L’ex ministro Gaetano Manfredi, da poco eletto sindaco di Napoli, spiega a Repubblica che sulla buona riuscita del Piano nazionale di ripresa e resilienza nelle regioni meridionali incombe un pericolo: «Ora che abbiamo oltre 80 miliardi per il Sud, c’è il rischio concreto che non saranno mai spesi, per l’impossibilità di tanti Comuni del Mezzogiorno di presentare i progetti del Recovery per mancanza delle strutture tecniche. Napoli è il caso più emblematico e non può essere abbandonata».
Alla guida di un Comune con i conti in rosso e una macchina amministrativa disastrata, Manfredi chiede al governo 200 milioni l’anno per cinque anni e la possibilità di fare almeno mille assunzioni. «Napoli può risollevarsi sul serio: ora o mai più. Ma questo processo deve essere accompagnato dal governo con un forte intervento nella Finanziaria», spiega il sindaco. Altrimenti, è pronto a dimettersi dal suo incarico.
«Ipotizziamo un intervento di 200 milioni l’anno per la spesa corrente, per cinque anni», dice. «E abbiamo bisogno di almeno mille unità tra personale tecnico per il Pnrr, informatici, vigili urbani, impiegati, dirigenti. Per questo, ho proposto: si inauguri un Pnrr delle città, si instauri una cabina di regia, vogliamo sottoporci a una verifica costante con il governo, con il Mef. Non un controllo contabile, sia chiaro, ma una verifica sui processi. Abbiamo tutti il dovere di farlo: innanzitutto perché Napoli vive una fase di fiducia e di collaborazione. Dopo due lustri in cui è prevalsa l’anima anarchico-ribellista, io ho fatto appello invece alla sua indole europea, concreta, operosa. E la città ha risposto con slancio: il 63 per cento».
Quello che ha trovato al suo insediamento, spiega, è «una situazione inimmaginabile. Sotto due profili. Primo: un enorme problema di personale, non ho neppure un dirigente in area tecnica. Secondo: una totale disorganizzazione dei servizi. Il Comune oggi non è in grado di sviluppare progettazione in proprio. E stiamo già pagando un prezzo molto alto sul Pnrr. In generale abbiamo presentato pochi progetti per accedere ai fondi del Recovery Plan. Sul bando della ristrutturazione delle scuole, ad esempio, neanche una domanda. Nonostante la gravissima situazione in cui versano tante strutture».
Dieci anni fa il Comune aveva intorno ai 12mila dipendenti, oggi poco più di 4mila. «Tanti servizi hanno un unico dirigente», dice. «È impossibile governare la città se non possiamo mettere risorse per la manutenzione ordinaria delle scuole, occuparci del verde, incrementare progetti del Recovery Plan, consentire straordinari ai vigili urbani. Abbiamo la più bella metropolitana del mondo ma non ci sono treni a sufficienza, e i bus sono pochissimi. E il grande paradosso è che questa paralisi si manifesta proprio quando c’è una pioggia di miliardi destinata al Sud. Soldi che, però, rischiano di non arrivare mai sui territori, e di non essere mai spesi».
Manfredi dice di aspettarsi risposte dal governo «non oltre la Finanziaria. Mi aspetto un intervento». E se il governo non rispondesse, «non credo che si potrebbe andare avanti in queste condizioni». E quindi «farei una valutazione con i cittadini e le forze politiche. Devo dare risposte. Non possiamo ingannare i napoletani, che si sono espressi con una scelta netta. È come fare la Formula 1 senza benzina. Una Napoli che fallisce non è nell’interesse di nessuno».
E se non andasse secondo le sue attese, «sarebbe un tradimento della città e degli elettori. Ma sono sereno e fiducioso. Qui sono in gioco non solo Napoli, ma la Città Metropolitana – 4 milioni di abitanti – e il sistema-Italia. Se il Pnrr fallisce nei nostri territori, viene messo in discussione l’intero patto tra il Paese e l’Europa».