«Conosci il Paese dove fioriscono i limoni?» chiedeva Goethe. E l’Italia, dal Garda alla Calabria, dalla Riviera ligure alla Sicilia è un giardino fiorito di agrumi. Vale la pena conoscerli bene, per fare la spesa sapendo quello che mettiamo nel carrello e in tavola.
Limoni, clementine, pompelmi, arance di decine di varietà diverse – Moro, Tarocco, Navel – mandarini, cedri… tra le corsie di un supermercato, davanti ai banchi dove gli agrumi fanno bella mostra di sé e dei loro colori, il nostro sguardo si serve. Che qualità di arancia comprare? Cosa sono questi nuovi agrumi di cui non avevo mai sentito parlare? Ma i mandaranci e le clementine sono la stessa cosa?
Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza con l’aiuto di un vero esperto in materia, Carmelo Mennone, responsabile dell’Azienda Agricola Sperimentale Dimostrativa Pantanello per Alsia, Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura. Che ci spiega che, in primo luogo sì, mandaranci e clementine sono la stessa cosa, e no, il mandarancio non è un incrocio tra mandarino e arancio. «Occorre partire dal presupposto che gli agrumi hanno una distribuzione tassonomica molto dibattuta. – spiega Mennone – Tutti gli agrumi derivano da pummelo, cedro e mandarino, da cui si sono ottenuti i diversi ibridi». Ebbene sì, pure le arance sono ibridi, anche se molto antichi, derivati probabilmente da un incrocio tra pummelo e mandarino.
Le varietà in commercio in Italia e la stagionalità
«In Italia in commercio si trovano Arance pigmentate (Tarocco e suoi cloni, Moro ecc.), Arance bionde Navel Ombelicate e Bionde non Ombelicate, Mandarino e simili, Clementine comune e suoi cloni, Limone; poi ci sono Bergamotto e Pompelmo, presente in minima parte, quasi irrilevante». Per i non addetti ai lavori, navel in inglese indica, appunto l’ombelico: quella piccola protuberanza che in alcune varietà di arance è presente dalla parte opposta al picciolo. Arance, quindi, ma anche altre specie di agrumi, tutte coltivate nel nostro paese e presenti sugli scaffali secondo stagionalità, in un arco temporale che va da ottobre a maggio-giugno. «La Clementine inizia la sua stagione ai primi di ottobre e continua fino a fine gennaio, le arance hanno periodicità diverse, le bionde possono spingersi fino all’estate: ci sono varietà di arance estive, arance bionde non ombelicate che si trovano anche a luglio, ma che rinverdiscono. Ma bisogna tenere presente che la richiesta di arance in estate è minima. E fuori stagione non c’è altra possibilità che farle arrivare da altri emisferi, e del resto non avremmo quantità per coprire tutto il mercato». Certo, la stagione degli agrumi è l’inverno, le arance e i mandarini sono il profumo del Natale. In estate cerchiamo gli agrumi solo per qualche spremuta. Ovviamente occorre poi considerare che ci sono varietà precise legate a precisi periodi temporali: «la Clementine di Calabria a novembre ha determinate caratteristiche che la rendono straordinaria, ma che poi va via via perdendo; stesso discorso per le arance Tarocco, che danno il meglio di sé in un lasso di tempo limitato». Del resto non bisogna dimenticare che solo in Italia sono più di 20 le varietà di arance da tavola coltivate, cui se ne aggiungono altrettante da spremuta. Un consiglio? Comprare le arance pigmentae a partire da dicembre – gennaio in poi.
Un altro fattore da tenere in considerazione è la quantità, anche in relazione alla stagionalità: «il limone è sì richiesto tutto l’anno, ma non lo si magia come frutta, lo usiamo in cucina come ingrediente». La mole di prodotto richiesta è quindi inevitabilmente inferiore.
Provenienza e qualità
E quando non si trovano i prodotti italiani? Inevitabilmente andiamo a scegliere agrumi stranieri, in estate, come si diceva, provenienti dall’altro emisfero. Ma nell’acquistarli dobbiamo fare attenzione: «gli agrumi provenienti da determinati Paesi – infatti – sono spesso trattati con fungicidi e insetticidi. Parliamo in particolare di agrumi egiziani e turchi, che subiscono decisamente meno controlli dei nostri. I nostri frutti non solo sono più controllati, ma traggono anche beneficio da una normativa che ha bandito alcune molecole che oggi da noi non sono più utilizzate, mentre altrove trovano ancora impiego. La qualità non è solo un discorso di sapore e di proprietà organolettiche, è anche legata alla sicurezza, all’impiego o meno di sostanze dannose». Gli agrumi provenienti da Spagna o Francia possono essere equiparati a quelli italiani, ma la Spagna è in crisi, le arance lì si vendono a prezzi troppo bassi. Una crisi che rischia di arrivare presto anche da noi. «L’ortofrutta lasciata in mano alla Grande Distribuzione Organizzata non viene certo valorizzata: i prezzi alla produzione sono troppo bassi, non tengono conto nemmeno delle spese di trasporto e raccolta. Non si tiene conto del lavoro dei campi, della biologia, che è soggetta alle variazioni climatiche».
Novità sul mercato
Ogni anno si inseriscono nuove varietà di agrumi sul mercato. «lo scopo principale – puntualizza Mennone – è in genere quello di allungare la stagionalità, andando a colmare vuoti di mercato». Certo, non mancano operazioni di marketing, ma ci sono prodotti che possono rivelarsi interessanti: «come le clementine tardive, mentre le clementine precoci spagnole hanno problemi di mortalità della pianta. Si sta anche lavorando su varietà “club”, a marchio registrato: per produrle bisogna avere le royalties. Questo dovrebbe portare a un valore aggiunto, a un investimento sulla qualità. Un esempio su tutti, il mandarino Tango» privo di semi, dolcissimo e facile da sbucciare.