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Un ponte tra istruzione e impreseScommettere sull’apprendistato per far crescere il lavoro in Italia

«Nel nostro Paese ci sono sistemi di inserimento nel mercato del lavoro poco strutturati. L’apprendistato, invece, garantisce che l’inserimento e la crescita delle competenze avvengano in maniera coerente e strutturata» spiega David Rodríguez Calvo, Apprenticeship project manager di Adecco. Dal 2012, la società ha assunto in staff leasing oltre 4mila apprendisti, lavorando con le scuole, le aziende e i giovani

(Unsplash)

È una delle formule contrattuali che favoriscono maggiormente l’incontro tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro. Uno degli strumenti più efficaci per costruire le professionalità richieste dal mercato, oltre che per contrastare i tassi elevati di disoccupazione e inattività giovanile. Eppure l’apprendistato, nel nostro Paese, non è solo poco utilizzato, ma anche poco conosciuto.

Secondo i dati contenuti nell’ultimo report di Inapp e Inps, gli apprendisti, in Italia, nel 2018 (anno a cui risalgono i dati più recenti a disposizione) erano 494.758, in aumento del 15,2% rispetto al 2017. Numeri in lenta crescita, ma ancora molto bassi. E trainati soprattutto da una sola tipologia di apprendistato, quello di secondo livello o professionalizzante, che da solo copre il 97,5% del totale.

Ma i contratti di apprendistato duale, quello che sarebbe più indicato per costruire percorsi di integrazione e alternanza tra scuola, università e lavoro, restano una quota residuale: quelli di primo livello nel 2018 erano solo 10.994 (il 2,2% del totale), quelli di terzo livello si fermavano addirittura a 960 (lo 0,2% del totale).

«Nel nostro Paese ci sono sistemi di inserimento poco strutturati. L’apprendistato, invece, è una formula contrattuale che garantisce che l’inserimento nel mercato del lavoro e la crescita delle competenze avvengano in maniera coerente e strutturata», spiega David Rodriguez Calvo, Apprenticeship project manager di Adecco. «Inoltre, nel caso dell’apprendistato duale, la responsabilità formativa viene condivisa tra l’ente formativo e l’azienda».

I nodi per il mancato decollo di questa formula sono burocratici, ma anche culturali. Sia per le aziende, sia per scuole e università, non sempre in grado di modificare le modalità di formazione e i sistemi di valutazione. Tant’è che, come confermano i dati, si preferiscono in gran parte i tirocini extracurriculari, che nel 2018 sono stati oltre 351mila.

E in questo ingranaggio imperfetto, Adecco si inserisce come facilitatore per la costruzione di ponti tra il mondo dell’istruzione e quello delle imprese. «Attraverso lo staff leasing, siamo datori di lavoro su tutto il territorio nazionale e in tutti i segmenti del mercato», spiega Rodriguez Calvo. «Da anni investiamo sulle nuove generazioni, assumendo i giovani e prendendoci cura della loro formazione e carriera ancora prima del conseguimento del diploma». Dal 2012, Adecco ha assunto oltre 4mila apprendisti delle tre tipologie, di cui quelli attualmente attivi sono 1.600. La maggior parte in apprendistato professionalizzante, oltre 200 di primo e terzo livello.

Allo stesso tempo, come player del mondo del lavoro che conta oltre 55mila lavoratori e 11mila clienti in tutta Italia ogni settimana, il Gruppo possiede una solida conoscenza del mercato e delle normative che permette di intervenire in una serie di problematiche che spesso scuole, Its e università da soli non riescono ad affrontare. «Le aziende, ogni giorno, ci chiedono profili che sul mercato non sono disponibili», dice Rodriguez Calvo. «Dall’altra parte ci sono istituzioni formative che potrebbero essere in grado di erogare le competenze necessarie, ma che, da sole, non riescono a farlo. Se per i giovani siamo datori di lavoro, per la scuola e le aziende siamo, dunque, facilitatori. Costruiamo i progetti dalla a alla zeta, supportando gli enti di formazione nell’adeguamento dei programmi, ma anche degli spazi e degli strumenti necessari, e orientando i giovani e le famiglie nelle loro scelte. Il nostro intervento serve a far sì che il progetto sia realizzabile attraverso un’integrazione ottimale tra attività in aula e in azienda, con l’obiettivo finale di portare i ragazzi all’ottenimento del titolo di studio o della qualifica professionale».

Un obiettivo di straordinaria importanza per le giovani generazioni italiane, soprattutto dopo l’esperienza della pandemia. «La didattica a distanza e il lockdown hanno portato molti ragazzi a essere meno interessati alla prosecuzione degli studi, preferendo approcciarsi direttamente al mondo del lavoro. Ciò ha comportato un rischio di dispersione scolastica per i più giovani», racconta Rodriguez. «Davanti a un mercato in cui se hai, per esempio, un diploma di meccanica o informatica trovi immediatamente lavoro, molti non sono incentivati a continuare a studiare. L’apprendistato duale implica, invece, un vero rapporto di lavoro, con un contratto a tempo indeterminato a tutti gli effetti, che però permette di proseguire gli studi. Il giovane diventa un lavoratore, ma allo stesso tempo studia e ottiene un titolo di alto livello».

Adecco lavora in tutta Italia, da Nord a Sud, con diversi progetti pilota che sorgono e si sviluppano di anno in anno. «Le iniziative che abbiamo costruito nascono per essere portate avanti con continuità: spesso vediamo seconde e terze edizioni di progetti che, ormai, sono diventati parte integrante del territorio», dice Rodriguez.

Tra i progetti più recenti, c’è quello avviato presso l’Istituto tecnico superiore Tagss della filiera agroalimentare di Sassari, in Sardegna. Qui Adecco, insieme a diverse aziende del settore delle conserve ittiche, ha lanciato la prima edizione del corso Its per l’automazione e i sistemi meccatronici della filiera agroalimentare, che coinvolgerà 22 neodiplomati. «Nella regione non c’era un percorso dedicato alla meccatronica nel settore agroalimentare, nonostante le richieste di figure specializzate che arrivavano dal mercato», spiega Rodriguez. «Parliamo di un territorio in cui i ragazzi, solitamente, o lavorano come stagionali del turismo o si trasferiscono altrove. In questo modo, quindi, si ragiona globalmente ma si agisce localmente, con un’azione che ha anche un valore dal punto di vista sociale».

All’Istituto di Istruzione Superiore Statale di Sacile e Brugnera, in provincia di Pordenone, per il terzo anno consecutivo è partito invece il progetto di apprendistato duale per la formazione dei futuri esperti in manutenzione e assistenza tecnica, coinvolgendo diverse aziende del territorio e colmando così il gap tra le competenze fornite dalle scuole e quelle richieste dalle imprese.

Altri progetti sono stati avviati a Lanciano, dove Adecco è socio fondatore del Its “Sistema Meccanica” e a Bari, dove parte la seconda edizione di un percorso Ifts che aiuterà a formare oltre 40 giovani diplomati e laureati, su competenze professionali strategiche e non reperibili sul territorio.

«Sono progetti unici dal punto di vista della struttura», spiega Rodriguez. «Investiamo sui ragazzi, li assumiamo e alterniamo momenti di formazione in aula e in azienda. E i numeri ci dicono che questa modalità funziona: il 98% dei ragazzi, una volta terminato il periodo di apprendistato, resta a lavorare nelle aziende. Con il valore aggiunto di poter esser seguiti da Adecco lungo tutto il percorso di carriera, per potenziare e aggiornare costantemente la loro occupabilità».

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