AntropocenePerché la sostenibilità non può prescindere da cultura e solidarietà

Nel loro nuovo libro, gli accademici Alberto De Toni, Gilberto Marzano e Angelo Vianello fanno il punto sulle sfide e le emergenze del XXI secolo. Sottolineando che, per vincerle, dobbiamo deciderci a preferire il «noi» all’«io»

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Le crisi ambientale e climatica, emergenze della contemporaneità, richiedono a tutti noi un drastico cambio di rotta in direzione di una nuova percezione della cultura, fonte originaria di progresso. Risiede qui il nocciolo della questione, la chiave per trovare un via d’uscita e trasformare l’attuale, insostenibile, Antropocene in un’epoca che non sia preludio di distruzione. 

È la tesi degli accademici Alberto De Toni, Gilberto Marzano e Angelo Vianello, che hanno deciso di proporla nel nuovo libro “Antropocene e le sfide del XXI secolo” (edizioni Meltemi). 

Di questo agile e approfondito testo di 125 pagine, il biologo vegetale Vianello ha curato, in chiave evoluzionistica, i temi relativi alla storia dell’uomo e al suo impatto sull’ambiente; Marzano, studioso d’informatica, ha invece esaminato gli effetti della rivoluzione digitale nel contesto dell’Antropocene mentre De Toni, ingegnere gestionale, ha affrontato il ruolo dell’economia e della rivoluzione tecnologica su questo radicale cambiamento.

Secondo i tre studiosi, dicevamo, è la cultura la soluzione ma a patto che si trasformarsi in “cultura della complessità”, sintesi di approccio umanistico e scientifico, al servizio di «un umanesimo planetario che, nell’ottica della solidarietà e della sostenibilità, consenta di capire che “noi” precede “io”». Ai microfoni di Greenkiesta, De Toni ha precisato questo tema, insieme alle proposte che ha voluto, di concerto con i due colleghi, proporre nella nuova uscita letteraria.

Perché avete deciso di dedicare un libro all’Antropocene e alle sfide che ci pone?
L’idea scaturisce dalla percezione che, dalla seconda metà del Novecento, l’impatto delle attività economico-produttive comportava dei preoccupanti danni ambientali legati all’inquinamento e allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Pensiamo, ad esempio, al libro-denuncia di Rachel Carson, Primavera silenziosa del 1963 e a quello promosso dal Club di Roma di Aurelio Peccei, I limiti dello sviluppo del 1972. Questo andamento ha poi assunto dimensioni ancora più catastrofiche negli ultimi decenni, in parte dovute a un’accelerazione legata a una estensione della globalizzazione e all’irrompere della rivoluzione digitale, che ha indubbiamente dilatato le nostre potenzialità tecnologiche.

Quale deve essere oggi la nostra priorità?
In questo saggio abbiamo manifestato l’urgente necessità di prevenire ulteriori e più gravi disastri ambientali riducendo, in primo luogo, il riscaldamento climatico, proteggendo gli habitat e la biodiversità, ad essi connessa, e prevenendo gli inquinamenti ambientali, ormai diffusi nel suolo, nei corpi d’acqua e nell’atmosfera. 

Perché dobbiamo impegnarci ad animare una svolta culturale?
Questa epocale emergenza, richiede, per essere fattivamente affrontata, un cambiamento radicale nel percepire l’idea di progresso. Va perseguito il bene di tutta l’umanità, indipendentemente dalle diversità culturali e le peculiarità storiche. Questa splendida popolazione, nota come Homo sapiens, deve essere consapevole che il «noi» precede l’«io»: questa è la vera rivoluzione che ci attende. Allora, in questo nuovo scenario, la solidarietà potrà divenire il vero motore di una nuova umanità capace di agire in un contesto di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Quali sono le prospettive se non riusciremo a dar vita a questa “rivoluzione solidale”?
La situazione è estremamente grave e urgente. Come messo in luce dagli studi dell’Intergovernmental Panel on Climate Change del 2018, promosso dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, nel XXI secolo l’aumento della temperatura media dovrà essere contenuto entro 1,5 ºC. A tal fine è necessario intervenire in modo rapido e radicale per abbattere le emissioni di CO2 nell’atmosfera che dovranno essere ridotte del 45% entro il 2030, per giungere fino al 100% nel 2050. Diversamente, le conseguenze – non lineari – saranno drammatiche e si manifesteranno con inondazioni, aumento del livello dei mari, perdita di biodiversità e crescenti vittime tra la popolazione umana. 

Quanto è importante, oggi, comunicare le strategie per affrontare questa emergenza?
Pensiamo che queste conoscenze possano esser molto utili per contribuire a sensibilizzare la società al fine di renderne consapevoli tutti i cittadini e vincere così queste sfide. In questa prospettiva l’Europa è stata ed è tuttora una fonte di grandi principii che ci possono aiutare. Tra questi spiccano la «Libertà, l’Uguaglianza e la Fraternità», donatici dall’Illuminismo e che sono a fondamento della società occidentale. Ora però questi valori possono pure essere pervasi dall’agape, cioè da un amore fraterno, disinteressato e gratuito che può coinvolgere, non solo i nostri simili, ma tutta la realtà. Questo è, a nostro avviso, l’aspetto più originale di questa potenziale «rivoluzione culturale» rivolta a credenti e non credenti, ovvero a tutti gli uomini di buona volontà senza alcuna distinzione di genere, razza o quant’altro.

A chi è rivolto questo testo?
Questo saggio è senza alcun dubbio un testo divulgativo. È rivolto a un ampio spettro di potenziali lettori, purché interessati all’argomento. Per tale ragione, si è cercato di rendere accessibili anche le nozioni di carattere scientifico.