1 Visitare un ex bunker militare
Uno dei percorsi classici del Trentino Alto Adige sono i castelli. Quello che domina Appiano risale al 1236 ed è immerso nei vigneti che sia arrampicano lungo i pendii della strada del vino. Dopo vari passaggi di mano, ampliamenti e restauri, nel 1918 venne acquistato dalla famiglia Dellago che negli anni lo ha trasformato in struttura ricettiva. L’hotel Schloss Korb nasconde due chicche: un ex bunker militare trasformato in cantina con area degustazione e un rifugio antiaereo scavato nella roccia della montagna e usato per l’affinamento dei vini che si producono nei quattro ettari e mezzo della tenuta.
2 Cucinare su un blocco di porfido
Durate il mio ultimo viaggio in Alto Adige ho imparato a fare i canederli con un maestro d’eccezione, Gregor Wenter, proprietario dell’hotel Bad Schörgau e del ristorante LaFuGa, acronimo di Laboratory For Future Gastronomy. Difficile trovare una sola definizione che racchiuda tutte le anime di questo gourmet hotel con spa in val Sarentino, a venti minuti da Bolzano. Un piccolo angolo di paradiso in cui il concetto di sostenibilità si traduce in autoproduzione. Si beve l’acqua sorgiva ricca di minerali, si utilizza il pino mugo per la linea dei prodotti di bellezza, si ricicla ogni tipo di scarto alimentare grazie al lavoro di ricerca sulle fermentazioni portato avanti dallo chef Mattia Baroni. Il Bad Schörgau organizza anche show cooking per trasferire in pratica la teoria. Anche il bancone su cui si cucina è perfetta espressione del legame con il territorio: un monolite di porfido grigio-verde della Val Sarentino.
3 Pedalare in mezzo ai vigneti
In Alto Adige ci sono cinquecento chilometri di piste ciclabili e scegliendo i percorsi di fondovalle si può pedalare immersi tra meleti e vigneti. Uno dei più suggestivi parte dal centro di Caldaro e si snoda per ventitré chilometri lungo la Strada del Vino. Si parte dalle cantine vinicole Kellerei Kaltern-Caldaro e Erste + Neue e attraversando un tratto nel bosco si arriva ai due laghi di Monticolo, poi si prosegue per Cornaiano, storico borgo vinicolo le cui cantine sotterranee occupano più spazio del paese stesso. La ciclabile prosegue verso Appiano attraverso le frazioni San Paolo e San Michele per poi fare ritorno a Caldaro.
4 Bere un calice di vino senz’alcol
La cantina altoatesina Hofstätter, famosa per i suoi pluripremiati Gewurztraminer e Pinot nero, ha presentato il suo primo vino senza alcol, il Steinbock Alcol Free Sparkling, uno spumante prodotto in Germania con uve Riesling. «Non è un succo d’uva ma una bollicina ottenuta da vino – spiega Martin Foradori Hofstätter – che grazie a un’innovativa tecnica di produzione preserva i delicati aromi dell’uva con aggiunta finale di anidride carbonica. La produzione sperimentale, 20mila bottiglie, è andata oltre le aspettative e l’idea è quella di raddoppiarla già dal prossimo anno. Un calice fresco e fruttato da bere a tutte le ore.
5 Mangiare la pizza in montagna
Pioniera della pizza gourmet da degustazione, Marzia Buzzanca ha lasciato l’Abruzzo per l’Alto Adige e adesso è alla guida del ristorante e winebar Hofstätter Garten nel centro del paese di Tramin-Termeno. Impasti a lievitazione lenta e naturale, utilizzo di farine biologiche e abbinamenti golosi qui sono di casa. Io ho assaggiato la focaccia semintegrale con burrata di Andria e prosciutto di Parma e un’indimenticabile cipolla caramellata con gelato al parmigiano.
6 Scovare dei buoi nei vigneti
Terminata la vendemmia, quando le viti sono in quiescienza, nei vigneti della tenuta Alois Lageder, cinquanta ettari di proprietà coltivati seguendo i principi dell’agricoltura biodinamica, pascolano i buoi di Alexander Agethle del caseificio biologico Englhorn in Val Venosta. La collaborazione tra queste due realtà – un’azienda storica che produce vini biologici con metodo biodinamico e un caseificio – è un perfetto esempio di economia circolare. Grazie al clima più caldo e mite della bassa Atesina, gli animali trovano cibo per tutto l’inverno e vivono liberi dodici mesi all’anno, contribuendo ad aumentare la fertilità dei terreni. La carne biologica viene poi utilizzata nel ristorante Paradeis della famiglia Lageder.
7 Fare una spesa alcolica
In località San Michele, appena fuori dal centro di Bolzano, c’è un enorme cubo in lamiera traforata color bronzo che di sera si illumina di giallo. Simboleggia una foglia di vite ed è il biglietto da visita della cantina Bolzano. Quello che si vede è solo un decimo dell’intera superficie della cantina che si sviluppa quasi interamente all’interno della montagna. Le visite alle cantina sono su richiesta, mentre lo shop è aperto dal lunedì al sabato. Per una scorta di Chardonnay, Gewürztraminer, Pinot nero senza dimenticare Lagrein e Schiava, i due autoctoni della zona.
8 Bere un rosso con il pesce
Si dice vino rosso e subito si pensa a un grado alcolico elevato, alla complessità dei vini da invecchiamento, agli abbinamenti classici con le carni rosse. L’uva Schiava, coltivata fin dal Cinquecento intorno a Bolzano, sembra fatta apposta per sfatare un po’ di luoghi comuni. Pur nella diversità al palato delle tre denominazioni – Lago di Caldaro, Santa Maddalena e Colli di Merano – la Schiava è sempre più apprezzata per la sua immediatezza: facile da comprendere al palato anche se non si è degli intenditori, ha un’alcolicità ridotta che esalta i sentori di frutto ed è perfetta per accompagnare un tagliere classico ma anche un piatto di pesce crudo.
9 Raccogliere le mele dall’albero
Da segnare nella lista dei desideri realizzabili: raccogliere le mele, il 9 e il 10 ottobre, direttamente dall’albero in compagnia del contadino. L’esperienza è a cura dell’Azienda per il Turismo Val di Non. Qui i dettagli delle varie opzioni a partire da 10 euro.
10 Vedere un campanile in mezzo al lago
Quasi non si crede ai propri occhi quando si vede per la prima volta il campanile della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria che si erge dalle acque del lago di Resia. Siamo al confine tra Italia, Svizzera e Austria, lungo l’antica strada romana via Claudia Augusta che collega i paesini di Resia, San Valentino alla Muta e Curon. La storia del campanile semi sommerso risale agli anni Cinquanta, quando furono completati i lavori di una grande diga per la produzione di energia idroelettrica che unì due dei tre bacini naturali della zona: il lago di Resia e quello di Curon. La diga sommerse il vecchio paese di Curon Venosta e parte del comune di Resia, che oggi riposano a 22 metri di profondità. Gli abitanti dovettero abbandonar le proprie case e trasferirsi a monte. Nonostante la storia triste, il bacino artificiale resta un luogo magico, bellissimo da frequentare tutto l’anno: in barca a vela in estate, in bicicletta sul lungo lago durante l’autunno o pattinando sulla superficie ghiacciata inverno.