Doveva essere l’anno della ripartenza. L’estate in cui, superate le paure della pandemia, avremmo ripreso a viaggiare e a muoverci liberamente. E in cui il turismo in Italia avrebbe ricominciato a volare. La guerra in Ucraina però è arrivata e al di là di ogni riflessione sulla tragedia, ha portato nuovi limiti alla ripresa del settore. Nuove incertezze, nuove paure e nuovi allarmi, su tutti quello lanciato da molte associazioni di categoria: non arriveranno i turisti Russi in Italia, turisti che rappresentavano una presenza considerevole, soprattutto a fronte della loro notevole capacità di spendere. Ma forse l’allarme non è del tutto fondato. «La situazione in realtà è bloccata dal 2019: i Russi non vengono in Italia da prima del Covid, quando il loro impatto sul commercio era davvero importante». A parlare è Mauro Santinato, presidente di Teamwork, società specializzata in consulenza nel settore turistico e alberghiero, che spiega: «Si vive anche senza Russi, prima del 1992 non c’erano. Negli anni Novanta noi in Romagna siamo stati tra i primi ad aprire alla loro presenza». Una presenza che via via è andata a sostituire quella storica dei turisti tedeschi, tanto che i menu che a Rimini e dintorni erano scritti in tedesco, negli ultimi anni erano vergati in russo. «Il calo della presenza russa è stato verticale, ma ci sono altre prospettive da tenere presenti».
Santinato alza una voce di dissenso, facendo notare come sia sbagliato anteporre gli interessi economici alla situazione umanitaria: «In questo momento il problema è la guerra – sostiene – non il nostro turismo, e dovremmo imporre delle limitazioni, effettuare una sorta di boicottaggio, come sta avvenendo in tanti altri settori». Al netto di queste considerazioni rimangono le valutazioni da effettuare su una stagione che, forse a sorpresa, sembra partire con il piede giusto: «Tutti gli indicatori nei primi mesi mostrano un aumento rispetto allo scorso anno, e definiscono una stagione che sembra partire in anticipo». Certo, ci sono alcune incognite: «Quali saranno gli effetti dell’aumento del costo del carburante? Sicuramente costituiscono un ostacolo, ma d’altra parte possono avvantaggiare i flussi di turisti che arrivano più da vicino, e chi si muove in treno. Ci sono altri mercati che salgono: Inglesi, Scandinavi, noi in Romagna potremmo recuperare i Tedeschi, che hanno voglia di vacanza, di natura, di aria aperta. E poi sono in ripresa Americani e Canadesi. Certo, il mercato richiede flessibilità: chi prenota ora non vuole essere vincolato». Bisogna poi tenere conto che il mercato, le richieste dei turisti sono cambiate dopo il Covid: «L’igiene è data per scontata – spiega Santinato. C’è bisogno di altro, di riconnettersi con la natura, di eco qualità, di scelte green, di comportamenti virtuosi che facciano sentire in sintonia con l’ambiente ma che non devono essere pagati di più».
La differenza la farà la qualità, e in Romagna accanto a Tedeschi e Americano, si vedranno tanti Italiani: «Questo sarebbe stato sicuramente l’anno della ripartenza del mercato russo – spiega Paola Batani, titolare gruppo Batani Select Hotels. Devo dire che in termini di perdita, essendo fermo già da due anni, non ci sarà il segno meno. Sicuramente però le tensioni internazionali rendono tutti più cauti. Sono certa che anche quest’anno sarà all’insegna del mercato italiano. Gli italiani hanno imparato a scoprire o in alcuni casi a riscoprire l’Italia, spesso con entusiasmo. Hanno sicuramente anche voglia di estero, ma ciò che stiamo vivendo poterà molti a scegliere ancora l’Italia. Servizi di qualità, attenzione ai dettagli, cura della vacanza a tutto tondo. Abbiamo segnali positivi anche dal mercato europeo, ma non mi sento al momento di sbilanciarmi».
Quando si pensa al turismo russo, dopo la Riviera romagnola si immagina subito la Toscana, La Versilia, e anche in questa regione si delinea uno scenario parallelo: «Negli ultimi anni non ci sono stati Russi – afferma Francesco Tapinassi, direttore di Toscana Promozione – da noi in Toscana il turismo russo era un turismo di fascia alta, gente disposta a spendere molto, che ha comprato case e yacht, un fenomeno molto localizzato e limitato alla Versilia, una destinazione che è uno status symbol». Ma anche in Toscana ci sono segnali forti di recupero: «Arrivano soprattutto da due grossi mercati, l’Inghilterra e gli Usa, ma sono cresciute anche la Francia e la Spagna. Siamo una meta adatta a chi si muove in macchina, di viaggi a corto raggio e individuali. Il trasporto aereo può essere più interessato dalla crisi, perché genera maggiori ansie. Abbiamo un buon numero di prenotazioni». E anche qui i primi ad arrivare sono gli Italiani: «Sono il primo mercato di riferimento». La Toscana, poi, non è solo mare: «Le città d’arte hanno sofferto – spiega Tapinassi – ma si stanno riprendendo. Un fattore da considerare è come cambia la psicologia dopo il Covid, con la volontà di evitare gli assembramenti. Noi non abbiamo sofferto la crisi neanche l’anno scorso, grazie a un’offerta variegata. A soffrire di più sono state le principali città, per il calo dei flussi internazionali e la volontà di non trovarsi in luoghi affollati». E la Toscana, come tante zone dell’Italia, offre grandi spazi, natura e possibilità di rilassarsi in tranquillità.