Storia di una gommaLe origini di Pirelli tra innovazione, modernità e vocazione internazionale

Una delle più importanti e riconoscibili aziende del nostro paese è stata fondata 150 anni fa con l’ambizione di anticipare il cambiamento dell’industria e della società

Pirelli

Strade accidentate, salite impervie, ponti cedevoli, e poi fango, polvere, temperature rigide. La “Pechino-Parigi” del 1907 è una prova di sopravvivenza più che una gara automobilistica. La Formula 1 sarebbe arrivata quattro decenni dopo, le corse in auto sono solo all’alba della loro storia e si presentano come eventi leggendari a base di ostinazione e resistenza.

Il Raid Pechino-Parigi lo vince l’Itala del principe Scipione Borghese e del giornalista Luigi Barzini: completano gli oltre 16mila chilometri con una ventina di giorni d’anticipo sulla concorrenza.

Non può essere un caso: la loro vettura monta gomme Pirelli, in quella che sarebbe passata alla storia come la gara che ha dato inizio alle attività motorsport dell’azienda.

All’inizio del Novecento il marchio milanese esiste già da alcuni decenni, ma nel suo passato racchiude un intreccio di moltissime storie.

Giovanni Battista Pirelli nasce a Varenna, sul lago di Como, il 27 dicembre 1848. Dopo il diploma in ingegneria all’Istituto Tecnico Superiore di Milano (futuro Politecnico), a 22 anni viaggia in Svizzera, Germania, Belgio e Francia grazie a una borsa di studio. Ovunque vada visita stabilimenti del settore tessile, meccanico, ferroviario, metallurgico. La sua attenzione, però, è diretta soprattutto alla lavorazione della gomma.

I cavi che collegano l’Italia
Rientrato in Italia, Pirelli decide di dare vita alla prima società del Paese per la produzione di articoli di gomma. E con il supporto di 24 soci nasce la “G.B. Pirelli & C.”. È il 28 gennaio 1872. Il primo stabilimento è in via Ponte Seveso, Milano, e ha la direzione tecnica del francese Aimé Goulard – la dimensione internazionale di quest’azienda era appena nata, sarebbe diventata uno dei suoi fiori all’occhiello, ma forse ancora non lo sapeva nessuno.

Pirelli

La produzione è destinata soprattutto ad apparecchi e macchine industriali, per la navigazione a vapore e le ferrovie, quindi cinghie di trasmissione, valvole, isolanti. Nei primi anni non c’è molto di più. Solo nel 1879 Pirelli si espande nel settore dei cavi, diventando la prima azienda nell’Europa continentale in un comparto dominato dai britannici.

È grazie alle innovazioni introdotte da Emanuele Jona, Leopoldo Emanueli e più tardi da suo figlio Luigi, che la società ottiene commesse governative per montare i cavi della rete telegrafica sottomarina italiana, per creare il primo collegamento tra la penisola e le isole, in un’Italia nata non molto tempo prima e ancora poco collegata.

Espansione, progresso, vocazione internazionale
In poco tempo Pirelli si espande in tutto il mondo, si assicura la fornitura di cavi-energia sulle cascate del Niagara, sul Nilo, in Spagna, in Argentina, negli Stati Uniti e in Francia. Il primo gennaio 1883, all’apertura della stagione, per la prima volta il Teatro alla Scala è illuminato elettricamente da 2.880 lampade a incandescenza, alimentate da cavi Pirelli.

Fin dalla nascita concentrata sull’innovazione, la società punta su prodotti che diventano simboli anche dello sviluppo del Paese. Così dopo gli isolanti per telegrafi e i cavi inizia la realizzazione di oggetti d’uso quotidiano – dalle cuffie ai giocattoli, fino agli impermeabili.

«La nostra industria è per sua natura progressiva». La definizione è proprio di Giovanni Battista Pirelli, datata 1880. Un’espressione che racchiude il senso e l’orizzonte del progetto che da poco ha preso vita. “Progressiva” e cioè impegnata a interpretare, realizzare e rilanciare il progresso – industriale, tecnologico, produttivo, ma anche economico e sociale.

Dopotutto è un’epoca di grande ottimismo, che viaggia spedito verso il nuovo secolo, vede allontanarsi nel tempo i conflitti ottocenteschi, irrompe la modernità, in letteratura, musica, scienze, nell’arte, nella moda e nei costumi. In questo Pirelli vuole creare un’azienda figlia del suo tempo, in sintonia con la contemporaneità, con l’attitudine all’innovazione, la fiducia nel progresso e lo spirito internazionale.

In pochi anni, all’inizio del Novecento, apre prima lo stabilimento spagnolo di Villaneuva y Geltrù, vicino a Barcellona, poi quello inglese di Southampton, nel 1917 approda in Argentina. Ci sono diverse compagnie all’estero, e nel 1920 vengono raggruppate nella “Compagnie Internationale Pirelli”, costituita a Bruxelles, mentre a Milano, per le attività italiane, nasce la Società Italiana Pirelli.

Pirelli

Il numero uno tra gli pneumatici
In quest’epoca di grandi trasformazioni industriali, sociali e culturali il boom dell’industria automobilistica convince Pirelli a puntare sugli pneumatici. Aveva avviato la produzione di gomme per velocipedi già nel 1890, quelli per automobili arrivano nel 1901 con il lancio dell’“Ercole”.

La grande vittoria del principe Scipione Borghese e di Luigi Barzini nella “Pechino-Parigi” del 1907 è una grande occasione di visibilità per Pirelli, che inizia così il suo legame – indissolubile, ancora nel secolo successivo – con il motorsport e lo sport in generale.

Corsa dopo corsa, la tecnologia degli pneumatici migliora: negli anni Pirelli impone una rivoluzione tecnologica, con il lancio di prodotti innovativi come il Pirelli Cord (1921), il Superflex Cord (1924) e lo Stella Bianca (1927), il più popolare tra gli anni Trenta e Cinquanta.

Pirelli

Nel 1925 l’Alfa Romeo vince il primo campionato del mondo di automobilismo della storia. Ovviamente monta il Superflex Cord Stella Bianca, “pneumatico delle vittorie” firmato Pirelli. Non esiste ancora la Formula 1, ma l’azienda saprà imporsi anche lì: quando esordisce il campionato di corsa, nel 1950, prima il Pirelli Stella Bianca, poi Stelvio e dopo il Cinturato conquistano un posto nella storia del miglior campionato di velocità su pista.

Cultura e comunicazione innovativa
Fin dalla nascita, nella seconda metà dell’Ottocento, Pirelli dimostra l’ambizione di anticipare il cambiamento. È per questo che anche nel secondo Dopoguerra l’azienda amplia ulteriormente la sua area di competenza, migliorando nell’attenzione verso la cultura e le forme di comunicazione, il rapporto con il pubblico.

Nasce nel 1948 la “Rivista Pirelli”, tra i primi e più importanti esempi di stampa aziendale rivolta al largo pubblico, con l’obiettivo di coniugare cultura umanistica e tecnico-scientifica. Vanta firme come Dino Buzzati, Camilla Cederna, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Umberto Saba, Leonardo Sciascia, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti e Umberto Veronesi. E ovviamente artisti come Renato Guttuso, Ugo Mulas, Enzo Sellerio, Fulvio Roiter, Alessandro Mendini e Riccardo Manzi, come autori di foto e illustrazioni.

Pirelli

L’azienda si distingue con progetti che resteranno nella storia della comunicazione e della pubblicità. Ne è un esempio il Calendario Pirelli, pubblicato per la prima volta nel 1964, divenuto ben presto oggetto cult.