Milano nel palloneDiscutere di cultura del calcio nella città del calcio

La prima edizione del Campo Aperto Festival, alla Fabbrica del Vapore in via Procaccini dal 30 settembre al 4 ottobre, vuole andare alla ricerca di sfumature differenti di narrazione sportiva, spiegandoci che il calcio è anzitutto un tema culturale

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Cinque giorni di pallone e tanto altro nel cuore di Milano, alla Fabbrica del Vapore in via Procaccini, a due passi dal Monumentale. La prima edizione del Campo Aperto Festival connette il calcio al resto del mondo attraverso cinque parole chiave (Futuro, Cultura, Società, Emancipazione, Identità) che gli organizzatori promettono di declinare in maniera allettante e originale, lontana dallo storytelling un po’ di maniera che si fa quando si cerca di raccontare lo sport in maniera “alternativa”. La parola chiave è però la seconda, “Aperto”: si tratta di un evento in presenza, con le sedie, il palco, i microfoni, il pubblico, un’occasione di realtà e condivisione concreta di una passione che a Milano brucia più di altrove.

Stefano Marrone (coordinatore del blog The Pitch, tra gli organizzatori dell’evento), iniziamo dalle cose più concrete: dove, quando, quanto?
Dal 30 settembre al 4 ottobre, alla Fabbrica del Vapore, presso la Sala delle Colonne e il Lotto 10, con il patrocinio del Municipio 8 del Comune di Milano. Il pass per assistere a tutte e cinque le giornate di incontri e dibattiti costa 25 euro, altrimenti quello giornaliero va dai 5 ai 7 euro. Per entrare è obbligatorio il Green Pass. Si parte giovedì 30 con un ricordo di Gianni Mura, con ospiti che vanno da Bruno Pizzul a Milly Moratti, e si prosegue con un dibattito a due voci con Lele Adani e Carlo Pizzigoni. La Libreria Gogol & Company ci accompagnerà in questi cinque giorni con un’accurata selezione di libri a tema sportivo, e in più – visto che nel weekend non ci sono solamente le elezioni, ma si gioca anche il campionato – daremo anche la possibilità di vedere le partite.

Il vostro è un programma ambizioso, almeno nei temi.
Ogni giornata sarà dedicata a uno dei cinque temi in locandina. Si parte dal Futuro, giovedì 30. Si prosegue con la Cultura, venerdì 1° ottobre, con tutti i possibili incroci tra sport e arte, musica, letteratura, nuovi media. Sabato 2 ottobre indagheremo tutte le inevitabili connessioni tra il calcio e la politica, la società e tutto ciò che l’ha reso lo sport “popolare” per eccellenza. Domenica 3 ottobre ci dedicheremo all’Emancipazione, con un occhio di riguardo al passato e al presente del calcio femminile. Lunedì 4 ottobre, infine, parleremo di Identità e di tutte quelle realtà grandi e piccole, spesso anche non riconosciute, che grazie al calcio stanno trovando piena legittimità internazionale. Il programma completo è disponibile sulle nostre pagine Instagram e Facebook.

Chi c’è “dietro” questo festival?
Un’anima molto forte è quella di Gianmarco Duina di Altropallone, una onlus che usa lo sport – soprattutto il calcio – per occuparsi di cooperazione, soprattutto in Africa, e diffondere parole di valore: integrazione, pari opportunità, lotta a ogni discriminazione. Il concept dell’intero evento è abbastanza chiaro: andare alla ricerca di sfumature differenti riguardo alla narrazione sportiva corrente, per veicolare un messaggio un po’ diverso da quello mainstream. Un’altra anima è quella di Francesco Zema di Calci – Comunità resilienti, un progetto che si occupa del calcio come identità, con una particolare attenzione per i territori non riconosciuti. E poi ci siamo noi di The Pitch, sempre attenti a tutto ciò che è sport oltre il terreno di gioco, nei suoi aspetti culturali, etici e politici.

Abbiamo già ripetuto abbastanza la parola “cultura”. Fissiamo il concetto: perché il calcio è cultura?
Perché è una scienza della vita, un modo per analizzare la vita e l’essere umano. Come sei in campo – dicono tanti uomini di calcio – così sei nella vita. E la cultura ci riporta all’arte: del resto il calcio è un soggetto letterario meraviglioso, con tanti elementi che hanno ispirato fior di artisti (pittori, scultori, illustratori) e musicisti.

Oggi in Italia gli appassionati di calcio sembrano divisi in due gruppi contrapposti: chi segue una comunicazione ancora “vecchia maniera” bolla gli altri come radical chic e snob, e viceversa anche da parte delle nuove leve c’è il rischio di una radicalizzazione della diatriba. Voi cosa fate per evitare questo rischio?
Certamente non abbiamo alcuna intenzione di essere né apparire radical chic, a cominciare dal prezzo dei biglietti che è del tutto popolare. Naturalmente un piccolo rischio di bearci nella nostra “nicchia” c’è, ma non ci poniamo come paria e anzi il nostro obiettivo è rivolgerci al pubblico più ampio possibile. Nella lista completa degli ospiti e del programma, che potete consultare anche sulle nostre pagine Instagram e Facebook, ci sono personaggi del tutto trasversali come Bruno Pizzul, Lele Adani, Angelo Carotenuto. La parola d’ordine è qualità, e quando c’è qualità non si può mai essere elitari o respingenti.

(Nel suo piccolo, tra gli ospiti della rassegna ci sarà anche il sottoscritto, ospite venerdì 1° ottobre alle 19 insieme a Lorenzo Longhi, Paolo Carelli e Dario Ricci. Parleremo del linguaggio del calcio e di come si dovrà adattare (e si sta già adattando) al pubblico dei nuovi media.)

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