Per la prima volta da parecchio tempo il numero di positivi al Covid-19 ieri ha sforato quota 10mila, anche se il tasso di ospedalizzazione per il momento è contenuto. I presidenti delle Regioni temono la zona gialla e le conseguenze economiche. E aumenta il fronte di chi vuole limitare le eventuali restrizioni solo per i No vax, creando anche un super Green Pass che garantisca le attività sociali solo a chi ha fatto il vaccino e non a chi ha solo il tampone negativo. Anche il segretario del Pd Enrico Letta ha invocato il “modello austriaco”, ma Palazzo Chigi per ora frena, seguendo la logica delle decisioni da prendere sulla base dei dati e non dell’onda emotiva. La linea dell’esecutivo è di incentivare il ritorno delle mascherine anche all’aperto e accelerare con le terze dosi.
Oggi ci sarà la Conferenza Stato-Regioni, ma i governatori sono divisi. Il presidente della Lombardia Attilio Fontana alla Stampa dice di essere tranquillo per il momento. «Per ora, da noi, i dati sembrano confermare una tenuta del contagio e significa che la campagna vaccinale ha funzionato. Le terapie intensive sono ancora al tre per cento e se l’anno scorso in questo periodo c’erano oltre 7000 ricoverati negli ospedali, oggi ne abbiamo poco più di 500. Significa che certe misure funzionano. Mi auguro e spero non ci debba essere alcun tipo di chiusura. Aggiungo che per ora i numeri della Lombardia sono tali che non vedo nell’immediato alcuna necessità e farò di tutto per evitare che possa accadere».
Certo, aggiunge, «chi ha fatto il proprio dovere va tutelato: se la situazione dovesse evolversi in senso negativo, ci dovranno essere limitazioni che non vadano a colpire chi si è vaccinato». Che significa: «Tuteliamo prima di tutto la libertà di chi ha fatto il proprio dovere».
Fontana esclude che la Lombardia possa tornare in zona gialla: «Al momento gli ospedali stanno reggendo benissimo e il merito è della campagna vaccinale. Questa è una delle risposte che si dovrebbe dare a chi non vuole fare i vaccini. Il virus purtroppo non si è indebolito: e dove non è stata fatta una campagna seria, come in certi Paesi dell’Est o dell’Europa del Nord, i risultati si vedono».
Ma se la Lombardia dovesse tornare a un lockdown «sarebbe un danno indicibile, gravissimo da assorbire. E non solo per l’economia ma anche per l’aspetto psicologico. In Lombardia più di 8 milioni di persone si sono vaccinate e io credo che non meritino ulteriori chiusure». Fontana dice che finché si può sarebbe meglio evitare il “modello Austria”, ma «il giorno in cui dovessero dirmi che la Lombardia dopo una settimana potrebbe diventare gialla, ecco a quel punto proverei a tutelare meglio per quella settimana gli otto milioni di vaccinati».
Non la pensa allo stesso modo il collega di partito Luca Zaia, governatore del Veneto. L’eventuale lockdown per i non vaccinati, dice al Corriere, «ha oggettivi limiti costituzionali. Dovremmo investire di più sul dialogo convincendo gli irriducibili a vaccinarsi. Comunque, ogni decisione la prenderemo assieme, fra governatori».
Oggi in libreria uscirà il nuovo libro di Zaia, “Ragioniamoci sopra” (Marsilio). Sottotitolo: “Dalla pandemia all’autonomia”. Un po’ autobriografia, un po’ manifesto politico. «Sono stati mesi duri», racconta Zaia. «All’inizio, è stato tragico perché avevamo tutti paura di morire. Nessuno aveva le istruzioni per l’uso. Quel 21 febbraio 2020, quando mi hanno detto del primo caso di Covid a Vo’ Euganeo, mi sono sentito come se entrassi in guerra. Era il momento di assumersi le responsabilità e io ho preso subito decisioni impopolari. Ma lì ti sostiene l’adrenalina. È come mi diceva mio nonno che ha fatto la guerra: il trauma lo avverti quando ci ripensi a mente fredda».
Nel consiglio dei ministri convocato per oggi, il ministri della Salute Roberto Speranza proporrà probabilmente una norma ad hoc che obblighi i sanitari alla terza dose di vaccino. Probabile che invece slitti la riduzione della validità del Green Pass da dodici a nove mesi.