In principio c’erano le degustazioni clandestine, quelle inventate da qualche produttore illuminato che aveva capito già da tempo quanto fosse diverso far bere un calice del proprio vino in cantina rispetto al farlo a casa, una volta tornati da un viaggio. L’intuizione ha fatto proseliti e c’è chi ha capito che per regioni come la Campania o la Puglia l’enoturismo può rappresentare una leva economica importantissima, anche per frenare la fuga di giovani dai piccoli centri.
Tra chi ha intravisto il potenziale (e ora reale) fatturato di questo segmento del mercato c’è il senatore Dario Stèfano, che ha lavorato per far approvare la legge che disciplina l’enoturismo, cioè quel modo di viaggiare che include esperienze e degustazioni legate al mondo del vino e ai suoi luoghi di produzione. Dopo mesi di stop siamo tornati a viaggiare, ma in molte regioni manca l’ultimo miglio: quello della ricezione della legge. Questa carenza politica e burocratica fa sì che ancora oggi, in molti luoghi d’Italia, le degustazioni in cantina siano ancora eventi privi di normative chiare, che con il Covid diventano più necessarie che mai.
La cooperativa La Guardiense di Guardia Sanframondi (Be) ha voluto accendere i riflettori sul tema con un convegno La viticoltura come strumento di sviluppo: ricerca, innovazione ed enoturismo, organizzato in occasione del lancio del progetto speciale Janare, con la degustazione dei vini della Linea Cru del Sannio. «Ci piace l’idea di essere da collettore tra i diversi attori di quest’area particolarmente felice per la viticoltura – ha spiegato il presidente de La Guardiense Domizio Pigna – e accendere i riflettori su temi cari allo sviluppo di questa terra, ovvero il legame inscindibile tra mondo enoico e territorio in ottica di sviluppo e rilancio».
Tra gli interventi, tutti di grande peso, spiccano le parole del ministro alle Politiche Agroalimentari Stefano Patuanelli. «La vite rappresenta il miglior biglietto da visita per le comunità che vivono in questi luoghi – ha detto nel suo videomessaggio – un paesaggio di persone, tradizioni e storia dove lo spirito cooperativo ha unito le virtù individuali con quelle collettive. Territori che pur se ancorati alle tradizioni locali spesso sono capaci di anticipare le tendenze e riescono a unire la visione del futuro al fare del presente. […]L’innovazione è l’unica possibilità che abbiamo per coniugare tradizione, eccellenza, ambiente e cultura per lo sviluppo dell’agricoltura del futuro. Su questo terreno si declinano la transizione ecologica e quella digitale».
Presente anche il senatore Stèfano, che per l’occasione ha snocciolato qualche numero. Il turismo del vino in Italia vale 3,5 miliardi con una prospettiva di crescita del + 3,6%. In 25 anni l’enoturismo ha raggiunto il 13% dei turisti del nostro Paese con una degustazione di prodotti enologici; l’8,6 % ha comprato prodotti locali. Nel 2021 il 71% di turisti in Italia ha affermato che le esperienze legate all’enogastronomia sono un motore importante per mettersi in viaggio. Ma ci sono ancora alcuni passi da fare per compiere davvero il destino enoturistico di questo Paese. Ecco la road map da seguire secondo il senatore.
Regioni: cosa c’è da fare
Il primo ostacolo da superare è il ritardo nel recepire la legge nazionale da parte delle regioni. Se la prima a far sua la disciplina è stata la Toscana, ce ne sono altre come la Puglia che tengono in ostaggio centinaia di cantine con ritardi politici e burocratici nell’attuazione. «C’è la necessità che le regioni prendano atto della legge nazionale, che disciplina in maniera organica un’attività – come quella enoturistica – che ha potenzialità enormi. La legge indica standard di natura sanitaria e fiscale. Poi alle regioni spetterà anche l’onere del controllo degli standard di sicurezza, presenti nel decreto attuativo, di queste aziende», ha spiegato Stefàno.
«Spero che tutte le regioni riescano a recepire la legge entro la fine del 2022. Lo hanno già fatto cinque regioni. Qualcuna è in itinere. È necessaria un’azione di moral suasion, dato che l’offerta enoturistica può interpretare meglio di altre l’idea di ripartenza. Infatti, questo particolare modo di viaggiare permette di praticare attività in spazi ampi, con distanziamenti e procedure più compatibili con il quadro sanitario attuale».
I produttori
Una volta resa legge regionale, la disciplina enoturistica va attuata nelle cantine. «Agli imprenditori non resta da fare null’altro di una semplice SCIA, un’istanza di inizio attività». La legge stessa disciplina i requisiti necessari per svolgere iniziative enoturistiche. Il resto è immaginazione e marketing.
Formazione
«Gli imprenditori ci chiedono sempre più personale qualificato. Per noi camerieri, barman, operatori dell’accoglienza in cantina devono essere preparati, che significa avere una ampia e radicata conoscenza del territorio, sapere quali vini e quali oli quel territorio propone, quali identità gastronomiche lo animano. E dobbiamo farlo magari parlando qualche lingua straniera oltre al dialetto, che può essere simpatico la prima volta, ma quando arrivano enoturisti di qualità, c’è la necessità di sapere qualcosa di più e di comunicarlo in un linguaggio appropriato». Per questo Stefàno propone che vengano riviste le materie d’insegnamento negli istituti tecnici, professionali e alberghieri, inserendo anche un modulo di Storia e cultura del vino nelle scuole.
Chi è l’enoturista del 2022
Da turista a enoturista, sempre più attento alle storie legate al territorio in esplorazione e a chi lo racconta. «È una persona che vive il turismo in una dimensione moderna, in un’accezione sensoriale. Vuole vivere delle emozioni, delle identità, che vuole scoprire un territorio e raccontarlo ad altri. Diventa ambasciatore di quel territorio perché, tornando a casa, se ha vissuto una bella esperienza, la racconta anche agli altri e fa da motore di conoscenza assoluta».
Sostenibilità in cantina
Come dimostrano i recenti passi avanti compiuti dalle aziende enoiche del nostro Paese, la sostenibilità avrà un ruolo sempre più importante nel dialogo enoturistico con il territorio. E l’enoturista farà sempre più attenzione a quanto è green l’azienda presso cui vivrà la sua esperienza. «La sostenibilità è anche uno di quegli elementi su cui si può configurare un impegno che metta insieme i tanti strumenti che abbiamo davanti: il Pnrr, la nuova Pac, l’Ocm vino… Sono tutti elementi che vanno tenuti insieme in un disegno che traguardi l’innovazione, la digitalizzazione e la sostenibilità».
Prospettive per il futuro
Ci sono percentuali di crescita esplosive per l’enoturismo. «Il tema è che non bisogna tradire queste promesse. In un momento di globalizzazione come quello che viviamo, in cui una persona può raggiungere mete lontanissime con poche centinaia di euro, con voli low cost, diventa importante sapersi proporre e saper convincere».