I suoi aficionados l’hanno ribattezzata la “Valle del gusto”. E a ragione, perché la Valle Isarco propone un’offerta gastronomica notevole, regala vere gemme enologiche frutto di una viticoltura sapiente, dispone di materie prime ruspanti e dal sapore antico. Non è tutto però: lungo i pendii soleggiati della valle percorsa dall’Isarco c’è anche la possibilità di scoprire angoli di natura suggestiva ma anche di incrociare testimonianze artistiche di alto livello.
Come succede a Bressanone, per esempio. È la città più antica del Sudtirolo: i vescovi di Sabiona, infatti, più di mille anni fa, scelsero una località, proprio alla confluenza tra i fiumi Rienza e Isarco, come loro sede di rappresentanza. Intorno al palazzo vescovile sorse ben presto una vera e propria città, che anche grazie alla presenza dei potenti prelati, diventò uno dei centri politici e religiosi più importanti della regione. I vescovi principi circondarono Bressanone di una possente cerchia di mura e la trasformarono in una petite capitale alla moda dove edifici pubblici e privati si adeguavano ai gusti e agli stili architettonici più trendy. Ecco spiegato il motivo per cui, camminando nel centro storico della città, è facile scoprire, anche oggi, gli erker gotici di Via dei Portici e del prospetto di Casa Pfaundler, le logge rinascimentali del Palazzo Vescovile, la facciata rococò del Duomo, impreziosito da una coppia di torri campanarie. Una chicca da non perdere visitando i chiostri del Duomo è, senza dubbio, una delle prime rappresentazioni “artistiche” di un elefante: basta cercare nella terza arcata dove mastro Leonhard (il pittore incaricato, più di 500 anni fa, di decorare le volte del chiostro) si cimentò nella riproduzione di un pachiderma. Solo che, non avendone mai visto uno in vita sua, pensò bene di dipingere un cavallo bianco al quale attaccò enormi orecchie e narici allungate (a proboscide) e qualche piega al posto della criniera.
Anche gli incontri ravvicinati con la tradizione gastronomica brissinese sono possibili in luoghi che parlano dei secoli d’oro dei principi vescovi: uno, per esempio, è Decantei, un ambiente ricco di storia e suggestioni dove gustare canederli di speck o di fegato, schlutzkrapfen ripieni di spinaci e ricotta, stinco di maiale con rafano alla mela fatto in casa. Un altro è, in Vicolo del Duomo, Finsterwirt locale frequentato e amato dai brissinesi già nei secoli bui del Medio Evo e diventato da allora sinonimo di ospitalità, vino&cibo. Il nome del ristorante significa “oste scuro” (anche così è conosciuto in città) perché le leggi, secoli fa, vietavano di vendere vino dopo il tramonto. Però l’oste di Vicolo del Duomo spegneva le luci in osteria e… mesceva vino al buio, da qui il suo soprannome finsterwirt. Nel corso del tempo la vecchia taverna si è trasformata in un locale sciccoso con mobili e decor degni un castello gotico (peltri, vetri a piombo, erker che si affacciano sul giardino interno o sul vicolo, armi e fucili da caccia…). I piatti? Ovviamente declinati sulla tradizione come la Weinsuppe (zuppa di vino Sylvaner) e i Pressknödel (canederli pressati con graukäse, il formaggio “grigio”). E per lo shopping goloso in città? Non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Imperdibili (e indimenticabili), per esempio, sono lo strudel di mele e i cuori di castagna di Klemens. Il pane, poi: a Bressanone è una golosità con decine e decine di forme, di sapori, di ingredienti che si combinano per fare di questo alimento povero una sciccheria, tanto che ogni anno (nel 2022 dal 30 settembre al 2 ottobre), il pane e i prodotti da forno sono protagonisti assoluti della scena brissinese e piazza Duomo si trasforma in un enorme panificio dove gustare specialità dolci e salate di ogni tipo. Nell’attesa, gli acquisti si fanno da Profanter: una sfilata di pani, forme e varietà, con e senza semi, tradizionali e innovativi (come il pane vegano, per esempio). Non ci si può allontanare da Bressanone senza prima aver fatto una visita a De Gust Hansi Baumgartner (un passato da chef stellato) è stato folgorato sulla via delle malghe e da allora ricerca, colleziona e stagiona “formaggi d’artista” (come li definisce Hansi). Così è nato De Gust: una raccolta di formaggi, tome, erborinati alpini presentati all’interno di una bottega che è un vero gioiello di architettura minimalista con esposizioni di marmellate, confetture, mostarde e composte da accompagnare ai formaggi.
Se, invece, si vuole uscire dal centro cittadino e impegnarsi in una camminata no problem ecco pronto, anche per trekkers alle prime armi, il Sentiero della castagna (qui lo conoscono come il Keschtnweg). Castagne? Sì, certo. In Valle, una lunga fascia di castagneti ricopre i pendii da Novacella fino all’Altopiano del Renon: è qui che si allunga il sentiero dedicato alla castanea sativa un vero e proprio percorso attrezzato (il segnavia è, naturalmente, una piccola riproduzione del frutto!), lungo il quale si trovano chiesette gotiche e monasteri suggestivi (suggestivo quello di Sabiona), castelli (come quello di Velturno) e rovine, ansitz (le antiche residenze nobiliari) e masi. E per le soste golose? Anche qui, nessun problema: proprio al bordo del tracciato, ecco rustici Buschenschank (“i masi della frasca”) come il Glangerhof dove i sapori ruspanti sono di casa, il pane cuoce in un forno accanto al maso, i formaggi sono home-made, speck e salamini affumicati di cervo sono prodotti artigianalmente.
All’inizio del Keschtnweg si scopre, circondato da una distesa di vigneti il complesso abbaziale di Novacella: inconfondibile per la struttura, per l’estensione dei suoi edifici e per l’imponenza delle architetture, l’Abbazia è di proprietà dei monaci agostiniani da più di 800 anni (per gli appassionanti d’arte sono pronti un chiostro gotico, una chiesa tardo barocca con tanto di colonne, balaustre, ferri battuti ed un organo oversize e per finire una scenografica biblioteca dall’arredo rococò). Oltre a quello artistico, l’Abbazia conta anche su un altro plus: da sempre, sui pendii più soleggiati che circondano l’Abbazia, si producono le uve che vengono vinificate nella cantina del convento. Vini che si assaggiano, ovviamente, nella Keller dell’Abbazia e, volendo, si acquistano, nella enoteca dove, oltre ai prodotti tipici da monastero (erbe officinali, miele, liquori…) sono in vendita i vini griffati Prepositus (Sylvaner, Kerner, Gewurztraminer, Blauburgunder e Lagrein).
Fare vino buono in Valle Isarco è un must, da secoli. Le condizioni geologiche e climatiche, infatti, regalano ai vini prodotti in zona note minerali e sentori fruttati difficilmente riscontrabili altrove. Andar per cantine è un’altra delle attività più piacevoli da fare qui. Si può cominciar allora dal KuenHof, dove Peter Pliger produce solo quattro vini (Traminer, Sylvaner, Riesling, Veltliner), solo a bacca bianca, che si affinano solo in botti d’acacia. La cantina e il maso sono suggestivi con tutti i loro secoli di storia alle spalle e con la vista sulle vigne e sulla valle, di fronte alle Odle. E i vini di Peter valgono una piccola deviazione.
Ma anche la Cantina Produttori Valle Isarco non scherza: da mezzo secolo è una realtà enologica di spicco in valle: botti e barrique sono ospitate in locali solenni come cattedrali, con giochi di luce, spazi studiati da architetti, materiali evocativi. Insomma, una realtà enologica di spicco. I soci conferiscono soprattutto uve a bacca bianca pronte a regalare vini freschi, fruttati, aromatici che vanno a costituire le linee di eccellenza (Aristos e Dominius) e Nectaris (passito di Kerner). Altra sosta di livello al Maso Hoandlhof, in una posizione unica alle porte di Bressanone, dove Manfred (Manni, per gli amici) Nössing, vignaiolo duro&puro si è specializzato nella produzione di bianchi d’eccellenza. I suoi Sylvaner, i Müller Thurgau e i Kerner, minerali e freschi, hanno ricevuto segnalazioni e premi, anche se Manni, con modestia e understatement, glissa sui riconoscimenti e si dice interessato solo a fare vini eleganti e leggeri.
Chi, invece, non rinuncia ad una esperienza multisensoriale sceglie, su un balcone soleggiato sopra il centro storico di Bressanone e la Valle Isarco, Haller, wine resort immerso nei vigneti con vista su grappoli, montagne e città. Si passeggia tra i filari, degustando i vini della casa prima di sedersi ai tavoli del ristorante AO dove Simon e Levin propongono la loro kreativ kuche: ingredienti onesti, combinazioni fantasiose e classici presentati nel menu in modo nuovo e semplice.
C’è un altro appuntamento da segnare in agenda, quello con il Water Light Festival, dal 29 aprile al 22 maggio. Installazioni luminose, creazioni artistiche, wall mapping accenderanno le notti primaverili di Bressanone interpretando il tema dell’acqua e della luce nel centro storico, nell’Abbazia di Novacella, nel Forte di Fortezza e alle Cascate di Stanghe, a Racines.