüne: i sondaggi degli ultimi giorni, infatti, vedono i cristiano-democratici tornare primo partito.
La Cdu infatti sembra essere tornata poco sotto il 30%, mentre i Verdi oscillano tra i 18% e il 19%. Quasi dieci punti percentuali di differenza: se è vero che siamo ancora sotto i numeri a cui i cristiano-democratici erano abituati fino a un anno fa circa, è anche vero che i Verdi sembrano aver perso tutto il terreno guadagnato negli ultimi mesi.
Le ragioni di questa crisi sono molteplici, e possono essere ricondotte a tre dinamiche principali. Innanzitutto, il miglioramento della situazione pandemica e l’avanzamento della campagna vaccinale ha riavvicinato alcuni elettori al governo, e alla Cdu in particolare. I tedeschi non hanno dimenticato le fasi più critiche ed episodi come lo scandalo delle mascherine, ma è fisiologico che il rientrare delle fasi più acute dell’emergenza tolgano alle opposizioni parte di quel consenso guadagnato sulla base della protesta verso chi governa.
In secondo luogo, c’è da considerare che la campagna elettorale è ormai entrata nel vivo, con tutto quello che comporta. Annalena Baerbock, la candidata dei Verdi, ha avanzato una serie di proposte perfettamente in linea con le idee del suo partito e non certo estreme, ma divisive quanto basta per allontanare alcuni elettori particolarmente moderati avvicinati negli ultimi mesi, che ora tornano a guardare verso la Cdu.
Si pensi, ad esempio, all’ipotesi della patrimoniale (proposta avanzata già da qualche tempo dalla SPD), che vede assolutamente contrarie alcune fasce di elettorato. Anche l’ipotesi di introdurre una tassa sulle emissioni fa discutere, soprattutto perché colpirebbe anche i prezzi della benzina, andando ad avere un forte impatto sulla vita quotidiana di moltissimi tedeschi. Vi sono poi questioni apparentemente minori ma avvertite con molta forza in Germania, ad esempio la proposta di introdurre limiti di velocità sulle autostrade, per ridurre sia le emissioni che le situazioni di pericolo su strada. La questione, infatti, è vista come divisiva in un Paese che ha fatto dell’assenza di limiti di velocità uno dei suoi tratti identitari.
Dal canto suo Armin Laschet, segretario e candidato Cdu, nelle ultime settimane è riuscito a sfruttare queste debolezze di Baerbock contrattaccando anche su temi e proposte care ai Grüne. Laschet, ad esempio, ha bollato l’introduzione di velocità massime come un tema puramente simbolico. Sulla necessità di limitare voli interni (tema caldo per i Verdi) ha cercato di spostare la discussione sulle opzioni alternative all’aereo, aumentando le infrastrutture e finanziando la ricerca. Anche sulla legge sul clima Laschet ha cercato di insidiare i Verdi, sostenendo come questa possa essere resa più ambiziosa.
Le posizioni di Laschet però non mancano, talvolta, di una certa ambiguità retorica. In una recente intervista alla Zeit, per esempio, le intervistatrici Mariam Lau e Petra Pinzler hanno fatto notare come la legge sul clima del Nordreno-Vestfalia, di cui Laschet è Presidente, manchi di obiettivi concreti ed è stata contestata da molte associazioni ambientaliste, obiezioni a cui il candidato ha risposto dicendo che la politica non si misura sugli obiettivi ma sui risultati, e che la “sua” legge sul clima ha più obiettivi di quella del governo precedente (composto da Verdi e SPD).
È chiaro, comunque, che il tentativo di Laschet sia non solo rassicurare e riconquistare gli elettori più moderati, ma anche conservare il consenso presso larghe fasce del mondo produttivo di cui la Cdu storicamente gode. In questo senso, infatti, vanno lette una serie di proposte per l’eliminazione di alcune tasse alle imprese o il rifiuto della tassa sulle emissioni.
Il calo dei consensi dei Verdi, inoltre, si spiega anche con una serie di scandali che stanno riguardando Annalena Baerbock. Recentemente infatti sono state scoperte una serie di esagerazioni nel CV presente sul suo sito web. La candidata verde, per esempio, avrebbe affermato di essere membro del German Marshall Fund e dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), organizzazione che in realtà non accoglie singoli individui come membri (Baerbock è membro di un’organizzazione tedesca che raccoglie aiuti per l’UNHCR). A maggio, inoltre, è stata accusata di non aver dichiarato dei soldi ricevuti dal partito in aggiunta al suo stipendio da deputata. Infine, il suo ultimo libro, “Adesso!”, sembra avere diverse parti copiate da altri testi.
Questi episodi hanno sollevato una serie di condanne da parte di diversi esponenti politici (non solo nella Cdu ma anche tra i socialdemocratici, come Olaf Scholz e Sigmar Gabriel), ma non manca chi fa notare come le critiche verso Baerbock siano anche il frutto di un’antipatia personale verso di lei, che sarebbe causata dal suo essere donna. Baerbock in effetti non è l’unica politica tedesca coinvolta in una serie di scandali, anche considerando solo l’ultimo anno. Eppure, la quantità di critiche e attacchi ricevuti da lei, a volte anche sul piano personale, è superiore a quella ricevute da colleghi maschi, anche a fronte di scandali maggiori.
Per questo, Hennig-Wellsow, co-segretaria della Linke, ha espresso solidarietà verso la leader dei Verdi, mentre diversi osservatori sulla stampa tedesca hanno sostenuto come gli attacchi siano sicuramente basati su comportamenti scorretti di Baerbock stessa, ma rientrino in una cornice più ampia legata al modo in cui viene percepita una donna che vuol fare la Cancelliera e che ha un profilo personale molto diverso da Merkel. Baerbock, ad esempio, è più giovane ed è madre, circostanza che le ha attirato una serie di dubbi su un’eventuale inesperienza o sulla possibilità che la famiglia confligga con il suo ruolo, dubbi che più difficilmente sarebbero stati avanzati per un uomo.
I Verdi, dunque, sembrano essere in una fase di arresto, e nel bel mezzo di uno scontro con la Cdu che riguarda tanto le proposte quanto le figure stesse delle persone candidate alla Cancelleria. Annalena Baerbock, la candidata con il profilo più innovativo, sembra per certi versi essere già bruciata. Per quanto gli episodi siano gravi è chiaro però che queste dinamiche siano tutto sommato ordinarie in campagna elettorale, dove il profilo e la vita di ogni persona viene scandagliato per trovare elementi da attaccare. Nelle prossime settimane, per Baerbock sarà fondamentale reagire riportando il dibattito su temi per lei più strategici e cercando di evidenziare contraddizioni negli sfidanti, spostando la discussione lontano dai passi falsi che hanno causato il calo dei consensi del suo partito.