BoosterSbagliato rimandare o aspettare per la terza dose, dicono gli scienziati

«È come se il nostro sistema immunitario fosse già preparato ad accogliere il rinforzo e a farsene scudo. Salgono velocemente gli anticorpi e viene data una sferzata alle cellule della memoria», spiega Guido Rasi. Ciciliano (Cts): «La capacità immunologica del vaccino e la validità amministrativa del Green Pass sono due cose molto diverse»

Unsplash

Sbagliato rimandare più avanti la terza dose. Assurdo aspettare per fare il rischiamo. Lo dice Guido Rasi, il microbiologo ora consigliere del generale Figliuolo presso la struttura commissariale, al Corriere. E lo ripete pure alla Stampa Fabio Ciciliano, medico della Protezione Civile e della Polizia di Stato, da quasi due anni componente del Comitato tecnico-scientifico.

 

«Non c’è più spazio per le incertezze. La terza dose fa compiere un salto di qualità alla nostra immunità. È dunque importantissimo non rimandare», dice Rasi. In Israele «dopo aver completato il giro delle seconde dosi, è stata osservata nella popolazione un’impennata di nuove infezioni attribuibili al calo dell’immunità a partire dai 6 mesi successivi alla somministrazione del primo ciclo completo. Il governo è corso ai ripari col programma di richiami e la situazione si è nuovamente normalizzata».

 

Rasi spiega che «si è visto che il livello di anticorpi dopo la terza iniezione sale rapidamente, in pochissimi giorni, e crea una difesa quasi immediata. È come se il nostro sistema immunitario fosse già preparato ad accogliere il rinforzo e a farsene scudo. Salgono velocemente gli anticorpi e viene data una sferzata alle cellule della memoria».

 

Ecco perché non bisogna rimandare il richiamo, magari facendo il test degli anticorpi prima di decidere. «No, come abbiamo più volte ripetuto, i test di routine offerti dai laboratori privati non sono utili per svelare i valori di anticorpi da correlare allo stato di protezione immunitaria. Altra cosa è che queste indagini siano condotte ai fini di ricerca», dice Rasi. «È bene cautelarsi per anticipare la discesa dell’immunità e mantenere costante la protezione. Tante cose le abbiamo capite confrontandoci con la realtà sul campo». Anche perché i vaccini ci sono: «A livello produttivo mondiale non sono stati segnalati problemi di invii. Ora abbiamo 8 milioni di dosi e altre ne arriveranno».

 

Lo dice anche Ciciliano, raccomandando agli anziani di non aspettare per il richiamo: «Dopo aver completato il primo ciclo vaccinale, non ha senso ritardare il richiamo, specie per chi è più fragile. Credo sia necessario comunicarlo nel modo più chiaro possibile, con il ruolo fondamentale dei medici di famiglia, che conoscono i loro pazienti e sanno come stimolarli».

 

Certo, dice, la durata più lunga del Green Pass «non rappresenta un incentivo, come lo è, invece, il super Green Pass per i non vaccinati. Si pensava che chi ha già aderito alla campagna fosse ormai inserito in un percorso, ma stiamo vedendo che non per tutti è così. Bisogna chiarire alle persone che la capacità immunologica del vaccino e la validità amministrativa del Green Pass sono due cose molto diverse. La terza dose è fondamentale, con qualunque vaccino».

 

L’altra questione è la diffidenza nei confronti di Moderna: pur di ricevere Pfizer, c’è chi è disposto ad aspettare un mese. «In alcune realtà c’è più disponibilità di dosi Moderna, ma non ha alcun senso preferire l’uno o l’altro: non funziona come con la pasta, che se ne metti tipi diversi si sbaglia la cottura», dice Ciciliano. «Parliamo di due vaccini quasi identici, entrambi a mRNA, l’unica differenza è che con Moderna la terza dose è dimezzata. Anche qui serve una comunicazione corretta per tranquillizzare le persone».

X