Sotto il segno dei PesciGli studenti in tutù, il prof complottista e la scomparsa degli adulti

Il filone degli adolescenti buoni e giusti contro i docenti cattivi e retrogradi ha stufato. Sono lieta che i minorenni abbiano la volontà di cambiare il mondo e che ne mettano in piedi la rappresentazione abbellita con pretesti, ma mi stupisce leggere persone in teoria mature che danno loro ragione

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Prima o poi dovremo fare i conti con il fatto che nessuno dica più la verità. Ci siamo ridotti a dire quello che le persone vogliono sentirsi dire, poco importa che siano sconosciuti o parenti o la famiglia che ci siamo scelti, famiglia che spesso coincide con la nostra timeline di Twitter. Non c’è più nemmeno margine per affrontare una discussione, quindi preferiamo non farla soprattutto in virtù del fatto che è gratis: dove sono i sindacati a tutelare il nostro diritto all’indolenza? Questo c’entra con il fatto che ci sentiamo in dovere di avere un’opinione su tutto, ma il nostro non è un rapporto consensuale con il mondo, anche se ci sembra incredibile che l’universo non collassi senza la nostra opinione.

Ho pensato che il professore che si è rifiutato di fare lezione agli studenti in gonna e tutù avesse ragione. Ma proprio ragione piena. Riuscirò ancora a guardarmi allo specchio? Perché non mi vergogno? Forse sto iniziando a percepirmi reazionaria? Fascista l’ho già detto? Al liceo la mia professoressa di storia e filosofia era una suora laica. Abbiamo passato un quadrimestre su San Tommaso D’Aquino che per carità, persona squisita, però dopo 4 mesi mi sembrava che la prova ontologica dell’esistenza di Dio fosse il soffitto che non crollava. Abbiamo saltato Freud, peccato perché anche lui era persona squisita, ma l’ho scoperto da sola.

Ho pensato che la scuola che ha dato ragione agli studenti sia la grande metafora di cui non sentivamo la mancanza. Ho pensato che mettersi il tutù durante la giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne fosse offensivo, ma c’è anche da dire che sono dei Pesci e che mi offendo per tutto. Ho pensato che esprimere solidarietà indossando sottane fosse lunare. Ho pensato che non dovrebbe un liceale farmi la morale, e il liceale che cerca di farmela un po’ mi offende (vi ho già detto che sono dei Pesci?).

Sono lieta che i minorenni abbiano la volontà di cambiare il mondo e che ne mettano in piedi la rappresentazione abbellita con pretesti, io a sedici anni scendevo in piazza per la Palestina, figuriamoci, ma lo stupore che mi coglie leggendo gente adulta che dà loro ragione mi fa sentire inadeguata. Poi cosa, vogliamo dare il diritto di voto ai sedicenni? Ah già. Ma forse basterebbe vietare l’uso dei social agli insegnanti, e non mi sembra nemmeno male l’idea del ritorno alle divise per gli studenti.

Ma che opinioni ho? Che madre sono? Forse ho un malore, forse di impresentabilità si può morire, chiamate il prete che mi devo confessare. Ho pensato che bisognerebbe insegnare giurisprudenza già alla materna. Ho pensato che non fosse così improbabile l’ipotesi di istituire un carcere infantile, piccole celle per piccoli reati perpetrati con piccole mani. Mio figlio l’altro giorno mi ha chiesto a che età i bambini possono andare in galera, e la notte stessa mi è apparsa in sogno Doretta Graneris. Un caso? Ho pensato che i giornali sono pieni di notizie sulla scuola, sarà che è la nuova cronaca nera, sarà che oggi Buzzati non parlerebbe di Rita Fort ma dei liceali, sarà che è abbastanza immedesimabile tutto il filone degli studenti buoni e giusti contro i professori cattivi che non capiscono il mondo.

Ci sono gli studenti in rivolta perché non possono presentarsi con i piercing e le unghie lunghe, ci sono le ragazze che hanno protestato contro l’insegnante di educazione fisica perché ha detto loro che non potevano far lezione in top, aspettate che in un attimo di lucidità cancello quello che volevo aggiungere, mandate via il prete. Il professore che ha contestato il tutù potrebbe essere sospeso. Prendersela con le parole è l’unica cosa da fare per evitare di alzarci dal divano. Infilarsi una gonna è più facile che aiutare la vicina di casa che urla. Ogni opinione ne esclude altre mille: è canzonetta, è matematica, è filosofia, è esistenza, ma capisco che se passi il tempo a rivendicare il diritto di essere te stesso e non a studiare non sia così immediato. Chiedo scusa, evidentemente non sono in me, per piacere dite al telegiornale che salutavo sempre, che ero una brava persona.

Poi però ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare. Sono andata a leggere il profilo Facebook del professore. Parla di complotti, banche e banchieri, Big Pharma, Pillon, c’è proprio tutto il catalogo. Mi chiedo: il fatto che le sue idee siano ai miei occhi orrende rende in automatico giusta la sua ipotetica sospensione e sbagliato quello che ha fatto? Non ho una risposta, ma nel dubbio sono pronta a ritrattare.

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