Sound of silenceIl Pd rispolvera la Zan, piuttosto che scoprire le carte su ciò che conta

Letta parla raramente e quando lo fa tocca sempre gli stessi temi. Ora per mostrare un po' di iniziativa politica è ritornato sui temi dei diritti civili, riproponendo la legge contro l’omotransfobia

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Un osservatore malevolo potrebbe dire che visto che non riesce a parlare dei temi in agenda, Enrico Letta punta su un cavallo di battaglia come la legge Zan, come quei cantanti non tanto in serata che preferiscono andare sulle hit del passato. Oddio, a dire la verità, la legge Zan per il Partito democratico non è esattamente un brano di successo, visto com’è finita al Senato solo pochi mesi fa, però mantiene una sua presa su un pezzo di elettorato. In positivo invece va ricordato che Letta lo aveva detto subito, tra 6 mesi la riproporremo, e dunque adesso non fa altro che mantenere l’impegno. 

E intende rispettarlo alla grande, con una «mobilitazione» con tappe importanti (sotto forma di Agorà che – ormai si è capito – servono un po’ a tutto) nelle più grandi città, con l’obiettivo di realizzare nella tarda primavera 2022 ciò che non si poté realizzare nel primo autunno 2021, quando la legge contro l’omotransfobia fu impallinata al Senato da una trentina di franchi tiratori, con Italia viva accusata di tradimento nel mirino del Pd, e il Pd nel mirino di Italia viva per non aver voluto accettare mediazioni sul testo uscito dalla Camera. 

Una mossa a sorpresa, questa del Nazareno, su una questione totalmente fuori dall’agenda. D’altra parte sul Quirinale, cioè il primo punto della suddetta, Letta ha scelto questa sorta di sound of silence, si muove e non si muove, parla e non parla – mentre tutti gli altri, magari a vuoto, si muovono eccome – ed è per questo che al segretario vengono attribuite le tattiche più disparate e le finalità più diverse: un atteggiamento che nel partito suscita il dubbio che forse Letta una linea vera sul Quirinale non ce l’abbia proprio e che attenda di vedere gli eventi. 

Abbastanza marginale anche sui temi sociali, anche se in Senato c’è il solito grande impegno sulla legge di Bilancio, il Pd ha storto il naso dinanzi allo sciopero generale della Cgil scoprendo il fianco a sinistra, che è una di quelle cose che Letta vuole sempre evitare; e sulla lotta alla pandemia da sempre i dem rinviano alle scelte di Mario Draghi, di Roberto Speranza, del Comitato tecnico scientifico e quant’altro senza particolari distinguo (anche se ieri Stefano Bonaccini forse interpretando la segreteria ha preso le distanze dall’idea di tamponare i vaccinati che partecipino a eventi o vadano nei ristoranti).

Insomma, in un quadro che pur vede il Pd superare nei sondaggi il maledetto 20% («Anche se non facciamo niente cresciamo», ci ha detto un esponente di punta), si avverte una certa mancanza di iniziativa del segretario e dei suoi uomini. Nulla di meglio perciò che rilanciare il proprio profilo identitario sul tema dei nuovi diritti che secondo il Nazareno sono in sintonia con gli orientamenti della società molto più dei politicismi degli altri partiti e partitini. 

Bentornata dunque la legge Zan che, secondo Letta, ha messo il Parlamento in una condizione di inferiorità culturale e valoriale rispetto al Paese reale, una legge Zan che il segretario immagina come intoccabile nei suoi principi di fondo (Matteo Renzi è avvertito), dall’identità di genere alla informazione nelle scuole. Bentornata Zan, anche e soprattutto se in primavera ci dovesse essere la campagna elettorale: sarebbe un’ottima carta acchiappavoti. E chi può escludere che il silenzioso Enrico Letta non abbia pensato anche a questa evenienza? 

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