Bentrovati con la seconda e ultima parte (qui la prima) del glossario genitoriale per fare bella figura in città, al mare e pure in montagna. Maneggiate con cura. Non ringraziatemi.
Nonni: plurale di brigata antagonista. Grandi protagonisti delle cronache familiari, sono spesso al centro della battaglia infame contro suocere e suoceri. Basta che diano alla creatura un biscotto industriale che puff, cancellati, i bambini li vedrete solo a Natale. Ovviamente tutto questo a meno che non servano per andare a ritirare le creature a scuola; in tal caso è consentito mangiare pure l’intera fabbrica di merendine. Bonus Freud da 100 punti: «È sempre colpa di tua madre». Festeggiati dai più il 25 Aprile, che qua chi non ce l’ha avuto un nonno partigiano. A parte me.
Osteopata: lavoro che non ha bisogno di asterischi, grazie scienza. Con grande giubilo nel regno, dopo anni di battaglie, quello dell’osteopata è diventato un lavoro vero, mica pensiero magico come abbiamo pensato finora. Credo anche che, perlomeno a Milano, ci sia qualcosa come due osteopati per abitante. Sono nate prima le coliche o l’osteopatia? Ma perché alla “C” non ho messo “coliche”?
Papà: sostantivo maschile, ma aspettiamo le nuove emoticon per conferma o smentita. Un po’ vittime e un po’ carnefici, un po’ pirati e un po’ signori, passano la vita a espiare la colpa primigenia: non partoriscono. So che è un tema divisivo, anche se non ho capito bene in che modo possa esserlo, ma i neopadri al massimo portano il prosciutto crudo in ospedale. Sono vittime di costante maternal gatekeeping – traduzione: «Lascia stare, faccio io che faccio prima» –, e infatti i punti papà non esistono: prima partorite, poi vediamo. Spiace.
QI: acronimo di: signore e signori, finalmente una generazione di bambini plusdotati, siamo in ottime mani. Non ho ben capito perché, ma è pieno di piccoli Ronan Farrow. Ammetto di essermi autoconvinta che mio figlio sia apc senza ovviamente nessuna base scientifica, ma mi sembra sufficiente che sia sensibile ai rumori.
Attenzione alla mitomania e ai genitori che, come me, si sono autosuggestionati circa la plusdotazione del bambino solo per giustificarne la maleducazione. Punti mamma: E = mc2
Regalo alle maestre: correlativo oggettivo. Ogni anno meriggia pallido e assorto, puntuale come la morte, la fame e la sete, il messaggio in chat dei rappresentanti di classe: «Buongiornissimo, caffè, regalino alle maestre, idee?!?». Le maestre non lo vogliono il nostro regalo, le maestre ci odiano, forse odiano pure i nostri figli, e poi dove le mettono tutte queste pigotte solidali. Me le immagino le loro case, piene di foto ricordo con cui giocano a freccette mirando alla testa dei nostri figli. Punti mamma: 100 punti se ti togli dalla chat.
Svezzamento: nome comune di movimento d’avanguardia. Allora, se non fai autosvezzamento pare che arrivi la polizia e ti arresti. Se lo fai prima del compimento dei sei mesi del bambino idem. Se non sai a memoria “Il mio bambino non mi mangia” di Gonzales pure. Pur di non preparare il brodo ad agosto mi sono detta «lo faccio anch’io», e gli davo la pastasciutta. Frullata. Ingenua. Ecco sappiate che non vale. Prima fate il corso di disostruzione pediatrica (50 punti mamma), poi capite cos’è il riflesso di estrusione (50 punti mamma) e alla fine date lo stinco alla creatura. Autosvezzamento: 100 punti mamma solo se il latte materno rimane l’alimento principale almeno fino all’anno di età, se no si dimezzano e ti fai pure un turno in prigione, che se no son bravi tutti.
Tata: sinonimo, ma pure contrario, di “mamma”. Se tuo figlio chiama “mamma” la tata, sarà pure un lapsus, ma, spiace, perdi tutti i punti guadagnati finora.
Urlano: tempo presente, ma pure infinito. Urlano. Tutti. Sempre. Basta.
Vbac: acronimo di operazione coraggiosissima, Vaginal Birth After Cesarean, che mi sento male al solo pensiero. Ogni tanto penso a Wanda Nara che ha fatto 5 cesarei che poverina è a meno un milione di punti. Ve lo dico, il Vbac sono 10.000 punti mamma, giustamente a riparazione del disonore del precedente cesareo.
Zequila, Antonio: nome proprio di modello aspirazionale. Nel celeberrimo scontro con Adriano Pappalardo, Antonio Zequila gridò quello che sarebbe diventato Zeitgeist, Benchmark e pure Weltanschauung: «Non ti permettere di nominare mia madre, MAI PIÙ». (da apprezzare anche Rocco Casalino che annuisce sullo sfondo, bravissimo). Punti mamma per Zequila: incalcolabili.