Si comincia dalle teorie complottiste sul Covid-19 e si arriva, di passaggio in passaggio, a essere esposti a idee antisemite. È quello che succede ogni giorno sui social, soprattutto in quelli più popolari tra i giovani come TikTok.
Lo rivela una ricerca del gruppo britannico Hope Not Hate, dal titolo “Antisemitism in the Digital Age: Online Antisemitic Hate, Holocaust Denial, Conspiracy Ideologies and Terrorism in Europe”, condotta insieme a due organizzazioni contro il razzismo come la Expo Foundation e la Amadeu Antonio Foundation. I risultati sono allarmanti.
Solo su Instagram, una delle piattaforme più frequentate dai giovani (il 70% hanno tra i 13 e i 34 anni), sono milioni i post con hashtag antisemiti, spesso collegati a teorie complottiste e deliranti come quella del New World Order (secondo la quale una elite globale segreta stia manipolando gli eventi mondiali) o agli Illuminati. Sigle come #JewWorldOrder sono numerosissime.
Il problema, mostra la ricerca, è che le innumerevoli narrazioni antisemite, antiche e nuove, vecchie e riscoperte e rilanciate durante la pandemia, sono fiorite e amplificate dall’azione degli algoritmi. La responsabilità, sottolinea il rapporto, è prima di tutto delle piattaforme, che dopo avere dato ospitalità a questo tipo di contenuti, hanno contribuito a diffonderli fornendo loro degli spazi sicuri in cui possono prosperare.
Su Reddit, per esempio, un forum dove circolano teorie cospirazioniste e antisemite (ad esempio quela per cui gli ebrei ucciderebbero i bambini), ha visto crescere il numero dei partecipanti di 500mila persone tra febbraio e novembre 2020. Su Telegram, un canale dedicato alle teorie del New World Order e alla negazione dell’Olocausto ne ha ingaggiati altri 90mila dalla sua nascita, nel febbraio 2021. E proprio le ricerche sul New World Order su Google (soltanto nel Regno Unito) hanno toccato il massimo storico nel marzo 2021, da 15 anni.
Insomma, c’è un problema che le grandi aziende del tech, come al solito, non riescono a risolvere. Gli impegni, almeno a parole, ci sono. Come ricorda il Guardian, sia Facebook (che possiede Instagram) che Tiktok hanno ricordato, tramite i loro portavoce, che l’antisemitismo è inaccetabile e che le aziende combattono, con decisione, la sua diffusione sui social rimuovendo post e account. Facebook, in particolare, dal 2020 (quindi non da molto) si è impegnato a eliminare tutti i contenuti che negano l’Olocausto o ne distorcono i fatti, insieme alle teorie antisemite sugli ebrei.
Basterà?
Il problema, alla fonte, è sempre quello: l’algoritmo che favorisce i contenuti più a effetto e la policy di base che sopra a ogni cosa mette la permanenza dell’utente sulla piattaforma, cioè il business. Questo porta a effetti e conseguenze pericolose, cioè il travaso dalla vita online a quella offline dei pregiudizi contro gli ebrei. Solo nella prima metà dell’anno l’Osservatorio antisemitismo in Italia ha ravvisato 173 attacchi agli ebrei. Niente di buono, insomma.