Sbagliato rimandare più avanti la terza dose. Assurdo aspettare per fare il rischiamo. Lo dice Guido Rasi, il microbiologo ora consigliere del generale Figliuolo presso la struttura commissariale, al Corriere. E lo ripete pure alla Stampa Fabio Ciciliano, medico della Protezione Civile e della Polizia di Stato, da quasi due anni componente del Comitato tecnico-scientifico.
«Non c’è più spazio per le incertezze. La terza dose fa compiere un salto di qualità alla nostra immunità. È dunque importantissimo non rimandare», dice Rasi. In Israele «dopo aver completato il giro delle seconde dosi, è stata osservata nella popolazione un’impennata di nuove infezioni attribuibili al calo dell’immunità a partire dai 6 mesi successivi alla somministrazione del primo ciclo completo. Il governo è corso ai ripari col programma di richiami e la situazione si è nuovamente normalizzata».
Rasi spiega che «si è visto che il livello di anticorpi dopo la terza iniezione sale rapidamente, in pochissimi giorni, e crea una difesa quasi immediata. È come se il nostro sistema immunitario fosse già preparato ad accogliere il rinforzo e a farsene scudo. Salgono velocemente gli anticorpi e viene data una sferzata alle cellule della memoria».
Ecco perché non bisogna rimandare il richiamo, magari facendo il test degli anticorpi prima di decidere. «No, come abbiamo più volte ripetuto, i test di routine offerti dai laboratori privati non sono utili per svelare i valori di anticorpi da correlare allo stato di protezione immunitaria. Altra cosa è che queste indagini siano condotte ai fini di ricerca», dice Rasi. «È bene cautelarsi per anticipare la discesa dell’immunità e mantenere costante la protezione. Tante cose le abbiamo capite confrontandoci con la realtà sul campo». Anche perché i vaccini ci sono: «A livello produttivo mondiale non sono stati segnalati problemi di invii. Ora abbiamo 8 milioni di dosi e altre ne arriveranno».
Lo dice anche Ciciliano, raccomandando agli anziani di non aspettare per il richiamo: «Dopo aver completato il primo ciclo vaccinale, non ha senso ritardare il richiamo, specie per chi è più fragile. Credo sia necessario comunicarlo nel modo più chiaro possibile, con il ruolo fondamentale dei medici di famiglia, che conoscono i loro pazienti e sanno come stimolarli».
Certo, dice, la durata più lunga del Green Pass «non rappresenta un incentivo, come lo è, invece, il super Green Pass per i non vaccinati. Si pensava che chi ha già aderito alla campagna fosse ormai inserito in un percorso, ma stiamo vedendo che non per tutti è così. Bisogna chiarire alle persone che la capacità immunologica del vaccino e la validità amministrativa del Green Pass sono due cose molto diverse. La terza dose è fondamentale, con qualunque vaccino».
L’altra questione è la diffidenza nei confronti di Moderna: pur di ricevere Pfizer, c’è chi è disposto ad aspettare un mese. «In alcune realtà c’è più disponibilità di dosi Moderna, ma non ha alcun senso preferire l’uno o l’altro: non funziona come con la pasta, che se ne metti tipi diversi si sbaglia la cottura», dice Ciciliano. «Parliamo di due vaccini quasi identici, entrambi a mRNA, l’unica differenza è che con Moderna la terza dose è dimezzata. Anche qui serve una comunicazione corretta per tranquillizzare le persone».