Magnolia blossomLa guida di Lorenzo Bises alla fioritura delle magnolie milanesi

Il libro del content creator, “Milano Mon Amour. 25 itinerari nella città dalle bellezze nascoste”, porta alla scoperta della città illuminando anche i suoi angoli più intimi e nascosti, come quelli dove ammirare i colori degli alberi in fiore

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Come content creator Lorenzo Bises ha sempre condiviso con i suoi follower sia l’amore sconfinato per Milano, che gli itinerari che lui definisce “militari” con cui percorreva la città in bici fino a che, lo scorso settembre, è arrivata a mezzo mail la proposta della casa editrice Vallardi: «Falli diventare un libro». «È stato un anno di duro lavoro, tra realizzazione materiae degli itinerari e scrittura, ma desso che il lavoro è finito e il libro è uscito (il 10 marzo) non sto più nella pelle dall’emozione» sono le parole di Lorenzo Bises, romano di nascita e milanese d’adozione che ha trasformato l’amore per la città in un’occasione professionale «E pensare che ho provato spesso a trasferirmi altrove, ma tra intoppi lavorativi e attaccamento per Milano, alla fine sono sempre rimasto. Evidentemente era destino che appartenessi a questa città». 

“Milano Mon Amour. 25 itinerari nella città dalle bellezze nascoste”, questo il titolo del libro, è un volume in cui Lorenzo ha raccolto 25 itinerari che portano alla scoperta della città a partire dagli imprescindibili, come i musei dove andare e soprattutto dove ritornare, ad angoli più intimi e nascosti della città, come quelli dove ammirare la fioritura delle magnolie e dei glicini, ma anche l’evoluzione dello stile Liberty milanese. Il tutto mescolando aspetti più romantici ad altri estremamente pratici, come la stagione in cui venire per visitare Milano al suo massimo, o come muoversi in città, spiegato nel capitolo “Milano è piccola” a partire dalle sue caratteristiche urbanistiche e topografiche.

«Nella stesura degli itinerari ho cercato di unire il mio imprinting da milanese agli studi universitari in storia dell’arte. Seguendo l’itinerario sugli architetti degli anni Trenta, ad esempio, cercando i palazzi di Piero Portaluppi e Gio Ponti fino al Cimitero monumentale, ci si imbatte nel processo di urbanizzazione della città dopo il primo piano regolatore». Ogni percorso ha infatti diversi piani di lettura, da quello più pratico che guida fisicamente il lettore attraverso le varie zone della città, a quello più formativo, che gli fa scoprire come le diverse epoche storiche abbiano influito sulla veste che ha oggi Milano. «Il mood del libro è quello di voler dare sia delle idee su cosa fare nel tempo libero, sia dei consigli pratici per farlo». 

«Il primo itinerario comprende tutti i musei di Milano che bisogna assolutamente vedere, e rivedere, negli anni: sono “gli indispensabili” applicati alla parte museale della città. Il Poldi Pezzoli, il Museo Teatrale alla Scala, il Museo del Risorgimento, il Duomo, il Museo del Novecento, la Pinacoteca Ambrosiana e infine il Museo di Storia Naturale. Questi luoghi non possono mancare perché sono anche quelli che meglio fanno capire l’evoluzione culturale e storica della città: con il Castello Sforzesco incroci la presenza dei Visconti e degli Sforza, al Museo del Novecento quella di Balla, Carrà e Sironi mentre il Museo Teatrale alla Scala ti racconta la storia del teatro dalle manifestazioni artistiche a quelle di propaganda politica. C’è tutta una sorta di stratificazione artistica, una linea temporale della storia dell’arte che è possibile ricostruire unendo i tasselli di ciascun museo. Nel tour dedicato al Liberty, che è nato come corrente artistica in un momento storico in cui a Milano era stato appena firmato il piano regolatore di fine 800, si toccano tutte delle zone che all’inizio del 900 erano da costruire ex novo. In Porta Venezia, in tutta la zona della stazione Centrale, ma anche piazzale Cadorna o corso Lodi si può vedere bene come quella che a inizio secolo scorso era campagna abbia iniziato ad essere urbanizzata».

A Tokyo arrivano ogni anno migliaia di turisti per poter ammirare la sakura, ovvero la fioritura dei ciliegi che trasforma la città. Ecco, a Milano la cherry blossom non può competere con quella giapponese, ma a marzo si può godere della fioritura delle magnolie e ad aprile di quella dei glicini. Lorenzo ha steso due itinerari ad hoc: «Le magnolie sono a tutti gli effetti un simbolo della primavera a Milano: quelle di piazza Tommaseo sono indubbiamente le più scenografiche e fotografate, quindi non potevano non esserci nell’itinerario dedicato, ma ce ne sono tantissime in città: la mia preferita è quella di Piazza Oberdan, in Porta Venezia, ma ce ne sono di magnifiche anche di fronte al palazzo di Giustizia, o in via Sansovino e nei dintorni di viale Campania. Questo itinerario disegna una sorta di cerchio all’interno della città, mentre quello dei glicini è una specie di otto rovesciato, come il simbolo di infinito. Si va dalla parte più esterna di Lorenteggio, dove ci sono delle ville del 900 piccoline che, anche se incastrate tra i palazzoni, danno l’aria di una località di villeggiuatura, fino a Vimodrone e Corvetto». 

C’è poi anche un tour che segue la tratta del tram numero 1, il più storico in città, da capolinea a capolinea, uno dedicato ai negozi vintage e un altro ancora alle biblioteche. Lorenzo tutti gli itinerari li ha percorsi in bici «Così se ne riesce a fare uno intero in un giorno solo, ma niente vieta di scomporli e farli in più giorni. Una cosa bella dei tour è che, tolti i biglietti di ingresso per quello dei musei e il biglietto del tram per quello da fare prendendo l’1, poi tutti gli altri sono totalmente gratuiti. In una città dove costa tutto tanto, e sempre di più, questi percorsi sono pensati per tutti, indipendentemente dall’età o dal portafoglio. Milano è stata per anni snobbata, ma adesso forse la narrazione sulla città è un po’ sovrabbandondante e sembra che i milanesi parlino solo e soltanto di Milano e di quello che di cool si può fare. Ecco, con questo libro vorrei un po’ scardinare questi due atteggiamenti: da una parte quello di chi dice che a Milano non c’è niente se non soldi e moda, e dall’altra quello di chi la celebra in maniera esclusivamente elitaria, che è un’idea un po’ malsana della città». 

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