Cinquecentomila firme per salvare il Mar Menor, la più grande laguna di acqua salata d’Europa, dall’inquinamento riconoscendogli personalità giuridica e tutelandolo in tribunale.
Questo è l’audace (e originale) obiettivo dei cittadini della regione spagnola della Murcia, pronti a tutto pur di salvare l’area naturale in pericolo.
La petizione popolare dovrà essere presentata al Parlamento spagnolo che, dopo averla esaminata, darà il suo assenso o meno a quanto richiesto. Ma prima c’è un ostacolo da superare. Al momento sono state raccolte 224mila firme e le altre dovranno essere ottenute prima della fine di ottobre, pandemia permettendo. Non sono riconosciute le firme digitali e le restrizioni anti-Covid sulla libertà di movimento hanno complicato, di molto, il lavoro del comitato promotore. Una nuova ondata potrebbe, dunque, mettere la pietra tombale sul progetto.
Una sottile striscia di terra lunga 22 chilometri e larga tra i 100 e gli 800 metri separa il Mar Mediterraneo dal Mar Menor, che è protetto dalla convenzione di Barcellona e da quella di Ramsar ed è circondato da due Parchi regionali. Le particolari condizioni climatiche hanno favorito l’accumulo, nel corso dei secoli, di fanghi benefici dalle numerose proprietà terapeutiche e considerati alla stregua di un elisir di benessere.
A partire dagli anni Sessanta l’area è stata soggetta a un processo di progressiva urbanizzazione e alla crescita delle attività turistiche che hanno aumentato enormemente la pressione sui suoi ecosistemi. La realizzazione di una serie di progetti infrastrutturali, come la costruzione di un porto sportivo nel 1970 e il dragaggio del canale Estacio nel 1973 per consentire a barche più grandi di raggiungere la laguna, hanno avuto effetti nefasti.
Nell’ottobre del 2019 gli abitanti della sponda settentrionale del Mar Menor sono stati spettatori di uno scenario da incubo. Migliaia di pesci morti (o morenti) giacevano sulla battigia dopo aver cercato di sfuggire all’anossia, la mancanza di ossigeno che ha ucciso questo ecosistema.
Si è trattato, secondo alcuni, del peggior disastro ambientale mai avvenuto in Europa e il peggio non è stato visibile dall’occhio umano: un numero incalcolabile di pesci privi di vita giaceva, infatti, sul fondo della laguna.
La strage era stata causata dalle inondazioni che avevano colpito la regione circostante e che si erano poi riversate trascinando con loro tonnellate di ammonio, nitrati e fosfati altamente inquinanti.
Il problema è che il Mar Menor è soggetto da decenni all’eutrofizzazione, una crescita incontrollata di alghe provocata da agenti inquinanti in grado di provocare gravi danni.
Il giudice Ángel Garrote supervisiona i procedimenti, iniziati nel 2017, che dovranno attribuire la responsabilità penale per l’inquinamento del Mar Menor. Quarantadue aziende agricole, una serie di individui e i gestori di un campo da golf potrebbero essere chiamati a rispondere dell’uso illegale di impianti di desalinizzazione che hanno pompato acqua nociva per la vita marina del Mar Menor. L’indagine, che prosegue da ormai quattro anni, potrebbe presto subire un’accelerazione e, una volta conclusa, anche grazie alle testimonianze dei soggetti coinvolti, sarà possibile attribuire responsabilità più specifiche per il danno ambientale provocato.
La laguna non è un’eccezione in Europa e rappresenta uno degli esempi più evidenti della difformità esistente tra le politiche agricole e ambientali promosse dall’Unione europea.
L’agricoltura intensiva è una chiara minaccia alla sostenibilità dei fiumi e degli ecosistemi acquatici. La Politica agricola comune (Pac) è stata criticata per la sua incapacità nel favorire la transizione verso un’agricoltura più sostenibile e ci sono alcune proposte legislative comunitarie per allinearla allo European Green Deal e alla Direttiva quadro sulle acque adottata nel 2000.
La Commissione europea ha aperto procedimenti per la violazione della Direttiva Nitrati contro un terzo degli Stati membri e in alcuni casi, come quelli che riguardano Germania e Grecia, queste controversie sono finite di fronte alla Corte di Giustizia della Comunità europea.
Il Ministero per la Transizione ecologica spagnolo ha recentemente annunciato un Piano per la protezione della costa del Mar Menor.
Si tratta di un mezzo importante per identificare le problematiche di questo tratto costiero ed enucleare le misure per la sua protezione e recupero. L’obiettivo primario è quello di migliorare la situazione tenendo conto delle condizioni del territorio. Tra le azioni più importanti da intraprendere ci sono il riesame e anche la ridefinizione del demanio terrestre e il recupero delle occupazioni abusive.
I cambiamenti e la variabilità climatica possono mettere a rischio la resilienza della costa, che va potenziata mentre le misure di gestione vanno integrate. Solamente il futuro potrà dire se questa iniziativa sarà efficace.