La libertà di morireLa rivoluzione gentile per garantire la legalizzazione dell’eutanasia nel mondo

Almeno 450 milioni di persone possono o potranno scegliere sul fine vita. È già legale in Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera e Spagna. Anche l’Italia dice sì con un milione di firme raccolte dall’associazione Coscioni e da +Europa

LaPresse

Sono quasi un milione le firme raccolte in Italia dall’associazione Coscioni, da +Europa (unico partito presente in Parlamento mobilitatosi) e da altre organizzazioni per il referendum volto a legalizzare l’eutanasia in Italia. È stata travolgente la motivazione alla firma da parte dei cittadini che hanno incontrato i tavoli “Eutanasia legale” dalla Sicilia al Trentino. Una mobilitazione che ha ottenuto poco supporto mediatico e ha potuto contare sul silenzio del Parlamento e dei vertici vaticani, solo, naturalmente, fino a risultato raggiunto. 

Vi è un sentimento internazionale diffuso che spinge verso la libera scelta individuale di quando e come morire a fronte di intollerabili sofferenze, nonostante la disponibilità di preziose cure palliative. I parlamenti e le corti stanno intercettando inevitabilmente questo sentimento.

Sono circa 450 milioni le persone che vivono in giurisdizioni dove forme di aiuti alla morte sono consentiti o lo saranno presto. Senza considerare in questo dato la Cina dove dal 1998 l’eutanasia è consentita ma solo negli ospedali per i malati terminali. È travolgente la spinta alla libera scelta sul fine vita da vent’anni a questa parte nel mondo.

Il Queensland proprio ieri ha approvato l’introduzione dell’eutanasia (sarà in vigore dal 2023). Ora sono 5 Stati australiani su 6 ad averla legalizzata, nel corso del 2021 è accaduto anche in Australia meridionale e in Tasmania. 

A novembre entrerà in vigore una legge che legalizza l’eutanasia anche in Nuova Zelanda. 

Eutanasia attiva o suicidio assistito sono già legali in Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera e Spagna. Anche in Portogallo una legge è stata approvata ma è ora bloccata dalla Corte costituzionale. 

In Austria la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il divieto al suicidio assistito con effetto dal 1° gennaio 2022, un sondaggio dello scorso aprile ha certificato che gli austriaci sono favorevoli all’aiuto alla morte all’80%. 

Qualche mese fa una ricerca governativa ci ha detto che il 73% dei britannici pensa che dovrebbe essere permesso ai dottori assistere al suicidio chi soffre di malattie terminali. Una proposta di legge è stata presentata nella House of Lords. 

Un sondaggio recente ha mostrato che il 75% di scozzesi chiede una legge che regoli l’eutanasia. In Irlanda è in discussione una proposta di legge in merito.

A maggio, 296 deputati francesi hanno chiesto che il Parlamento possa proseguire a dibattere sugli altri articoli di una proposta di legge presentata dal deputato Olivier Falorni, dopo aver votato l’articolo 1 a larga maggioranza (240 vs 48) che apre al diritto di un aiuto medico alla morte per malattie incurabili con dolori insostenibili. 

In Germania l’assistenza individuale al suicidio non è punibile. Lo è se attuata professionalmente da un’organizzazione ma nel 2020 la Corte costituzionale ha dichiarato questo divieto incostituzionale. Trattamenti terminali per pazienti incurabili sono permessi se focalizzati a ridurre il dolore prima che a sopprimere la vita. 

In Svezia aiutare qualcuno a suicidarsi non è un crimine, ma un dottore o un infermiere facendolo rischiano di perdere la loro licenza e quindi la loro professione. 

Il 27 gennaio 2021 Finlandia, Norvegia, Svezia, Islanda e Danimarca hanno pubblicato la Nordic Declaration of Medically assisted Dying: «crediamo fortemente che tutti gli individui dovrebbero avere il diritto, assistiti medicalmente, di interrompere sofferenze intollerabili».

Sono 6 stati USA che hanno legalizzato il suicidio assistito: Oregon, Vermont, Washington, Montana, Nuovo Messico e California.  Forme di aiuto medico alla morte sono consentite anche in Colorado, New Jersey, Maine e Hawaii. Il 53% degli statunitensi in un sondaggio di marzo si è espresso favorevolmente a forme di direttive anticipate di trattamento rendendo possibile l’interruzione dell’alimentazione artificiale.

In Connecticut è stata presentata una proposta di legge che se dovesse essere approvata permetterebbe a una persona consapevole, con meno di sei mesi di vita prevista, di avere una prescrizione medica per l’eutanasia con il consenso di due medici. 

L’eutanasia attiva è già legale in Canada ed è ammessa in Colombia, dove da luglio non è più necessario essere malati terminali per poterla ottenere. 

Il 20 aprile scorso la Camera bassa del Cile ha approvato una legge che permette eutanasia e suicidio assistito, il testo è passato all’esame del Senato. 

Un report del 2020 evidenzia che la maggioranza della popolazione in Uruguay è favorevole all’eutanasia attiva. 

Il 25 febbraio la suprema Corte del Perù ha deciso che la quarantatreenne Ana Estrada Ugarte, malata cronica grave che respira artificialmente, potrà scegliere quando morire. Per la Corte la legge che vieta l’eutanasia è in questo caso incostituzionale violando il diritto alla dignità: «le sofferenze estreme distruggono la libertà, l’autonomia e il diritto alla dignità». 

La dignità, rispetto alla vita e al dolore, è espressione intimamente individuale e il rispetto nei confronti di sé stessi non può essere ricondotto a una forma di dignità predefinita da terzi e attribuita autoritariamente. Legalizzare l’eutanasia rende liberi se stessi e tutti di fronte a sofferenze profondamente proprie, e rende, in ultima istanza, liberi di vivere. 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter