Lezioni americaneLa politica è l’arte di ottenere qualcosa, non di prendere like

A Joe Biden mancano i voti per approvare il più grande piano di investimenti sociali della storia americana, ma sia il presidente, sia gli entusiasti radicali, sia gli scettici moderati stanno dolorosamente rinunciando alla battaglia ideologica pur di migliorare le condizioni di vita di decine di milioni di persone. L’opposto di quanto è successo da noi con la Zan

Ap/LaPresse

Enrico Letta e il gruppo di fanatici di cui il segretario del Pd si fa scudo per giustificare l’errore politico sul ddl Zan forse dovrebbero seguire che cosa sta succedendo in questi giorni tra i democratici americani. 

Potrebbero chiedere direttamente al presidente Joe Biden, che si trova a Roma, le ragioni del compromesso politico che ha proposto, negoziato e accettato a proposito del mega progetto rooseveltiano per “ricostruire meglio l’America”. In realtà, andrebbe dato un occhio anche al comportamento dell’ala cosiddetta radicale del Partito democratico che, a malincuore rispetto alle proprie richieste originarie, ha concesso di ridurre di alcune migliaia di miliardi di dollari i favolosi nuovi investimenti nel welfare e nella lotta ai cambiamenti climatici perché tra volere tutto e ottenere nulla sia il presidente sia i neosocialisti sanno perfettamente che è meglio ottenere qualcosa. 

La protervia identitaria di Zan e di Cirinnà, assieme all’insipienza tattica del Pd e della sua imperturbabile capogruppo Simona Malpezzi che ieri ha detto tipo Johnny Stecchino che al Senato «non sono stati i numeri il problema» (sarà stato il traffico?), non ha soltanto provocato una disfatta politica della sinistra e un successo orrendo per la destra, ma ha anche lasciato il mondo lgbt con un pugno di mosche e senza la maggiore tutela che cercava. 

Negli Stati Uniti, invece, i democratici di sinistra, di centro e i conservatori al Senato stanno lavorando duramente a una soluzione tra un piano di investimenti sociali da tremilacinquecento miliardi di dollari e il rifiuto dell’ala moderata del partito, numericamente decisiva al Senato (ma a Washington non c’è la Malpezzi), che lo giudica eccessivo perché dovrebbe essere finanziato da un aumento di tasse corrispondente.

Il punto di incontro è stato trovato da Biden a mille ottocentocinquanta miliardi di dollari, con aumento delle tasse alle aziende pari a duemila miliardi di dollari. In linea di principio, i radicali hanno dato il consenso ma aspettano di leggere l’articolato nel weekend per dare l’ok definitivo.  

Va aggiunto che si tratta del secondo compromesso sullo stesso tema, visto che la proposta iniziale dell’ala radicale era di seimila miliardi di dollari per finanziare sanità, istruzione, transizione ecologica e welfare. Stiamo parlando di migliaia di miliardi per finanziare leggi che riguardano gli interessi e gli affetti delle persone, dei giovani e degli anziani, della loro educazione e della loro salute. 

Dalla prima proposta da seimila miliardi di dollari, Biden e la sinistra prima sono scesi a tremilacinquecento e, adesso, per convincere la maggioranza dei deputati e dei senatori di Washington, stanno facendo un’ulteriore concessione per ottenere il via libera per un comunque straordinario piano di investimenti sociali da mille e ottocentocinquanta miliardi. 

Si può obiettare che sarà una mediazione al ribasso, ma i mediatori al ribasso otterranno vagonate di miliardi per gli americani, più del doppio di quanto è stato stanziato dal Next Generation per tutti e 27 i paesi europei, cui peraltro se ne aggiungeranno altri milleduecento del piano infrastrutture che grazie al compromesso sul welfare avrà la strada spianata al Congresso. Gli autori di questo compromesso saranno ricordati come eroi della classe lavoratrice, non come traditori.

Se il piano invece non passasse, la presidenza Biden sarebbe in serio pericolo, come abbiamo scritto qualche settimana fa. L’altro ieri l’ha detto lo stesso Biden, poco prima di partire per l’Italia. L’ala radicale e l’ala moderata dei democratici sembrano però aver capito che non bisogna correre il rischio di far fallire Biden, specie con Trump e i suoi golpisti in agguato, per cui trattano, tirano la corda il più possibile ma rinunciano anche a qualcosa e sono a un passo dall’approvazione di un grandioso piano di investimenti che migliorerà le condizioni di vita di decine di milioni di americani. 

Questa è politica, l’arte di ottenere qualcosa per la propria base elettorale. Poi c’è anche l’altro sport, quello di Letta, Malpezzi, Zan e Cirinnà, social pieni, risultati zero.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter