Il nuovo decreto sostegni era atteso questa settimana, entro giovedì. Ma per il primo provvedimento del 2022 i tempi di elaborazione potrebbero allungarsi, spiega Il Sole 24 Ore. Salvo accelerazioni dell’ultima ora, il provvedimento non arriverà prima della prossima settimana sul tavolo del consiglio dei ministri. E la dote finanziaria, in base a quanto emerso dagli ultimi tavoli tecnici del ministero dell’Economia, potrebbe fermarsi sotto la soglia dei 2 miliardi a cui puntavano le prime ipotesi.
Il provvedimento potrebbe essere di poco più di 1 miliardo. La coperta è corta. Anche perché i tempi per chiedere un nuovo scostamento di bilancio al Parlamento prima del voto del Quirinale non ci sono. Per cui, questo è il ragionamento, meglio tenersi qualche margine per interventi successivi.
Con questa cifra, però, le misure non potranno che essere molto mirate, ben lontane dai “ristori” del 2020 e dai “sostegni” del 2021. Anche perché, si ragiona nel governo, con il procedere della campagna di vaccinazione le misure restrittive sono ben ridotte rispetto al passato. Più grave, però, è il contraccolpo sulle entrate nelle attività che hanno avuto un calo netto della clientela per la crescita dei contagi, le quarantene e la scelta di rimandare viaggi e uscite per paura di contatti con i positivi al virus. Secondo Confesercenti, questi fattori – uniti allo smart working più diffuso – causerebbero una perdita nei consumi di 850 milioni di euro al mese.
Ma il decreto si concentrerà – spiega Il Sole – su chi è colpito dalle norme anti-contagio nei primi tre mesi del 2022. In prima fila quindi ci sono discoteche e sale da ballo, tra i pochi settori chiusi per decreto, e il mondo dello spettacolo che deve fare i conti con le regole sulle capienze.
Intanto, al ministero dello Sviluppo economico si lavora ai dossier su automotive e ceramica. Mentre in quello del Turismo si stanno individuando i settori che sono più in difficoltà, a partire da agenzie di viaggi e tour operator. Non dovrebbero però esserci interventi su alberghi e ristorazione. Un sostegno dovrebbe arrivare poi al mondo dello sport.
Sul capitolo lavoro, poi, si discute della nuova cassa integrazione Covid. Sulla spinta di una parte della maggioranza e dei sindacati – che oggi incontreranno Draghi per parlare della riforma delle pensioni – si discute della proroga della misura terminata a fine anno. Su questo, però, il governo non ha ancora raggiunto l’accordo. E starebbe riflettendo su tre possibili soluzioni. In primis, proseguire ancora per un po’ con la cassa gratuita per le imprese dei settori più in difficoltà sotto i 15 dipendenti. Per quelle sopra i 15 addetti, invece, ci sarebbe l’esonero dal contributo addizionale per l’utilizzo dell’ammortizzatore.
La terza ipotesi, poi, è quella di esonerare dal pagamento dei contributi le imprese che stanno ripartendo e che non richiedono la cassa integrazione. I tecnici della Ragioneria dello Stato stanno facendo i conti sul costo di questa misura, che dovrebbe valere da i 300 e i 400 milioni.