Il prossimo decretoIl taglio di accise e bollette non è più rinviabile, dice il sottosegretario Freni

Il sottosegretario all’Economia spiega: «Solo calmierando i costi a monte potremo garantire una ripresa dei consumi e, quindi, una maggiore crescita. Anche in quest’ottica si sta lavorando a una rateizzazione delle bollette e credo sia giunto il momento di considerare seriamente la riapertura dei termini della rottamazione»

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

Il governo sta studiando un nuovo pacchetto di aiuti per famiglie e imprese per un alleggerimento delle bollette di luce e gas e del costo del carburante, con un possibile taglio delle accise del 10%. Il nuovo decreto potrebbe arrivare già nella giornata di domani, in anticipo sui tempi previsti. Con le coperture garantite dall’extra gettito dell’Iva incassato fino a oggi.

«Ci stiamo battendo in Europa per consentire una maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato», spiega al Messaggero il sottosegretario all’Economia Federico Freni. «Sono necessari allo stesso tempo una iniezione di liquidità e un supporto concreto al conto economico delle imprese per far fronte al caro energia; servono anche deroghe importanti per importi e durata degli aiuti, perché è chiaro che in questo contesto un finanziamento a breve o di modico importo non serve a nessuno. Tempi straordinari richiedono interventi straordinari».

Quanto al caro-benzina, un intervento sulle accise per ridurre i costi del carburante «è possibile, e anzi auspicabile», dice. «C’è più di una soluzione sul tavolo: per esempio agire prima che l’aumento dei costi del carburante confluisca nel quadro tendenziale». Tradotto: «L’incremento del gettito delle accise, causato da un incremento del prezzo del petrolio, viene fisiologicamente inserito nella prospettiva tendenziale; se invece venisse accantonato potrebbe essere usato per ridurre il prezzo alla pompa, attraverso una riduzione temporanea dell’accisa. Ma questa è solo una delle soluzioni possibili, siamo al lavoro per ottenere un alleggerimento della pressione fiscale sul settore».

Ma questa «spirale va spezzata», prosegue. «La minor crescita attesa è dovuta al rincaro di energia e materie prime, che deprimono produzione e consumi. Solo calmierando i costi a monte potremo garantire una ripresa dei consumi e, quindi, una maggiore crescita. Anche in quest’ottica si sta lavorando a una rateizzazione delle bollette e credo sia giunto il momento di considerare seriamente la riapertura dei termini della rottamazione». E aggiunge: «Sarebbe una vera boccata di ossigeno per tante famiglie e tante imprese che non sono riuscite a pagare in tempo».

Ma dove si prenderanno ora i soldi? «Ci sono diverse scuole di pensiero», risponde. «Lo scostamento è la soluzione di più immediata percezione, quella cui siamo stati abituati in tempi di pandemia. Ma potrebbe essere sufficiente una correzione di rotta nell’ambito del Def per reperire le stesse risorse. Ciò che più conta non è il mezzo tecnico con cui si trovano i fondi, ma il poter sostenere in modo concreto famiglie e imprese».

Ma niente economia di guerra, come ha detto lo stesso Draghi. «Il razionamento non è all’ordine del giorno. Più che razionare dovremmo sbloccare: in materia di rinnovabili, per esempio, serve a poco un aumento della capacità produttiva se quella già esistente non entra in rete, e quindi non può contribuire concretamente al fabbisogno quotidiano».

Quanto alla proposta di un tetto europeo al prezzo del gas, spiega che «una calmierazione in senso tecnico (a meno di non immaginare un provvedimento con effetti globali) rischierebbe di paralizzare l’offerta di gas, con effetti devastanti su imprese e famiglie. Quello del gas è un mercato vero e proprio, che risponde a regole di mercato, la regolazione, che pure esiste, difficilmente può spingersi fino a imporre un prezzo amministrato, ma certo qualche soluzione mediana si può immaginare». Ma «prima di calmierare le tariffe è necessario rivedere il meccanismo di formazione del prezzo in bolletta, che non dipende certamente dal solo costo della materia prima (legato all’indice TTF). Se il prezzo in bolletta per famiglie e imprese aumenta più del costo dell’importazione del gas significa che chi importa e distribuisce sta incrementando i profitti: su questo tema una riflessione è ormai ineludibile».

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