Camelot srlCosa prevede lo statuto della nuova società benefit di Davide Casaleggio

L’imprenditore milanese chiude il capitolo Movimento Cinque Stelle e lancia la sua nuova creatura ispirata «agli ideali utopistici del padre». Tra gli obiettivi fumosi della nuova azienda quello principale è di portare avanti «lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un innovativo sistema di sistemi (sic) di votazione e partecipazione digitale»

LaPresse - Daniele Leone

La rottura adesso è definitiva. Davide Casaleggio chiude il capitolo politico con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e si mette di nuovo in gioco con una nuova creatura che al suo interno contiene “gli ideali utopistici del padre”.

Non si tratta di un nuovo partito, perché per portare avanti le idee del Movimento che fu, Casaleggio sceglie un nuova azienda. Una “società benefit”, per l’esattezza. Il suo nome è Camelot ed è stata fondata il 19 luglio, un mese dopo il divorzio definitivo tra Casaleggio e il Movimento.

Nello statuto della sua nuova srl che la Stampa ha potuto consultare, Casaleggio scrive: «Il nostro principale dovere fiduciario è nei confronti dell’umanità».

L’obiettivo è sempre lo stesso: portare avanti la democrazia diretta attraverso lo sviluppo piattaforma specifica. Per questo la Camelot sarà destinata a rottamare definitivamente  Rousseau, il software che faceva da anello di congiunzione tra gli iscritti e il Movimento.

Tra gli obiettivi della nuova creatura, infatti, c’è quello di portare avanti «lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un innovativo sistema di sistemi (sic) di votazione e partecipazione digitale».

I protagonisti, oltre a Casaleggio (che possiede l’85%), sarà il ì braccio destro Enrica Sabatini (10 per cento) e Cristian Laurini (5 per cento), responsabile tecnico della piattaforma Rousseau.

Non solo democrazia diretta, però. Perché il fine della nuova azienda sarà anche quello di «abilitare le persone ad esprimere a pieno le proprie potenzialità, connettendo i temi di interesse delle comunità alle competenze dei singoli e amplificando la propria capacità di azione».

Oltre a questo, e al punto che si propone di abilitare le persone a esprimere le proprie potenzialità, tra gli scopi di beneficio comune lo statuto elenca anche il «contribuire alla trasformazione dello strumento della delega in una partecipazione attiva, consapevole, efficace e trasparente tramite la creazione di un ecosistema digitale in cui le persone, organizzandosi e amplificando l’influenza del singolo, possano essere parte attiva della comunità ed esercitare il diritto di azione sui temi che ritengono più importanti», e «agire come riferimento a livello internazionale nella promozione della cultura della partecipazione, ingaggiando individui, movimenti, associazioni e organizzazioni attraverso un modello trasparente nei processi, efficace nel funzionamento, affidabile e completo nella rendicontazione dei risultati per far sviluppare il pieno potenziale delle comunità». Resta da vedere chi nel mondo possa essere interessato.

Concetti fumosi e utopistici, paragonabili più a quelli di un’organizzazione no profit che ai principi su cui si fonda l’azione di un’impresa privata. La Camelot srl, infatti, sarà una “società benefit”: un modo di fare impresa previsto dalla legge numero 208 del 2015, secondo cui oltre  allo  scopo  di dividerne gli utili questo genere di società  perseguono una o  più  finalità’  di  beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente.

In sostanza, l’imprenditore milanese ha creato il potenziale contenitore delle sue (eventuali) attività politiche. Riuscirà nell’impresa, per la seconda volta?