Non vorremmo incarnare lo stereotipo dellʼitaliano più ovvio, quello che allʼestero cerca solo rassicuranti ristoranti nostrani, ma – ammettiamolo – siamo affezionati allʼidea di una pizza che sia davvero pizza, puristi indiscussi del binomio pomodoro e mozzarella. Eppure il concetto di ciò che è buono (e bello e gustoso) assume caratteristiche differenti a seconda della latitudine: non migliore, non peggiore ma semplicemente diverso, perché, per usare le parole dellʼeconomista francese Jacques Attali, “se cʼè un piatto universale, quello non è l’hamburger bensì la pizza, perché si limita a una base comune – lʼimpasto – sul quale ciascuno può disporre, organizzare ed esprimere la sua differenza”. Questione di gusti.
Esotiche
In cima alla lista delle più odiate dagli italiani cʼè sempre lei: la pineapple pizza, la pizza con ananas nota anche come Hawaiian pizza. Oggetto di meme, reel, tiktok, post di ogni genere – su Instagram se ne contano 51,6mila – questa preparazione ha il potere di ingannare la vista (ma non il palato) perché i pezzi di ananas grigliato (sì, grigliato) sembrano cubotti di patate (il che non rende migliore lʼopzione). Apprezzatissima dagli americani, ne esiste anche una versione con il prosciutto, a completare un contrasto che ai palati più tradizionali appare sicuramente inaffrontabile. Forse perché ai più non è ancora nota la Banana and curry pizza, molto popolare in Svezia, dove sopra un abbondante letto di formaggio (attenzione, non mozzarella) vengono distribuite generose fette di banana con una spolveratina di curry, per un gusto decisamente più spicy.
Paese che vai, gusto che trovi
Fra le pizze più diffuse in India cʼè la Tandoori Chicken Pizza, condita con il pollo marinato nella tipica salsa piccante allo yogurt e cotto nel tandoor, il forno locale, arricchita con olive e pomodori per dare un tocco più mediterraneo. Lʼesperienza è possibile anche in Italia, in qualche ristorante indiano, ma per chi volesse provarla homemade, ecco la ricetta.
Sempre di ispirazione medio orientale, ma popolarissima in centro Europa, troviamo la Shawarma pizza, tipico cibo di strada molto popolare in Nord Africa, nei paesi arabi e in Medio Oriente. Storpiatura del turco çevirme – girare – , shawarma è una sorta di mix fra il kebab e il gyros greco, in altre parole, pezzi di carne mista – maiale escluso – tagliati a fettine sottili e utilizzati come condimento per pizza. Si consiglia di abbinarla con lattuga, pomodori, cetrioli e mozzarella, ma è proposta in alcune varianti con il formaggio di capra e lʼaglio. Da testare.
Da mane a sera
E chi lo dice che la pizza si consuma sola per pranzo o cena? In Gran Bretagna, esiste la Breakfast pizza, un piatto che viene consumato il mattino e che contiene tutti, ma proprio tutti gli ingredienti del più classico English breakfast, come bacon, uova, pomodori, funghi, toast, salsicce e – per i più coraggiosi – black pudding e fagioli. A pranzo o a cena si può invece optare per la pizza haggis, condita con la tipica preparazione scozzese, un pudding composto da frattaglie di pecora, farina dʼavena, cipolle e spezie, che si accompagna a salsa di pomodoro e inondata di funghi. The Scottish Butcher la raccomanda nella versione classica, con base margherita e fette di haggis qua e là. Per chi volesse, la ricetta è qui.
Lʼimportanza della materia prima
Nella terra del Sol Levante impazza la Squid pizza, ovvero la pizza con i calamari di cui i mari giapponesi abbondano. E fin qui nulla di (così) strano, se non fosse per la versione Squid Ink Pizza and Shrimp, dove la salsa di pomodoro è sostituita con il nero di seppia e farcita con gamberetti.
Dʼaltra parte ognuno usa ciò che ha e in Australia pare normale ordinare una pizza con carne di canguro o di coccodrillo, mentre in Finlandia, spopola la Berlusconi Pizza con carne di renna, formaggio, finferli e cipolla rossa. Se però si vola fino in Missouri è possibile provare la pizza con le cicale aromatizzate alla nocciola e dal sapore croccante e un ottimo apporto proteico. Solo per intenditori.
Al verde
In Brasile il topping che va per la maggiore sono i piselli, che tra lʼaltro impazzano sul web come nuova frontiera della pizza salutista, ne abbiamo trovata una accattivane versione con ricotta e pesto, tutta da provare.
Per gli amanti dei cavolini di Bruxelles, invece, in Belgio la catena Pizza Express offre la sua Brussels Sprout Pizza, con i noti cavoletti, in ben tre versioni differenti: abbinati allʼagnello speziato; con pancetta oppure, per palati raffinati, con tartufo.
A base pesce
In Russia invece è diffusissima la Mockba pizza – letteralmente la pizza di Mosca. Perfetta per chi è amante del pesce, ha come topping sardine, tonno, salmone, sgombri. La stranezza? Mockba viene servita fredda, per mantenere inalterato il gusto del pescato, che deve essere sempre freschissimo. Niente a confronto della Tuna Can Pizza, nuovo – ma non nuovissimo – trend in voga dalla Germania dove sulla pizza ci mettono il tonno, ma in scatola. Nulla da aggiungere.
In principio sta la forma
Per i puristi della classica forma tonda, al massimo al tagliere, una serie di proposte sicuramente innovative: negli Emirati Arabi la pizza è Cone Crust, ovvero con la crosta ripiena. E non parliamo del già visto cornicione imbottito, ma di veri e propri coni di pizza arrotolati e farciti con crema di formaggio o con strisce di pollo e senape al miele. A New York City, invece, sulla Quinta Strada, K! Pizzacone – un asporto oggi purtroppo chiuso – ha dato il via al trend della pizza servita come un vero e proprio gelato, per renderla agevole nel consumo, con tanto di vaschetta per sceglire i topping e un formato “cono”. Per gli amanti della sostenibilità, a Brooklyn, la Pizzeria Vinnieʼs propone per il suo asporto un “contenitore” 100% riciclabile e senza sprechi fatto al 100% di pizza. “Nel pieno rispetto delle norme igieniche”, garantiscono.
Le alternative
Pizza o hambuger, pasta o pizza? Per gli indecisi, sempre nella Grande Mela, nel 2010 Burger King ha distribuito nella sede di Trafalgar Square un panino/pizza alto 15 centimetri: il Pizza Burger.
Nome a parte di pizza cʼè ben poco perché si tratta di un enorme hamburger imbottito con carne di manzo, salame piccante, mozzarella e due tipi di salsa, diviso in sei fette. Proprio come una pizza. E non è da meno la Macʼnʼcheese di Pizza Hut, una pizza servita con besciamelle, maccheroni, salsa al formaggio e cipolla. Per chi volesse rifarla a casa, la ricetta è di The Gunny Sack.
Evoluzione 3.0
Allʼappello non può mancare anche la chizza, la pizza proposta da KFC, la catena americana nota per il suo pollo fritto, con un topping di fried chicken – appunto -, per ora sperimentata solo in Giappone, Filippine e Asia. Ed è proprio dallʼAsia che arriva la Mizza, ovvero la pizza (o apparentemente tale) ma con una base di riso aromatizzato, con una focaccia sul fondo, ma con condimento standard.
Da record
Per chi è disposto a spendere qualunque cifra per una buona pizza, si va dai 500 dollari al Bodegra Negra di New York City con la proposta farcita con aragosta, caviale Osetra, scaglie di tartufo nero, avocado e scaglie di platino commestibili servita in abbinamento a tre shot di tequila Patron, a quella creata dallo chef Braulio Nunay, del ristorante – sempre newyorkese – Industry Kitchen, con formaggio Stilton inglese, fois gras francese e tartufi, caviale e foglia dʼoro a 24 carati su tutta superficie, per “soli” 2000 dollari. La pizza più costosa al mondo, però, arriva dal ristorante Pierchic di Dubai dove lo chef Abdel Muhammad al-Hallabu ha inventato la Royal Pizza, in carta a circa 180.000 euro, composta da tartufi bianchi di Alba, tartufi neri del Périgord, fois gras di Gascony, zafferano Mongra del Kashmur, caviale Beluga imbevuto di Dom Pérignon, funghi giapponesi matsutake e due foglie d’oro per il peso di 60 grammi. Ma, in fondo, il gusto non ha prezzo.