Sì all’incontro con i partner di governo per parlare della manovra, ma anche delle riforme costituzionali. Allargando il confronto all’opposizione. Lo dice alla Stampa l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, leader dei Cinque Stelle, rilanciando la proposta arrivata dal segretario del Pd Enrico Letta.
«Ritengo senz’altro opportuno un incontro con gli altri leader per assicurare un percorso più spedito alla legge di Bilancio ma suggerisco di far sedere al tavolo anche i capigruppo. Non vorrei che un incontro del genere venisse percepito come lesivo delle prerogative del Parlamento a cui adesso spetta il compito di approvare la manovra», dice Conte. Non è un «no» alla proposta di Letta. «Al contrario. Vorrei approfittare di questa occasione per rilanciare un altro confronto con tutte le forze politiche, anche di opposizione, per affrontare il tema delle riforme costituzionali, che sono il vero nodo della nostra vita istituzionale».
Secondo Conte, le modifiche alla Costituzione sono una priorità: «Non c’è nulla di più prioritario per il futuro del Paese che mettere i governi in condizione di poter programmare un piano di riforme necessario a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il sistema così com’è non va». E spiega: «Non possiamo competere a livello internazionale avendo premier che, magari per colpa di piccoli partitini, si avvicendano dopo un breve periodo e sono chiamati a confrontarsi con capi di Stato e di governo che rimangono in carica per decenni».
Il pensiero, chiaramente, va a Renzi e alla caduta del governo Conte 2. «Tra i leader dei partiti ci sono ex premier come Silvio Berlusconi e Letta che ci sono passati prima di me e che, in un modo o nell’altro, hanno subito questa instabilità del governo», spiega Conte. «Il momento è perfetto: quali migliori interlocutori per affrontare la riforma della Costituzione?».
Adesso, dice l’ex premier, «c’è un piano di investimenti, il Pnrr da realizzare entro il 2026. Se continueremo con la media di una crisi di governo all’anno non ce la faremo mai». Tra le sue proposte: «Dalla sfiducia costruttiva alla fiducia a camere unificate, dalla possibilità del premier di sostituire i singoli ministri alla modifica dei regolamenti parlamentari in modo da rendere poco conveniente il passaggio dall’uno all’altro gruppo».
Con la sfiducia costruttiva un governo potrebbe cadere solo se ci fosse già un altro governo pronto per la fiducia, un modo per risolvere il problema del passaggio di Mario Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale, in pratica. «In generale la sfiducia costruttiva è uno strumento che permette di evitare ricatti e comportamenti irresponsabili da parte di forze politiche che, se mai, hanno consenso limitatissimo», spiega. «Le crisi al buio fanno male non ai governi, ma al Paese».
Draghi al Quirinale o a Palazzo Chigi? «L’ho già detto: la sua autorevolezza non gli preclude nulla, ma dovremmo smettere di tirarlo per la giacchetta a destra e a manca», risponde. E su Draghi premier dopo il 2023, dice: «Francamente non ho alcuna idea se abbia interesse a scendere nell’agone politico».
E a ridosso del voto del Quirinale, Conte dice che «quando sarà il momento dovremo aprire il confronto con tutte le forze politiche dell’arco parlamentare. È doveroso. Non sarebbe una buona idea pensare di eleggere il presidente della Repubblica a colpi di maggioranza».
Il problema di Conte però sarà quello di garantire il controllo del M5S per il Colle, soprattutto dopo che i suoi candidati capigruppo non ce l’hanno fatta. «Il discorso di “controllare” i parlamentari a me non piace», mette le mani avanti. «Sono per un libero e costante confronto con i parlamentari tramite i capigruppo e vedrà che insieme troveremo la soluzione più utile all’Italia, confrontandoci con gli altri partiti. E ci tengo a ribadirlo: io non ho nessun interesse ad andare prima al voto e quindi dovremo lavorare per evitare di esporre il Paese a questo scenario».
Sull’ingresso nei Socialisti europei al Parlamento Ue, dice: «Non siamo interessati a portare vantaggi materiali agli altri e ad averne noi. In questo confronto mi interessa capire se ci sono le condizioni per apportare all’interno dell’Alleanza dei socialisti e dei democratici il nostro originale contributo per rafforzare una economia eco-sociale di mercato e una cultura integralmente ecologica».
Conte pensa addirittura a un cambio di nome del gruppo all’Europarlamento per fa spazio ai grillini: «Il nome del gruppo ha al suo interno la parola Democratici, non solo socialisti. Stiamo cercando di comprendere se la nostra avanguardia sul piano ecologico e sociale può avere un riconoscimento».
Il clima, dice «deve diventare una priorità per qualunque partito. Ma il M5S può rivendicare il fatto di essere stato sin dall’inizio il portavoce delle battaglie ambientaliste». E su questo, aggiunge, «io voglio recuperare il voto dei giovani, delle tante ragazze che come Greta si battono per salvare il mondo dal surriscaldamento. Il M5S è già il partito di Greta in Italia».
Ma ci sono le battaglie da condurre subito. In primis sul Superbonus con il tetto Isee a 25 mila euro per le abitazioni unifamiliari. «È senz’altro un tetto troppo basso ed è per questo che il Movimento condurrà una battaglia in Parlamento per alzarlo», dice. «Siamo fiduciosi che anche gli altri partiti ci verranno dietro. Ma come M5S vogliamo anche introdurre un’altra rivoluzione, dopo aver realizzato la cessione dei crediti fiscali per il Superbonus: per tutte le imprese di industria 4.0 e per gli investimenti nel Mezzogiorno, lavoreremo affinché i relativi crediti di imposta siano trasformati in sconti in fattura o ceduti alle banche. È un modo utilissimo per ridurre l’indebitamento delle imprese e assicurare loro maggiori investimenti e liquidità».
Sugli 8 miliardi di taglio delle tasse, invece, «la nostra priorità è ridurre l’Irpef. Ovviamente incideremo sui redditi medio-bassi. Poi dobbiamo istituire un’imposta unica sul reddito di impresa, in modo da aggredire la burocrazia fiscale. Infine dobbiamo creare uno scivolo per addolcire il passaggio di chi supera l’attuale regime forfetario».
E sul cashback, mandato ormai in soffitta, Conte dice che «il governo avrebbe dovuto fare di più. I pagamenti digitali stanno operando una rivoluzione nella pubblica amministrazione ed è la via più efficace per contrastare l’economia sommersa. Se oggi emettiamo certificati anagrafici digitali è perché con le nostre misure abbiamo ormai raggiunto circa 25 milioni di Spid e altrettanti di App-Io. Il M5S continuerà a lavorare per rafforzare questo sistema, consentendo l’ allineamento delle transazioni digitali e privilegiando i rimborsi immediati per i cittadini che pagano con le carte, in luogo delle detrazioni fiscali che invece rinviano a vantaggi economici futuri».
Intanto, ora dall’alleato di governo Matteo Renzi, «ci aspettiamo che trovi il tempo, tra un viaggio di affari e l’altro, per rispondere alle 13 domande su Open e sulla campagna di delegittimazione degli avversari, che il M5S gli ha posto».