Neppure in Italia, tra i Paesi europei più ricchi di habitat, specie di flora e fauna e con i più alti tassi di specie esclusive del proprio territorio, la biodiversità gode di ottima salute.
Lo attesta l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra), che ha raccolto i risultati delle tre rendicontazioni trasmesse dal nostro Paese alla Commissione europea nel 2019 nell’ambito delle Direttive Habitat e Uccelli per il periodo 2013-2018 e del Regolamento Ue 1143/2014 sulle specie esotiche invasive per il periodo 2016-2018.
«Per la prima volta – ha specificato Ispra – vengono presentati insieme i risultati di questi tre report, che complessivamente permettono di avere un quadro dello stato di conservazione e dei trend delle specie e degli habitat tutelati a livello comunitario, sia in ambito terrestre che marino, e delle minacce derivanti dalle specie esotiche invasive».
In base ai dati emersi dal documento pubblicato il 3 agosto, a compromettere la salute di 336 specie di uccelli, 349 specie animali e vegetali e 132 habitat presenti nel nostro territorio e nei nostri mari sono soprattutto consumo di suolo, forte pressione antropica ed elevata densità demografica.
Se guardiamo nello specifico all’ambito terrestre, tra le pressioni più impattanti l’agricoltura è la principale, seguita dallo sviluppo delle infrastrutture. In ambito marino, invece, le minacce maggiori derivano dalle catture accidentali e dalle attività di prelievo, ma anche da inquinamento, trasporti marittimi e costruzione di infrastrutture.
«Seppur tutelati ormai da decenni, sono in stato di conservazione sfavorevole il 54% della flora e il 53% della fauna terrestre, il 22% delle specie marine e l’89% degli habitat terrestri, mentre gli habitat marini mostrano status favorevole nel 63% dei casi e sconosciuto nel restante 37%», si legge nel rapporto.
I dati riguardo all’avifauna segnalano che nonostante il 47% delle specie nidificanti presenti un incremento di popolazione o una stabilità demografica, il 23% delle specie risulta in decremento e il 37% è stato inserito nelle principali categorie di rischio di estinzione. «Inoltre – continua il report – il 35% delle specie esotiche invasive individuate come le più pericolose a scala europea presenti in Italia non è stato ancora oggetto di alcun intervento gestionale finalizzato al contrasto».
I risultati, spiega Ispra, fanno emergere l’urgente necessità di un maggiore impegno nella conservazione e gestione di specie e habitat in Italia, anche in riferimento agli obiettivi della nuova Strategia Europea sulla Biodiversità per il 2030. «È anche essenziale – ha specificato l’Istituto in una nota – rafforzare gli sforzi di monitoraggio, perché le norme comunitarie impongono un salto di qualità nei dati che dovranno essere trasmessi nei prossimi anni».