Con i suoi quasi ottomila chilometri di coste, l’Italia è uno dei più grandi inquinatori del Mediterraneo, soprattutto a causa dello sversamento in mare di materie plastiche. Ma una soluzione a questo problema in espansione c’è, e potrebbe arrivare dal sistema Drs.
Collaudato in svariati Paesi europei (e non solo), il Deposit Return System serve a favorire il processo di riciclo di alta qualità (bottle-to-bottle) degli imballaggi di bevande usa e getta, massimizzando il processo di raccolta selettiva e aumentando il volume complessivo dei contenitori in vetro, plastica e metallo che si avviano al riciclo. Questi oggetti rappresentano un’importante percentuale dei rifiuti solidi dispersi nell’ambiente, soprattutto a causa del loro frequente utilizzo al di fuori delle mura domestiche.
Il Drs riguarda dunque l’industria delle bevande e coinvolge produttori, importatori e rivenditori – di acque minerali, bibite gassate, birre, succhi e altre bevande immesse al consumo – ma anche i consumatori, che in questa filiera hanno un ruolo decisivo.
Infatti il sistema di deposito cauzionale implica un accordo con i consumatori: al momento dell’acquisto di una bevanda si paga una piccola somma di denaro in aggiunta al prezzo di vendita ordinario del prodotto scelto. La cauzione, o deposito, è poi interamente restituita nel momento in cui l’unità di imballaggio vuota viene resa.
«In sostanza, si compra il contenuto e si prende in prestito l’imballaggio», ha spiegato a Greenkiesta il deputato Aldo Penna, che insieme ad Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato di Acqua Sant’Anna, ha lavorato all’articolo del Decreto Semplificazioni approvato lo scorso luglio, che introduce, in forma ufficiale, il principio della cauzione per resi.
«È indispensabile che lo Stato legiferi l’obbligatorietà di una cauzione uguale per tutti i contenitori, che noi abbiamo immaginato aggirarsi intorno ai 5-10 centesimi di euro», ha spiegato Bertone. «In questo modo, per una bottiglietta che costa 35 centesimi, all’atto dell’acquisto noi pagheremo in totale 40-45 centesimi. Una volta consumata la bevanda, il contenitore ormai vuoto sarà portato presso una delle macchinette sparse in luoghi strategici dei centri abitati, che renderà il valore della cauzione attraverso uno scontrino con un valore commerciale».
L’introduzione di un sistema Drs – da non confondere con quello del vuoto a rendere, cioè la raccolta e il riutilizzo di bottiglie in vetro lavate e riempite dopo ogni uso – potrebbe rivelarsi una buona pratica da seguire per raggiungere i livelli di raccolta selettiva degli imballaggi per bevande in plastica stabiliti dalla direttiva europea sulla plastica monouso (Sup), che impone agli Stati membri il traguardo del 77 per cento entro il 2025 e del 90 per cento entro il 2029.
«Pur essendo un metodo virtuoso», ha spiegato Penna, «il sistema di raccolta differenziata e riciclo italiano non riesce da solo a intercettare i volumi necessari di imballaggi per bevande, soprattutto per quanto riguarda i contenitori in plastica». Infatti, secondo un recente studio della società di consulenza indipendente Eunomia, i sistemi Drs attualmente attivi in Europa raccoglierebbero il 91 per cento degli imballaggi, mentre con la raccolta differenziata a bordo strada e quella porta a porta se ne recupererebbero rispettivamente appena il 43 per cento e il 54 per cento.
«Il sistema Drs, presente in più di 40 Paesi, è uno strumento straordinario che nel giro di poco tempo raggiunge percentuali di intercettazione degli imballaggi altissime attraverso l’apposito utilizzo di una cauzione, o deposito, che incentiva il consumatore a conferire correttamente l’imballaggio. È opinione condivisa che le prestazioni raggiunte nell’intercettazione degli imballaggi per bevande non siano possibili attraverso i normali sistemi di raccolta differenziata, i quali non forniscono l’incentivo monetario necessario», ha specificato Penna.
Il sistema Drs, che sarà in vigore in Italia dopo l’emanazione del Decreto attuativo del prossimo 5 dicembre, dovrebbe favorire anche l’utilizzo di materia prima nella produzione di nuovi imballaggi grazie alla creazione di un mercato per le materie riciclate di alta qualità (senza contaminazioni), stabilizzando il flusso di materia disponibile e quindi anche i prezzi.
«In questo modo», ha continuato Penna, «i produttori di bevande saranno facilitati a perseguire anche l’altro obiettivo della Direttiva Sup di contenuto riciclato obbligatorio per le bottiglie in Pet, che deve essere almeno il 25 per cento a partire dal 2025 e il 30 per cento dal 2030, sulla base del peso totale immesso sul mercato».
Insomma, il Deposit Return System, favorendo la riconversione del rifiuto in una risorsa, è un’applicazione concreta del concetto “chi inquina paga”. Infatti, il consumatore che disperde l’imballaggio nell’ambiente non si vedrà riconosciuta la cauzione, che potrà invece essere riscattata da qualcun altro.
Ad oggi, il Drs è attivo con successo in dieci Paesi europei. Tra questi la Germania, con i suoi 82 milioni di consumatori, è lo Stato che opera il sistema di deposito cauzionale più grande al mondo e che raggiunge un’intercettazione pari al 98 per cento degli imballaggi immessi sul mercato. Seguono i Paesi scandinavi – Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia – insieme a Estonia, Lituania, Paesi Bassi e Croazia, che da decenni dispongono di procedure altrettanto ben avviate.
Parallelamente, 12 Stati (Portogallo, Lettonia, Scozia, Romania, Grecia, Malta, Lussemburgo, Inghilterra, Bielorussia, Irlanda, Slovacchia e Turchia) sono pronti a introdurre questo modello di raccolta selettiva. «Anche noi dobbiamo muoverci in questa direzione», ha concluso Bertone. «È importante ricordare che si tratta di una cauzione e non di una tassa. Una cauzione che, tra l’altro, fa bene all’ambiente».