Forse ha ragione Allison Pearson, che ieri sul Daily Telegraph pregava i suoi colleghi della stampa britannica di non chiamare «ribelli» i parlamentari conservatori che martedì hanno votato contro il green pass e le altre misure anti-Covid, peraltro assai blande, tardivamente varate dal governo di Boris Johnson. Al contrario, quelli sarebbero i «veri conservatori», mentre sarebbero gli altri, coloro che hanno votato «this repellently un-British measure», scrive Pearson, «i traditori della nostra filosofia».
A proposito di filosofia, faceva una certa impressione notare come gli argomenti dei ribelli (o dei «veri conservatori», se preferite, insomma di quelli che hanno votato contro il mini-green pass di Johnson), apparissero perfettamente complementari a quelli adoperati da Massimo Cacciari, sempre ieri, sulla Stampa.
Colpiva la simmetria tra i parlamentari conservatori secondo i quali le misure restrittive «minacciano di consolidare uno slittamento permanente nell’equilibrio dei poteri tra governo e popolo britannico», da un lato, e dall’altro il filosofo italiano che denuncia l’emergere di «una visione del mondo, che è quella dei grandi sistemi dell’informazione, della comunicazione, della logistica, che è quella dei vari Bill Gates che hanno parlato durante la pandemia come fossero a capo di un governo mondiale».
Certo, i primi vedono la libertà dell’individuo minacciata dall’ingerenza dello stato, dipinto come una nuova Unione sovietica; il secondo utilizza tutt’altro lessico e fa riferimento a tutt’altro immaginario. Per lui la minaccia è rappresentata dal capitalismo internazionale, da Bill Gates e Big Pharma. Ma il succo è quello: piantare i piedi – come hanno fatto gli «eroi» di Pearson – per impedire la discesa nel «piano inclinato verso l’autoritarismo».
Può darsi che la giornalista britannica non sappia nulla delle opinioni e dell’opera di Cacciari, ma dovrebbe sapere che ha almeno un altro eroe, il cui nome le suonerà più familiare: Jeremy Corbyn. L’ex segretario del partito laburista, proprio come certi politici italiani (di destra), non ha mai voluto dire se sia vaccinato, in compenso si è schierato pubblicamente contro il «Covid pass» e anche contro l’obbligo vaccinale per il personale sanitario, perché «entrambe le misure sono controproducenti e creeranno divisione mentre abbiamo bisogno di cooperazione e unità».
È una posizione che ricorda quella assunta dalla Cgil di Maurizio Landini (e dagli altri sindacati) contro il green pass sui luoghi di lavoro, portata però da Corbyn a ben più estreme conseguenze. Anche perché, se il Labour di Keir Starmer non avesse votato a favore, con ben 98 conservatori a votare in dissenso dal primo ministro, le misure non sarebbero passate. Nonostante la Gran Bretagna si trovi nel pieno di una preoccupante impennata di contagi, anche a causa della nuova variante Omicron.
Ecco dunque una buona domanda per la sinistra italiana, e per i tanti intellettuali che in questi anni le hanno indicato Corbyn come modello: chi ha ragione, chi in questi due anni ha sostenuto che la pandemia rilanciava il ruolo della politica e dello stato, la sanità pubblica, la solidarietà sociale, vale a dire tutti i principi fondamentali della sinistra? O ha ragione Corbyn, che dice sostanzialmente quello che in Italia dice Giorgia Meloni e che fino a ieri diceva anche Matteo Salvini (e che tanti leghisti dicono ancora, ma decidete voi se chiamarli «veri leghisti» o «leghisti ribelli»)? Il green pass e le altre misure decise a tutela della salute pubblica sono il cuore di una politica di sinistra, che ha come priorità il benessere di tutta la società, o sono l’inizio di un pericoloso scivolamento verso l’autoritarismo?
Trattandosi di questioni, letteralmente, di vita o di morte, che chiamano in causa i principi fondamentali della politica, come la nostra concezione di libertà e responsabilità, non trovo persuasivo l’argomento di chi vede nelle divergenze su queste materie all’interno degli schieramenti un problema marginale. Penso al contrario, e tanto più se la pandemia ci farà compagnia ancora per qualche tempo, che tali questioni diverranno sempre più dirimenti e finiranno per determinare cosa intenderemo in futuro con destra e sinistra, conservatori e progressisti, o comunque decidiamo di chiamarli.
La mia personale opinione è che tutto questo confermi come l’idea stessa di un populismo di sinistra sia un pericoloso imbroglio, che finisce sempre per fare il gioco della destra più radicale. E prima ce ne rendiamo conto e meglio è. Dunque ha ragione Allison Pearson, convinta sostenitrice della Brexit, nel dire che i parlamentari che hanno votato contro le misure anti-Covid di Johnson – compreso Corbyn, aggiungo io – sono i veri difensori dei valori fondamentali e dell’autentica filosofia di chi lo ha votato nel 2019.