Oppio e cannoniIl romanzo che racconta la conquista della vecchia Cina (e la nascita della nuova)

Lo scontro con la potenza britannica, che puntava a penetrare nell’antico impero, segna l’inizio della decadenza. Edward Rutherfurd dipinge un mosaico di storie che si svolgono nel corso di un secolo, le turbolenze e le incomprensioni. Fino al crollo

di Clay Banks, da Unsplash

All’inizio non sentì la voce alle sue spalle. Era abbagliato dal sole mentre attraversava a cavallo il centro del mondo.

Aveva percorso quaranta li dall’alba, e ne mancavano ancora centinaia. Non aveva molto tempo, o forse non ne aveva affatto: non lo sapeva.

Ben presto l’enorme sole color magenta sarebbe tramontato, facendo calare un malinconico crepuscolo viola, e lui avrebbe dovuto riposare per poi rimettersi in sella all’alba. Non smetteva di chiedersi se sarebbe riuscito ad arrivare dall’amato padre per dirgli che gli dispiaceva prima che fosse troppo tardi. La lettera della zia era stata molto chiara: suo padre stava morendo.

«Signor Jiang!» Questa volta sentì. «Jiang Shi-Rong. Aspettate!»

Si voltò. Un cavaliere solitario stava spronando il cavallo lungo la strada. Con gli occhi ancora abbacinati dal sole, ci mise un momento per capire che si trattava di Wong, il servitore del signor Wen. Cosa poteva significare? Tirò le redini.

Wong – un omino tondo e calvo originario del Sud – gestiva la casa dell’anziano studioso godendo della sua totale fiducia, e aveva preso sotto le sue ali il giovane Jiang non appena era andato a vivere lì. Era fradicio di sudore. “Probabilmente ha cavalcato come un messaggero imperiale per raggiungermi” pensò il giovane.

«Il signor Wen sta bene?» chiese Jiang ansioso. «Sì, sì. Dice che dovete tornare subito a Pechino». «Tornare?» Jiang lo guardò costernato. «Ma mio padre sta morendo, devo andare da lui». «Avete saputo di lord Lin?» «Certo». Tutta Pechino parlava di quel funzionario, un uomo modesto e fino ad allora semisconosciuto, che aveva impressionato l’imperatore al punto di vedersi affidare una missione di grande importanza.

«Vuole vedervi, subito».

«Me?» Lui era un nessuno, anzi nemmeno quello. Era un insignificante fallimento.

«Il signor Wen ha scritto di voi a lord Lin: lo conosce da quando erano studenti. Ma il signor Wen non ve lo ha detto perché non voleva darvi speranze. Quando lord Lin non ha risposto..». disse con espressione triste. «Poi questa mattina, dopo che siete partito, il signor Wen ha ricevuto un messaggio. Forse lord Lin vi assumerà, ma prima ha bisogno di vedervi. Quindi il signor Wen mi ha detto di cavalcare come mille diavoli per portarvi indietro». Guardò il giovane con aria concentrata. «Per voi è una grande occasione, Jiang Shi-Rong» disse pacato. «Se la missione di lord Lin avrà successo, e voi lo soddisferete, l’imperatore stesso sentirà il vostro nome e vi ritroverete di nuovo sulla strada della fortuna. Sono felice per voi». Fece un lieve inchino, come a voler indicare il futuro status del giovane.

«Ma mio padre..». «Potrebbe già essere morto, non lo sapete». «E potrebbe essere vivo». Il ragazzo distolse lo sguardo con un’espressione che era l’immagine dell’angoscia. «Avrei dovuto partire prima» borbottò tra sé e sé. «Se torno indietro adesso, mi costerà tre giorni, forse di più».

«Se volete avere successo, dovete rischiare. Il signor Wen dice che vostro padre vorrebbe di sicuro che vedeste lord Lin». Il messaggero tacque. «Il signor Wen ha detto a lord Lin che voi parlate il cantonese. Per questa missione è un grosso punto a vostro favore».

Shi-Rong non rispose. Sapevano entrambi che lui parlava il dialetto cantonese della servitù grazie a Wong. Inizialmente il giovane mandarino si era divertito a cogliere qualche espressione quotidiana di Wong. Ben presto aveva scoperto che il cantonese era quasi un’altra lingua e usava un numero maggiore di toni rispetto al mandarino. Lui, però, aveva un buon orecchio e nel giro di un anno o due, chiacchierando ogni giorno con Wong, aveva cominciato a parlarlo a sufficienza per cavarsela.

Suo padre, che non aveva un’alta opinione della gente del Sud, aveva ironizzato su questo risultato. «Anche se immagino che un giorno ti potrà tornare utile» aveva ammesso. Ma il signor Wen gli aveva dato un consiglio: «Non disprezzare il cantonese, giovane uomo. Ha molte parole antiche che sono andate perdute nel mandarino che parliamo oggi».

Wong lo guardava con un senso di urgenza. «Il signor Wen dice che potreste non avere mai più un’occasione come questa» proseguì.

Jiang-Shi Rong fissò lo sguardo verso il sole scrollando la testa depresso.

«Lo so» mormorò.

Per un istante nessuno dei due si mosse. Poi, con il cuore pesante, il giovane riportò il cavallo sulla strada del ritorno verso Pechino.

da “Cina”, di Edward Rutherfurd, Mondadori, 2021, pagine 864, euro 25, in libreria dal 31 agosto

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