Tokioters ambrosianiUn assaggio di Tokyo da gustare a Milano

Ancora per dieci giorni Botteghe di Tokyo ci porta in Giappone, ispirandosi all’arte di Mateusz Urbanowicz, tra acquerelli, storia e cultura dell’estremo oriente

Botteghe di Tokyo

C’è ancora qualche giorno – fino al 27 marzo – per girare per le vie di Tokyo senza muoversi da Milano. Un sogno che nasce dal fascino innegabile di una cultura millenaria, così lontana e diversa dalla nostra, o, per contrappunto, da elementi di modernità come l’alta vocazione tecnologica. O ancora dalla passione per anime e manga, che hanno accompagnato (e ancora accompagnano) molte generazioni e che vede il Giappone come sfondo della gran parte dei titoli del genere. Comunque un’altra faccia del mondo, che trova ospitalità – non a caso – in quell’avamposto culturale che è Tenoha, il primo concept-store giapponese in Europa, situato in via Vigevano 18.

Botteghe di Tokyo regala un piccolo ma immersivo assaggio della meraviglia e della magia che la capitale giapponese può suscitare. Evento nell’evento, cultura nella cultura, si tratta di una mostra ispirata alle colorate illustrazioni dell’artista polacco Mateusz Urbanowicz, che nel 2016, dopo diversi anni di permanenza in Giappone, ha iniziato a illustrare le botteghe che più lo avevano colpito durante le sue passeggiate per le vie della città.

Nel percorso espositivo si scoprono, passeggiando tra le gigantografie degli acquerelli dell’artista, la storia e la cultura del paese, contornati da oggetti di design, proiezioni, profumi, suoni tipici e colori pastello, in un percorso che si snoda in 1100 mq di superficie.

Le botteghe scelte dall’artista sono in grande parte edifici storici, costruiti durante l’era Shōwa, tra il 1926 e il 1989. Alcune sono molto note per lo charme retrò e caratteristico anche ai non “Tokioters”, altre invece sono lontane dai percorsi turistici e per gli abitanti di Tokyo sono solo elementi di normale quotidianità.

Alcune delle botteghe ritratte sono ormai scomparse, rendendo il lavoro di Urbanowicz ancora più prezioso, testimonianza indelebile di quegli scorci nascosti e ricchi di storia che si annidano negli angoli meno trafficati della capitale nipponica. Fra i negozi dell’esposizione troviamo botteghe che mescolano elementi moderni e tradizionali, e altre che hanno cambiato volto nel tempo facendo quindi emergere l’anima variegata e caratteristica di Tokyo, da un lato romantica e colorata, dall’altro indaffarata e moderna.

A rendere ancora più magica l’aria della mostra ancora è l’insieme di dettagli estremamente curati, a partire dal ticket d’ingresso, rappresentato da un biglietto Milano-Tokyo. E per ampliare la sensazione del viaggio, il primo corridoio che si percorre è proprio il corpo di un aereo, caratterizzato dalle classiche finestrelle ovali e dalle scritte d’emergenza. E ancora la sala di un aeroporto, con tanto di tabellone degli arrivi, le tipiche (e scomode) poltrone della sala d’attesa e i locker dove sistemare le proprie cose prima di proseguire il cammino passando sotto un grosso cartellone che augura al visitatore: “Welcome to Japan”.

Durante la visita , l’esplorazione delle botteghe a 360 gradi, fatte rivivere, oltre che dalle illustrazioni, anche da oggetti tradizionali giapponesi, come le kawara, le tegole in ceramica che costituiscono la tettoia di alcuni edifici, o i fūrin, piccoli campanelli ornamentali in vetro. Una locandina affissa in un ristorante di Jinbōchō, racconta che il celebre scrittore Edogawa Ranpo era un cliente abituale. Più in là una casella della posta, dove si può imbucare una cartolina della mostra da spedire realmente, quasi a fermare quell’attimo che precede l’istantaneità delle foto sui social.

Non poteva mancare la cultura gastronomica, ormai entrata nei nostri gusti occidentali, ma qui parte integrante dell’atmosfera, grazie al ristorante di Tenoha, dove i piatti della tradizione e lo street food tipico vengono cucinati dallo chef giapponese Sawayama.   

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