Il popolo no vaxSi vota in Canada, anteprima di ciò che potrà accadere in Italia

Trudeau ha riportato il paese alle urne convinto di avere un grande consenso, ma la campagna elettorale sta andando in modo imprevisto, e i Conservatori di Erin O’Toole sono in ripresa

Sean Kilpatrick

Lunedì 20 settembre i canadesi sono chiamati al voto, e la campagna elettorale nel paese dell’acero è un’anteprima di quello che potrà essere la nostra, quando verrà il momento. 

Le elezioni anticipate in Canada sono una scelta dell’attuale primo ministro, Justin Trudeau.

Aveva vinto le elezioni federali del 2015, portando i liberal da uno dei risultati più deludenti della loro storia nella precedente tornata elettorale, con solo 36 seggi in Parlamento, sino a 184, maggioranza assoluta. 

Quattro anni dopo, terminata la legislatura, Trudeau ha vinto nuovamente le elezioni, ma senza arrivare alla maggioranza assoluta: solo 157 i seggi vinti, 13 in meno dei necessari. 

Dopo due anni, caratterizzati dalla pandemia, Trudeau ha deciso quindi per le elezioni anticipate, forte della grande accelerazione della campagna vaccinale e di un buon consenso sia personale, sia per il suo partito.  

Le prime due settimane (saranno 36 in tutto i giorni di campagna elettorale, il periodo più breve possibile) sono state però negative per il Primo Ministro: i sondaggi indicano che i conservatori sono in forte rimonta, e da un 10% di vittoria elettorale ora non sono lontani dal 40%. 

Ricordiamo che il sistema canadese non è bipartitico e nemmeno bipolare. I partiti con un buon consenso nel paese sono sei: i Liberal (sostanzialmente il nostro Partito Democratico), i Conservatori, il New Democratic Party (a sinistra dei Liberal), i Verdi, il Bloc Quebecois (costantemente in bilico tra indipendentismo ed autonomia), i populisti del People’s Party, partito fondato da un ex ministro del Governo Harper.  

Quelli con una reale chance di vincere le elezioni sono… due e mezzo. 

Sono favoriti i Liberal di Trudeau ed i Conservatori di Erin O’Toole, ma ha un reale e forte consenso diffuso anche l’NDP di Jagmeet Singh. 

Ad oggi nei sondaggi “nazionali” l’esito previsto è tra i 121 ed i 169 seggi per i Liberal (quindi comunque sotto la fatidica soglia di 170 necessaria per la maggioranza assoluta), tra i 110 ed i 150 per i Conservatori, solo tra i 27 ed i 53 per l’NDP. 

Nel voto popolare, invece, già inutilmente vinto dai Conservatori nel 2019, il centrodestra è ora al 33,8%, i Liberal inseguono al 31,2% e l’NDP – in crescita – si avvicina ormai al 21%. 

Il sistema a collegi uninominali rende irrilevanti i tanti voti di vantaggio che hanno i Conservatori nei collegi dell’ovest, specialmente in Alberta e nelle Prairies, e danneggia l’NDP, che eleggerà i suoi parlamentari quasi esclusivamente in British Columbia ed in Ontario.

La “tempesta perfetta” che potrebbe rovinare i piani di Trudeau, rendendo le sue elezioni anticipate un autogol clamoroso, è la tenaglia che si sta saldando tra gruppi di “no vax”, “no green pass” e “no restrizioni”, e dati economici che sono molto meno brillanti rispetto alle attese. 

Partiamo dal primo punto: essendo uno Stato federale con Province dotate di larga autonomia, non esiste un’unica strategia canadese per fermare il virus. Si va dalla “Atlantic bubble”, con le Province atlantiche che sostanzialmente hanno adottato una politica covidzero, alle ben più popolose, sviluppate ed industriali Province come Quebec ed Ontario che hanno scelto un modello molto simile a quello europeo (convivere con il virus, con lockdown quando ritenuto indispensabile) sino alle pianure ed all’ovest, colpiti poco dal Covid-19 e sottoposti a poche restrizioni. 

Detto questo, c’è una certa stanchezza – comune a tutto l’Occidente – e a prendersi le colpe è soprattutto il Governo centrale. 

Non bisogna sopravvalutare i “comizi” nelle campagne elettorali canadesi (niente di simile alle nostre piazze, generalmente sono gruppi di poche decine di persone) ma ogni volta qualche disturbatore “no tutto” si presenta, tanto è vero che Trudeau sta cancellando diversi appuntamenti elettorali. Quanto all’economia, i dati di Statistics Canada usciti il 31 agosto rivelano un -1,1% su base annuale nel secondo trimestre, e certo non aiutano la popolarità del Governo uscente. 

Inoltre, i conservatori stanno capitalizzando il consenso di chi pensa che non ci fosse alcun motivo di tornare al voto, sia perché il virus è ancora una realtà, sia – soprattutto – perché sta passando l’idea che le elezioni siano “unnecessary”. 

Si profila quindi il ritorno al Governo del centrodestra dopo due esecutivi Liberal? Non è detto. 

Innanzitutto, i sondaggi – sia pure con un vantaggio ridotto – continuano a vedere in testa i progressisti. Come sottolinea poi il “The Globe and Mail”, uno tra i principali quotidiani canadesi, l’odio dei negazionisti Covid e gli insulti beceri che gli vengono rivolti, possono trasformare Trudeau in una vittima, ed elettoralmente questo paga sempre. 

Inoltre, un certo “rimbalzo” Liberal è previsto nelle ultime settimane quando prevarrà la logica di collegio rispetto a quella centrale, e i candidati sono spesso considerati più affidabili e preparati. 

Infine, i Conservatori potrebbero subire a loro volta una rimonta da destra: nonostante i populisti non siano stati invitati ai dibattiti televisivi e nei sondaggi siano ancora alla voce “others” il People’s Party of Canada è al 4% (ha superato i Verdi scesi al 3,5%). I voti al partito populista, che accusa i conservatori di essere troppo moderati e “morally corrupt”, sono tolti alla destra, e in qualche collegio incerto potrebbero essere sufficienti per togliere l’elezione ai candidati conservatori. 

La partita è aperta, quindi. Rispetto alle elezioni del 2019, si vota un mese prima (allora si votò ad ottobre inoltrato) e anche il “fattore meteo” non dovrebbe costituire un problema, nemmeno nei territori più freddi. 

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