Un pieno di Super MarioLa toppa al caro-benzina e il pragmatismo senza alternative di Draghi

Il governo ha deciso di tagliare le accise di 25 centesimi al litro per evitare i prevedibili attacchi di Lega e Movimento 5 Stelle. In un clima politico incerto, il presidente del Consiglio cerca alleanze in Europa per risolvere il problema della dipendenza energetica

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È stata dura ma alla fine il governo è riuscito a mettere una toppa significativa al caro-benzina. A Borse chiuse, per evitare i problemi che si sono verificati per esempio in Francia, il governo ha varato l’atteso decreto che taglia le accise di 25 centesimi al litro di ogni tipo di carburante (più di quanto si prevedeva) per riportare il prezzo della benzina alla pompa sotto la soglia psicologica dei 2 euro. 

Il provvedimento varrà per un mese e non porterà oneri per lo Stato. «Osserveremo la situazione e poi valuteremo», ha spiegato Mario Draghi facendo riferimento al periodo di «grande volatilità», dunque all’incertezza di una situazione forse mai vista prima.

Si poteva fare di più? Intanto questo è un primo passo, quel qualcosa che Draghi voleva «immediatamente», anche se vista la complessità della materia c’è voluto qualche giorno in più per tradurre in norme il proposito di abbassare il prezzo della benzina intervenendo sugli extraprofitti. 

Così il presidente del Consiglio ha voluto parare anzitempo i calci di rigore che già erano annunciati: da parte di un Matteo Salvini in cerca di argomenti polemici dopo la débâcle polacca e di un Giuseppe Conte che già parlava di «pannicelli caldi» da parte dell’esecutivo. 

Ma è probabile che i gialloverdi uniti nella lotta torneranno a chiedere di più, secondo una classica logica di logoramento, anche perché sia la Lega che il Movimento 5 stelle hanno il quotidiano bisogno di caratterizzarsi, di non fermarsi mai, di fare sempre “più uno”, il tutto nella speranza di risalire la china impietosa dei sondaggi. 

«La verità è che siamo solo noi a sostenere il governo», ci dice sconsolato un membro della segreteria del Partito democratico, ed è abbastanza vero. Italia viva in questa fase è abbastanza silenziosa mentre Forza Italia mostra qualche nervosismo figlio delle divisioni interne tra governisti e filoleghisti. 

Il clima nella maggioranza dunque è «così così», come si dice in ambienti della maggioranza stessa, ma a Palazzo Chigi si fa anche presente che nessuno ha interesse a staccare la spina magari sobbarcandosi l’onere di scrivere a fine anno una manovra di bilancio che certamente non potrà non risentire della crisi internazionale.

In questa situazione, Draghi è costretto a navigare un po’ in solitudine (con la sua squadra Franco-Cingolani-Garofoli) giorno per giorno, attento soprattutto a non ammonticchiare sul suo tavolo dossier diversi. Di qui la scelta di chiudere la road map dell’uscita dall’emergenza Covid prima di aprire il fascicolo sulla lotta al caro-prezzi. 

Pragmatismo, sapendo che non esistono alternative. E affannosa richiesta all’Europa affinché vari un piano per far fronte al problema del gas: Draghi sta cercando di costruire un sistema di alleanze, ieri per questo ha ricevuto a Roma i premier di Spagna, Portogallo e (in collegamento) Grecia, e il presidente del Consiglio ha detto che «ci sarà una posizione comune al prossimo vertice europeo». 

Il decreto comunque è un primo passo per far fronte agli aumenti del carburante e non sono esclusi successivi interventi se la situazione non ritornasse in qualche modo a livelli fisiologici. Oltre al taglio di 25 centesimi al litro il governo ha anche previsto la possibilità per le imprese di rateizzare le bollette di luce e gas di maggio e giugno fino a 24 rate mensili. La battaglia contro il caro-prezzi continua, adesso è lì che Mario Draghi si gioca la sua partita.