A Biella, come in tutte le città di provincia girano sempre gli stessi nomi. Solo che qui sono nomi di risonanza internazionale come Sella, Zegna, Pistoletto, o Menabrea. Li si incontra in ogni iniziativa, in ogni progetto, in un intreccio perfettamente glocal che è il fascino tutto particolare di un centro che sa tenere insieme tradizione e innovazione, dai formaggi delle Alpi biellesi al riso, e dove la volontà condivisa è tenere insieme, aggiungere, accrescere, invece di eliminare.
Così è successo nel centro storico dove ha sede dal 1846 il più antico birrificio italiano in attività, un marchio che ha mantenuto il cognome dei fondatori, Menabrea, che è ancora oggi affidato alla quinta generazione dei loro discendenti e che vanta l’uso esclusivo dell’acqua delle sorgenti delle alpi circostanti e in particolare di quelle del vicino santuario di Oropa.
E che, malgrado la diffusione dal 1991 sia legata al gruppo Forst e quindi internazionale, ha conservato la sua collocazione originaria. Accanto ai nuovi impianti, infatti, resta lo stabilimento storico, oggi Casa Menabrea, un museo dedicato alla storia e agli strumenti della preparazione della birra, mentre dalle antiche stalle è stato ricavato un ristorante tipico, unico luogo dove si può degustare la birra cruda, oltre ovviamente a tutte le altre tipologie. Poco lontano, un altro “sottoprodotto” della Menabrea, il formaggio Sbirro, nato dalla collaborazione con un’altra azienda di famiglia, Botalla, prodotto artigianalmente con il latte biellese di Pezzata rossa di Oropa e Bruna alpina e con la Menabrea. Due produzioni parallele: da una parte le cantine di stagionatura dei formaggi e dall’altra le cisterne di fermentazione della birra.
Lo stesso legame di antiche tradizioni familiari e imprenditoriali è alla base di una iniziativa nata nel febbraio 2020, ma che sta prendendo davvero il via ora, la Fondazione Biellezza, che nasce sul modello della Wellness Valley in Romagna per unire tutti i settori di promozione del territorio in un progetto che da un lato garantisca attraverso il potenziamento delle proprie attrattività turistiche una crescita sostenibile del territorio, e dall’altro migliori la qualità della vita dei residenti.
Anche qui, tra promotori, finanziatori e sostenitori, i soliti nomi, dalla Banca Sella a Paolo Zegna a Michelangelo Pistoletto, attivo in città con la fondazione a lui intitolata, che gestisce il centro culturale Cittadellarte. Tra i vari settori di intervento non manca l’attenzione al settore dell’accoglienza e della gastronomia, compresa la preparazione di nuove figure professionali in collaborazione con l’Istituto alberghiero trentino di Rovereto.
Infine per scoprire la città e i dintorni, dallo storico Piazzo, il borgo che domina il centro e si raggiunge anche con una funicolare, fino ai percorsi nella natura delle valli montane, ci si può affidare a Discover Biella, il sito del Consorzio turistico Biella Accoglie, che unisce alberghi e ristoratori e segnala e organizza visite, esperienze, eventi ristoranti, cantine, raccontando i prodotti tipici e le eccellenze del territorio.
Piatti di sana tradizione piemontese a km zero dove Biella rivela la sua anima montagnina puntando all’abbinamento tra la polenta e i formaggi di alpeggio o la sposa al riso delle pianure in piatti come la “pulenta cunscia” e il “ris an cagnun”. Ogni valle produce tome Dop con caratteristiche proprie e le variazioni sul tema sono tutte valide, anche se la più rinomata è la polenta e moja, specialità del ristorante La rosa bianca di Piedicavallo, in Valle Cervo. Un’occasione, anche, per visitare un autentico borgo walser. Piedicavallo infatti, con Rosazza, Andorno, Oropa e altri centri della valle, fa parte de La Bürsch e confina con altre due comunità walser, quella di Gressoney e quella della Valsesia.
E il Biellese offre molto altro ancora, come, tra i tanti, il curioso Pan d’Oropa, un dolce da forno a base di fecola e cioccolato ideato dalla pasticceria Ferrua nel 1935 in occasione della guerra di Etiopia per i soldati biellesi.