Non solo tendenzeLa risposta di Milano alla pandemia parte dalla Fashion Week

Si è chiusa la quarta edizione della Settimana della moda dell’era coronavirus: un modello di convivenza tra sicurezza sanitaria e lavoro da esportare, secondo l’assessora allo Sviluppo economico con delega alla moda e al design Alessia Cappello

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Termina la prima Milano Fashion Week del 2022, la quarta edizione dall’inizio della pandemia e la prima dalla diffusione della variante Omicron. Realizzarla in questo particolare momento storico è stata una prova di grande determinazione e coraggio da parte di tutti, dalla Camera nazionale della moda che ha collaborato strettamente con Ats Milano città metropolitana per rafforzare al massimo le misure di sicurezza, agli addetti ai lavori, fino agli ospiti e ai buyer.

Una prova di serietà nei confronti di una città che deve riuscire a trovare una nuova forma di convivenza tra virus ed economia, tra sicurezza sanitaria e lavoro, che non sia più penalizzante per nessuno.

La scuola, il commercio, le attività produttive e gli eventi più importanti di Milano vanno preservati garantendone lo svolgimento, da un lato con l’ausilio delle nuove tecnologie che hanno dimostrato quante attività possano essere svolte da remoto e, dall’altro, assicurando piena tutela per tutti gli operatori e gli ospiti che – ogni anno, a migliaia – visitano la nostra città per partecipare alle attività in presenza.

La moda, in questo senso, è stata ancora una volta capofila nel dare l’esempio: non ha concesso mezze misure in passerella con le nuove tendenze in fatto di linee, tessuti, design e neanche fuori dalle passerelle, adottando protocolli anti Covid potenziati affinché ogni struttura, ogni camerino, ogni ambiente fosse garantito sul piano sanitario.

Non è un caso che ad oggi la Fashion Week milanese sia considerata dai giornalisti internazionali che partecipano da ogni parte del mondo come l’evento di moda più sicuro sul piano dei controlli e delle norme di prevenzione.

Proprio questo aspetto ci invita oggi a riflettere sull’importanza della tutela dei lavoratori in un contesto così difficile, nella prospettiva di garantire il benessere di tutta la città nel suo complesso. Permettere il naturale svolgimento della Fashion Week significa infatti non solo preoccuparsi delle persone impiegate nel comparto, ma anche di tutti gli esercenti, commercianti, lavoratori dell’intero ecosistema urbano in termini di indotto economico.

La moda per la nostra città ha ricadute positive su numerosi settori trasversali: dalla ristorazione alle strutture alberghiere, dai servizi all’economia dei quartieri.

Dall’ultimo report 2020 della Camera di commercio Milano, Monza e Brianza, emerge che la Milano Fashion Week ha avuto un indotto nel settore del turismo per 23mila imprese.

Last but not least, la moda resta un grande simbolo di creatività, bellezza, estro e dimostrazione del saper fare. Mostrare al mondo che nella città di Milano la Fashion Week resiste e va in scena, pur nella sicurezza di tutti, è un messaggio fondamentale che ci regala un senso di futuro, di possibile. Ci ricorda che è nostro dovere continuare a dare alla città, ai suoi cittadini, ai ragazzi, segnali di vivacità culturali ed emozionali che devono essere la base su cui costruire la nostra risposta psicologica ed economica alla pandemia.

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