Pregiudizi al tappetoLa vita della campionessa italiana di pugliato divisa tra ring e corsia

Pamela Malvina Noutcho Sawa trascorre le sue giornate tra l’Ospedale Maggiore di Bologna dove lavora come infermiera e la palestra in cui si allena per difendere il titolo nazionale Elite 64kg: «Sono in Italia da quando ho 8 anni, eppure non sono ancora riuscita a ottenere la cittadinanza. È stato un vincolo e ha portato a grandi rinunce e occasioni perse nella mia carriera»

Nuove Radici

Pamela Malvina Noutcho Sawa, classe ’99 e figlia di camerunensi migrati in Italia per studiare, ha poco in comune con la sua terra di origine. La sua casa è Bologna, città in cui si è trasferita per frequentare la facoltà di Infermieristica. A otto anni ha lasciato il Camerun e si è trasferita a Perugia insieme ai genitori, «ma è a Bologna che sono sbocciata. Ho preso un corso di studi che mi piaceva, ma soprattutto ho scoperto la boxe».

Campionessa italiana in carica di pugilato Elite 64kg, Pamela Malvina Noutcho Sawa divide le sue giornate tra le corsie dell’Ospedale Maggiore di Bologna e la palestra in cui si allena duramente con il coach Alessandro Danè. Un combattimento continuo, soprattutto negli anni del Covid, che però non sempre le restituisce i suoi frutti. Malvina Noutcho Sawa è infatti tra le migliori pugilesse in Italia, eppure «non avere la cittadinanza limita molto la carriera agonistica», racconta a NRW.

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