Dovere moraleL’Europa accolga i profughi afghani anche senza unanimità, dice Paolo Gentiloni

Il commissario europeo per gli Affari economici al Meeting di Rimini fa il punto sulla crisi in Afghanistan, sul Green pass e sul Pnrr: «Io farò di tutto perché si tragga almeno questa lezione: serve una difesa europea»

LaPresse

«Cara Europa, ora niente alibi». Paolo Gentiloni, il commissario europeo per gli Affari economici, lancia dal al Meeting di Rimini. Un vibrato appello alla assunzione di responsabilità e decisione da parte dell’Unione, racconta Repubblica.

E sui corridoi umanitari e quote legali di profughi afghani da accogliere, ricorda: «Si può decidere a maggioranza. Orban non sarà d’accordo, altri non saranno d’accordo. Ma queste sono le norme, si può fare e non possiamo tirarci indietro».

Sulla debacle dell’America, spiega Gentiloni, bisogna trarre tutte le conseguenze. Come la necessità di una difesa europea. «Io farò di tutto perché dalla crisi in Afghanistan si tragga almeno questa lezione: serve una difesa europea. Mi verrebbe da dire, se non ora quando».

E sulle divisioni nell’Unione, come dimostra l’esternazione del premier sloveno Janez Jansa, che ha detto: «Non ci saranno corridoi umanitari: non saremo noi a pagare per i profughi afghani», Gentiloni risponde secco: «Ma lui è leader di uno dei 27 paesi membri, non ha alcun potere decisionale di alcun tipo».

Non  solo la resa di America e Europa a Kabul. Gentiloni parla di Pnrr, di vaccini, della sicurezza nei luoghi di lavoro e di riforme da portare a compimento. Condivide, seppur bocciando alcuni toni  la posizione espressa dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi. «Io sono d’accordo con il Green Pass sui luoghi di lavoro, è un contributo alla difesa di tutti coloro che vivono e operano nelle aziende».

Cosi come, sull’altro fronte delle penalità per chi delocalizza, «penso che avanzare dubbi sul tema della delocalizzazione in questi termini è più che legittimo. Noi dobbiamo attrarre investimenti in Italia. Non tanto congelare ciò che esiste qui e ora», argomenta il commissario europeo. Ma aggiunge, sposando anche le posizioni di Orlando e del governo: „Chiaro che non sia ammissibile il licenziamento via Whatsapp. Si tratta di un modo feudale di considerare il lavoro e i rapporti con i lavoratori».

In merito al Piano e ai fondi europei, Gentiloni avverte: «Da qui alla fine dell’anno ci sono 25 obiettivi, 2-3 importanti riforme da approvare in Parlamento: è tanta roba! Quindi, anche se questa sfida dovrebbe essere di tutti, a mio avviso non ce l’abbiamo ancora chiara: il dibattito italiano mi sembra non tenga conto della straordinarietà di questa occasione e – scandisce – del rischio di fallirla».

Gentiloni ricostruisce la road map dei fondi in arrivo dal Recovery. Ricorda di aver erogato «i primi 26 miliardi: un prefinanziamento che riguardava un programma e non i risultati ottenuti, mentre i prossimi finanziamenti saranno decisi su risultati che saranno scanditi da tempio e obiettivi». Confessa insomma di trovarsi «in una delle posizioni meno invidiabili che si possano avere».

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