È stata sua l’idea , nel 2018, di dare vita all’Associazione per Milano per supportare l’amministrazione cittadina e la Caritas ambrosiana nel supporto delle fasce di popolazione con problemi economici e di emarginazione sociale, oggetto di maltrattamenti o colpite da disabilità.
Con 700mila euro già raccolti, l’associazione è un esempio di mecenatismo legato a doppio filo con la solidarietà sociale che Stefano Achermann ha sempre coltivato, e che ammette di avere trovato altrettanto radicata nella cultura milanese.
Una comunanza di intenti – anzi, un’identificazione di valori – che ha portato Achermann a vedersi assegnato l’Ambrogino d’oro nel 2019, e proprio in questi giorni il riconoscimento della Grande guglia della Grande Milano, premio che viene dato ogni anno dal Centro studi Grande Milano a personalità che hanno reso onore alla città.
Nato a Roma nel 1969, si è laureato in Economia alla Sapienza. Nel 1996 ha fondato Europa Forum Consulting, una startup che opera nell’ambito dell’internet management consulting e offre a grandi istituti finanziari servizi innovativi per l’utilizzo del web. Da lì è un crescendo di carriera imprenditoriale e dirigenziale: nel 2005 è diventato amministratore delegato di Efc, e due anni dopo è stato chiamato a guidare l’intero reparto Information technology del gruppo Capitalia, per poi passare a DataService, all’interno della quale crea BeConsulting.
E intanto Stefano Achermann diventa sempre più milanese.
A Milano si sente di far parte di una stessa identità, improntata su una certezza: chi si impegna con spirito pubblico raggiunge gli obiettivi. Applicato all’amministrazione della città, questo spirito fa sì che un sindaco non annulli mai le cose costruite da chi l’ha preceduto, ma parta da esse, migliorandole e aggiungendo un altro pezzo. Quando parliamo di interventi civici, opere urbane complesse, riqualificazioni e interventi sociali, o assumi questo atteggiamento o semplicemente non riesci a realizzare i progetti.
È necessario disegnare un cammino coerente, magari partendo dalla formazione, dalle nuove generazioni. Leggo in questo senso il suo primo progetto, quel “Giovani talenti e futuro”, che nel 2013 ha creato a Milano 50 borse di studio per ragazzi con talento che non avevano risorse per accedere a scuole di eccellenza…
La chiave è sollecitare chi dalla città ha già avuto molto, affinché si produca per dare agli altri. A Milano questa azione trova una risposta certa. Ma attenzione: tutto passa dal fare cose di concerto con altre persone. Bisogna respingere la tentazione di voler essere leader e l’ansia di volersi mettere in mostra per proprio conto.
C’è però un punto critico, sul quale del resto l’amministrazione attuale ha progettato un impegno forte: un doppio passo, caratteristico un po’ di tutte le realtà metropolitane. Un centro urbano che avanza ad alta velocità e delle periferie che percepiscono uno svantaggio. Come può intervenire il “mecenatismo sociale”?
Creando opportunità, per quanto riguarda i progetti che coinvolgono soprattutto le nuove generazioni e chi sta ai margini. Le operazioni di offerta di formazione con borse di studio e la collaborazione con realtà come Caritas vanno chiaramente in questo senso. Poi c’è la questione strutturale: e qui i progetti di housing e riqualificazione possono imprimere una svolta determinante. Ecco, Milano offre anche questo nel suo spirito: la capacità di interventi complessi, su più fronti, contemporaneamente.
Dopo l’Ambrogino d’oro, ora è la volta della Grande Guglia, un riconoscimento importante. Più da uomo d’impresa o da uomo di solidarietà?
Davvero non c’è differenza. Ed è Milano stessa a consentirlo, con quello spirito unico di “agire per il bene comune” che la anima. E che me ne ha fatto innamorare.