Estate classista, estate infame, estate che per il correttore è “esteta”, “estinta”, “è stata”, tornerà un altro inverno, e meno male. Ha ragione il correttore? Chi corregge il correttore? Un altro anno dove mi chiedo come sia possibile che non esistano le ferie per i genitori, parlo di ferie pagate dall’INPS, che qua a meno che si abbia la possibilità di dare vitto e alloggio e denaro alla tata le ferie parentali non esistono, e noi sappiamo quanto il concetto di “ferie pagate, ma anche gratis, purché ferie” sia fondante per questa nazione. Meno congedi e più ferie parentali, ascoltate una scema.
Prima di partire, come al solito mi sono andata a leggere le questioni su “vacanze senza figli: sogno o incubo?”, che è un po’ l’eterno ritorno dell’uguale, tipo i bambini al ristorante. Stando alle cronache immaginarie dei mitomani social, i genitori sono tutti servi muti e i poveri avventori vogliono prendere a calci le creature in pizzeria, anche se sarebbe un filo meno penale dire alle madri e ai padri dei piccoli criminali «fateli smettere o mi pagate il conto». Follow the money, ascoltate di nuovo una scema.
Qui si fa spazio un grande sospetto e un grande mistero delle mamme di Instagram: fanno tutorial su tutto, e quando dico tutto dico anche tutorial sul gambo di prezzemolo, ma mai uno sui bambini al ristorante. Un caso? Non vanno al ristorante? Li mollano lì con l’iPad e sia mai che vengano scoperte, cosa che comporterebbe l’espulsione a vita dalla corsa a madre dell’anno (perché ricordiamolo, la madre dell’anno ha solo giochi di legno)? Io dico sì, ma si sa che sono sempre in malafede. E quanto prendono fuoco bene i giochi di legno.
Sui genitori in vacanza possiamo disegnare tre correnti: quelli del family hotel con baby club, quelli della tata anche in vacanza, e gli infelici che si arrangiano. Non rappresentativi i genitori che vanno in vacanza lasciando i figli a nonni e governanti, è come parlare dell’1% della popolazione, della patrimoniale, di corredi Loro Piana; va bene solo per leggere i commenti a Ferragni, che sono sempre gli stessi: ma non ti vergogni? Ma allora non allatti più? Anche se avessi i tuoi soldi i miei figli non li abbandonerei mai, meglio le braccia di mamma in povertà che la solitudine in ricchezza, poveri bambini – poveri bambini che fanno il bagno in piscine piene di soldi, sono certa che supereranno il trauma di un abbandono che dura 7 giorni. Leoni per Agnelli, ma nel senso dell’Avvocato.
Quelli del family hotel sono solitamente coloro che, pur di non ammettere che i figli rendono la vacanza un lavoro, teorizzano che lo fanno per i figli, che lì almeno si divertono, che dopo questo anno tremendo se lo meritano, poveri figli.
Il preferito pare essere un family hotel omonimo di quello che non voleva il green pass, e per settimane sono rimasta convinta fosse lo stesso: i miei sogni proletari erano popolati dalla borghesia milanese che pur di non rompersi i coglioni con i figli era disposta a rischiare la variante. Ovviamente non è così, solo un caso di omonimia e un’altra sceneggiatura buttata, niente David di Donatello anche quest’anno, peccato.
Quelli della tata anche in vacanza di solito non hanno la benché minima idea di come si gestisca, è tutto un: ma come è possibile che debba darle il giorno libero? Cos’è l’indennità di trasferta? Apparecchiare la tavola è considerato straordinario? Perché mio figlio chiama “mamma” la “tata”? La risposta standard, che è la risposta standard a tutto lo scibile umano, che è la formula per evitare le cose difficili, è: se la mamma è serena, anche il bambino è sereno. Pago, pretendo, chiamatela pure mamma, ma fatemi dormire.
E poi ci siamo noi, ancelle del bambinato, vittime della maternità intensiva con i padri in ostaggio, i padri che si inventano zoom con i clienti cinesi dalla battigia, i padri che sono in ferie e per carità, vedrai che quei braccioli si gonfieranno da soli. Meno male che l’inverno sta arrivando.