Centotrenta opere per raccontare l’esperienza del Grand Tour, quando l’Italia, tra la fine del Seicento e la prima metà dell’Ottocento, era tappa obbligata di intellettuali, artisti e aristocratici che compivano il loro viaggio di formazione. Si intitola “Grand Tour. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei” la mostra che si terrà dal 19 novembre al 27 marzo 2022 alle Gallerie d’Italia di Piazza Scala a Milano, il museo di Intesa Sanpaolo.
L’esposizione, sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica e in partnership con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, racconta le città d’arte italiane, i siti archeologici, i paesaggi mediterranei e le vedute mozzafiato che gli artisti hanno raffigurato come meta di memoria e sapere.
Lungo i corridoi della mostra, si possono ammirare opere di Canaletto, Panini, Joli, Lusieri, ma anche Hubert Robert, More, Wilson, Volaire, e Batoni, uno dei maggiori ritrattisti di tutti i tempi. Oltre che capolavori provenienti dai musei di mezzo mondo, dalla National Gallery al Louvre, dal Prado al Metropolitan di New York, comprese le collezioni della Regina d’Inghilterra.
La meta principale del Grand Tour è stata certamente Roma. Ma la riscoperta delle due città di Pompei e Ercolano, sepolte dalla catastrofica eruzione del Vesuvio del 79 d.C., ha fatto di Napoli l’altra irrinunciabile tappa di questo viaggio di istruzione e formazione. E poi la Sicilia, che secondo Goethe era «la chiave di tutto». Ma anche Venezia, Vicenza, Firenze e Milano, grazie alla presenza di Leonardo e del suo leggendario Cenacolo.
L’opera simbolo della mostra secondo Fernando Mazzocca, che ha curato la raccolta insieme Stefano Grandesso e Francesco Leone, proviene da Ercolano. «Un’opera emblematica è il Mercurio in bronzo seduto che fu scoperto a Ercolano nella famosa villa dei Papiri, è la prima grande scoperta in un luogo che ancora oggi ci restituisce molti capolavori», ha spiegato Mazzocca. «La vicenda degli scavi di Pompei ed Ercolano è legata al Grand Tour ed è molto ben documentata in mostra».
«Il Grand Tour è un’occasione per riflettere sull’Italia in rapporto all’Europa», ha detto Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo. «Oggi come allora l’Italia continua a essere fucina di civiltà e innovazione».
Presenti all’inaugurazione della mostra anche il sindaco di Milano Beppe Sala e il ministro della Cultura Dario Franceschini. Oggi, ha ricordato Sala, Milano continua a essere «meta del turismo di formazione di tanti giovani architetti che arrivano qui per studiare l’architettura del Novecento». Non più solo le élite di intellettuali come nel Grand Tour, ma in numeri più ampi.
Numeri sui quali scommette ora il ministro Franceschini per la ripresa del turismo italiano dopo la pandemia. «Dovremmo essere orgogliosi di pensare che generazioni e generazioni, per qualche secolo, per formarsi e per completare la loro formazione dovessero venire in Italia», ha detto. «Credo che ci sia un’indicazione anche da questo punto di vista: il turismo tornerà, è già in parte tornato; tornerà imponente come prima e con numeri ancora più forti, e con preoccupazioni ancora più grandi, perché fino al 2019 parlavamo di overbooking, di ticket d’ingresso in alcuni luoghi delle città d’arte italiane, di sovraffollamento. Quale tipo di turismo vogliamo? Il turismo low cost, quello che non approfondisce, non consuma, non porta neanche ricchezza, passa e va, o viceversa il turismo colto, fatto di viaggiatori, di persone che sono in grado di venire, di capire, di immergersi in un’esperienza autentica, di rispettare la fragilità del nostro patrimonio storico-artistico? Questo noi dobbiamo portare, fare conoscere l’Italia, farla conoscere tutta e invitare a venire in Italia per formarsi».