Storie di guerraMi sono sorbita le influencer che si tormentano su Instagram per l’Ucraina

Le aspiranti metà Chiara Ferragni e metà Christiane Amanpour hanno acceso la loro telecamerina per raccontarci in un minuto la crisi geopolitica dell’anno

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Marta Fascina è una deputata. Forse non conoscete le sue proposte di legge, ma l’avete vista togliersi la mascherina, in tribuna allo stadio, col piglio con cui altre si levano le mutande, e piantare un limone in bocca a un ottantacinquenne. Poiché, quando torna a casa dell’ottantacinquenne, la trentaduenne Marta si ha ragione di credere dorma nel lettone di Putin, io ritengo che l’arma diplomatica più seria di cui l’Italia disponga sia una diretta dolente su Instagram: Vladimir, pensaci, te lo diciamo da questo talamo che ci donasti.

Chiara Ferragni è un’imprenditrice. Ieri, il suo Instagram era come sono gli Instagram di successo, corsie di supermercato in cui tra un tipo di prodotto e l’altro nessuno ti dice «ma ora cambiamo argomento» (Chiara Ferragni è l’Esselunga, mica il minimarket all’angolo: ci trovi tutto). Alternava una foto di bombardamenti con sopra disegnetti di cuore spezzato, una «è uscita la mia nuova bigiotteria», una «sono alla sfilata di Prada».

Federica Cacciola è un’attrice e un’autrice. Ha inventato il personaggio di Martina Dell’Ombra, entelechia di superficiale che – ben prima di Drusilla Foer presentata come donna che conduceva a Sanremo – ha messo alla prova la nostra capacità di distinguere tra autore e personaggio. L’altro giorno ha pubblicato un video in cui rispondeva alle prime incredibili accuse fatte alle influencer di non mettersi lì a recitarci voci Wikipedia sulla guerra, o a dolersene (invece di ringraziarle). Il video di Martina Dell’Ombra fa molto ridere se conoscete i codici del mezzo: ha usato una musichetta che, con specifica coreografia di mani a indicare le scritte, le influencer usano quando vogliono risultare perentorie. Le scritte che comparivano erano, tra le altre, «come cazzo si fa a spiegarlo in un minuto con un simpatico trend di TikTok, già è difficile battere le mani a tempo, eh lo so che non hai tempo e la sintesi ti piace tanto», alcuni inviti a studiare e approfondire (seh, vabbè), e un conclusivo: «sì, lo so, questa musichetta è ipnotica».

Il fatto è che su Instagram sono tutti aspiranti Ferragni e anche aspiranti Christiane Amanpour, com’è fisiologico accada con un mezzo così poco specifico e così capace di renderti smanioso di non venire escluso dalla conversazione del giorno. E quindi c’è il transessuale (non so cosa faccia di lavoro: essere transessuale è la sua principale rappresentazione instagrammatica e quindi la sua identità professionale sul mezzo) che ci spiega che «un po’ mi vergogno perché colgo appieno il mio privilegio solo ora che la guerra è dietro l’angolo». Il gay col fondotinta (di nuovo: modo in cui rappresenta sé stesso sul mezzo) che avvisa che lui non ha capito se i video che circolano siano veri «ma sappiate che alcuni sono davvero raccapriccianti», «sicuramente adesso si attiveranno in molti e potremo fare qualcosa in più» (prendere più cuoricini, si spera), e conclude «forza Ucraina» con bandierina.

Daniela Collu è – come tutti noi – un’aspirante Ferragni. Ieri ha acceso la telecamera del telefono e ci ha spiegato che la guerra è brutta anche se fa male. Perché sì, perché se non lo fai ti tirano le pietre, se lo fai ti tirano le pietre, ed è più conveniente fartele tirare per impegno goffo che per esibita noncuranza. Mentre Collu faceva le facce dolenti, sulla sua diretta Instagram comparivano commenti illuminanti, alcuni dei quali procedo a ricopiare.

«Stamattina ho guardato mio figlio di un anno e mezzo dicendogli in che cavolo di mondo è nato e chiedendomi quanto è giusto dare la vita in questi momenti della Storia»; «Mi viene in mente la poesia di Szymborska che si chiama Nella solitudine [intende: Nella moltitudine]»; «Ho appena guardato su Internet ed ho visto i militari russi, avranno appena 18 anni!!!!». Mica come i soldati abitualmente sessantenni.

Poi c’è il filone «ogni scusa è buona per battere la fiacca», che dalla pandemia si è lietamente spostato alla guerra: «Io mi sento in colpissima a studiare per un esame insulso mentre i miei coetanei si barricano sotto terra»; «Io a disperarmi per gli esami quando i problemi sono altri»; «Mi chiedo che senso abbia continuare la mia vita normale, studiare ecc».

Il filone «mi riguarda»: «Il cognato della badante ucraina di mio nonno è morto due o tre anni fa sul fronte».

Il filone «anche le celebrità soffrono»: «Ho letto di Anna Safroncick (l’attrice) che ha il papà lì [intende: Safroncik]».

Il filone «fino all’avvento di Instagram non ho mai letto un giornale»: «Ma perché bombardano i civili?».

Il filone «sento il dolore del mondo»: «Un’ora che piango ininterrottamente» (vi ricordate quando le frequentatrici dei social raccontavano di piangere la notte pensando ai barconi dei profughi? Sono anni che non dormono).

E poi c’è Roberta. Roberta, dalla data di nascita pubblicata sul suo account, ha ventisei anni: neanche le si è finito di formare il cervello. A Roberta, nell’ecosistema dell’internet, ieri tocca il turno della scema cui si dà la caccia. Giacché Roberta, nei commenti della diretta, scrive: «Povere aziende di moda surclassate [intende: spiazzate] da questa terribile notizia. Sapendo che i Russi [intende: russi] sono i massimi clienti… e che è tutto un bordello da 2 anni ora che stavamo un minimo respirando e aspirando alla spensieratezza». Roberta viene trattata come una demente dalla dolente Collu e dalle sue dolentissime commentatrici, che la invitano a vergognarsi di pensare a orrori quale il bilancio dell’azienda che immagino la stipendi permettendole di pagare le bollette (dell’energia russa) invece che ai civili bombardati. Roberta si scusa e poi cancella l’account. Roberta, capro espiatorio perfettissimo, prima caduta italiana della versione instagrammatica della guerra.

Intanto, a ieri sera, l’ultimo post sull’Instagram di Marta Fascina era vecchio di due settimane. Eppure sono certa che solo lei, col piglio con cui ha ammutolito Silvio – che sarà pure stato appassionato di mignotte ma mica ha mai limonato nessuna in pubblico: era un signore discreto, perdindirindina – potrebbe risolvere la situazione. Marta, pensaci: una diretta dal lettone, tutti che ti commentano proiettando dolenze, Vladimir che interviene e si pente. Finisce tutto a cuoricini e vino.

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