Anche se ancora non lo sapete, ci sono molti motivi per andare a Minervino Murge. Bellezza spigolosa in panorami mozzafiato. Radici storiche fortissime che raccontano di una città che nel 1945 ha dichiarato guerra all’Italia ed è diventata Repubblica comunista indipendente per 48 ore. E poi, naturalmente, il cibo e il vino, trama di tutte le attività umane del posto. Siamo ancora nella Murgia barese, pur avendo scavallato nella provincia di Barletta-Andria-Trani, nella zona in cui Federico II di Svevia costruì il maestoso e misterioso Castel del Monte. Ma siamo certi che in pochi avranno mai avuto qualche motivo per venire qui. Allora oggi abbiamo deciso di farvi scoprire la prossima meta di un viaggio fuori dalle rotte più battute, per scoprire una Puglia molto diversa dal solito.
Territorio e monumenti
Minervino Murge si trova a 420 metri sul livello del mare. Inverni rigidi con importanti escursioni termiche incontrano le gravine e la foschia. Vicino, il vulcano Vulture, ormai spento, ma vivo attraverso il terreno. Proprio qui, dove le acque dell’Adriatico sono lo sfondo sbiadito delle giornate, negli anni Venti è stato costruito un faro. Le motivazioni? Due: geografica e politica. Minervino sorge nel punto più elevato della Murgia barese: un monumento come questo serviva a ricordarlo. In più, il regime fascista aveva bisogno di dare un segno della sua presenza su un territorio funestato dalle lotte tra popolo e proprietari terrieri. Qui, dove la Camera del Lavoro era retta da Giovanni Di Vittorio, i Fasci di Puglia fomentarono gli scontri. Con essi, si moltiplicarono anche gli omicidi. Morto il proprietario terriero Riccardo Barbera, in onore suo e di tutte le altre vittime fasciste di questi scontri si decise di costruire un monumento, che lo stesso Mussolini finanziò di tasca sua. Oggi il faro è ancora lì, nel cuore della villa comunale. È alto 32 metri e alla sua sommità, dove prima c’era una lanterna prima dotata di 2 milioni candele elettriche, la cui luce era visibile per un raggio di oltre 80 km, oggi brilla una luce puramente simbolica.
Sempre a Minervino c’è un monumento che non si può visitare, ma si deve conoscere. Si tratta della Torre del Balzo, una costruzione del 1454 che racconta la presenza dei D’Angiò e degli Aragonesi sul territorio. Ha una struttura solida, con alla base il caratteristico tronco di piramide e una parte superiore cilindrica. Le mura hanno uno spessore di tre metri, mentre gli ambienti interni sono molto stretti. Si tratta di una torre di osservazione, costruita per osservare la transumanza Vernotica delle greggi e osservarne il corretto pagamento dei dazi di passaggio.
A nord di Minervino, nella vallata di Lama Matitani, si trova la Grotta di San Michele Arcangelo, un luogo di culto ancora attivo, ricavato nella roccia. L’origine della Grotta viene fatta risalire a due milioni di anni fa, periodo in cui l’area, ancora sommersa dalle acque, iniziava ad emergere. Sabetta Ciani, autrice del libro Minerva e l’Arcangelo a Minervino Murge. Itinerari di storia e di fede, ha raccontato che il ritorno al culto presso la Grotta di San Michele è dovuto al sogno di una donna. Grazie a quell’apparizione, avvenuta nel 1945, il culto di San Michele tornò in città.
Al faro c’è anche la targa commemorativa, dedicata a Michele Colia, un ragazzo minervinese che nel 1945 perse la vita negli scontri per l’indipendenza del paese dalla stessa Italia. Mentre la Seconda guerra mondiale era agli sgoccioli, l’Italia continuava ad arruolare soldati. A Minervino in molti si rifiutarono di combattere, finendo in prigione: fu la goccia che fece traboccare il vaso. I prigionieri evasero e bloccarono l’uscita Nord e Sud della città con dei mezzi agricoli. Sabotarono le poste in modo che nessuno potesse dare informazioni su ciò che stava avvenendo in città, dichiarandosi Repubblica comunista indipendente. La notizia finì persino sulla Pravda, il più importante quotidiano sovietico. A smilitarizzare la città, riportandola sotto il dominio italiano fu il Battaglione San Marco, che sfondò il lato Sud e misero fine al sogno comunista.
L’ultimo monumento in ordine di tempo è il murales dedicato a Lina Wertmüller. La regista romana ha girato proprio a Minervino il suo primo film, I Basilischi, proprio a Minervino Murge. Alla sua morte, sulla parete del Cinema Moderno Daniele Geniale e Bianca Peloso, dell’associazione culturale Andriaground APS, hanno lavorato per realizzare l’omaggio alla donna che ha trasposto la città su pellicola.
Vini monumentali
Minervino Murge rientra in una delle Doc più interessanti delle 28 presenti in Puglia, quella di Castel Del Monte. Ogni vino di questo areale racconta una regione molto lontana dall’immaginario del grande pubblico, abituato alle terre rosse della Valle d’Itria e Salento. Qui molti produttori lavorano con grande attenzione e molto orgoglio: dai giovani di Morasinsi, più ferrati sul versante della viticoltura naturale, alla famiglia Antinori, che dal 1998 è impegnata in un grande investimento nella regione. Sulla Murgia barese ha scelto di valorizzare l’azienda Bocca di Lupo. I 20 ettari del suo vigneto sono dedicati ad Aglianico, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, oltre che ai pugliesissimi Fiano Minutolo, Moscato Reale e Nero di Troia.
Con le uve più potenti come Aglianico e Nero di Troia si deve lavorare di fino, per evitare che i prepotenti tannini guastino la festa. Ad esempio, per Bocca di Lupo, l’Aglianico Doc Castel Del Monte che prende il nome dalla masseria, si rimuovono i vinaccioli per evitare sgradevoli astringenze. La fermentazione malolattica e l’affinamento in barrique di rovere francese completano l’ammansimento dell’etichetta simbolo della tenuta.
Biblica enogastronomia
La ristorazione di Minervino Murge è figlia di ciò che avviene nelle cucine del paese. I locali tipici hanno menu incardinati su solide certezze, difficili da cambiare. Venire a mangiare qui significa fare archeogastronomia e scoprire il vero sapore delle orecchiette e cima di rapa. C’è gente che viene a comprare questo ortaggio proprio ai confini della Murgia, sostenendo che solo a Minervino le rape hanno un sapore autentico. Tutta la verdura selvatica – dai cardi spinosi ai cardoncelli, passando per asparagi e carciofi – è alla base di molte leccornie come U Cutturìdde, un piatto di recupero. Le cipolle diventano spesso piatto principale, servite gratinate in agrodolce.
Dove mangiare
La mappa enogastronomica si completa passeggiando tra le viuzze della città, dove la tradizione non è l’unica coordinata da seguire. Oggi la gemma della ristorazione da scoprire a Minervino Murge è “A sud dell’anima“. La chef Nadia Tamburrano e il maitre di sala Ivan D’Introna si battono ogni giorno per raccontare storie che fanno bene a quella regione appena sotto il cuore, la pancia. Lampagioni che diventano sofisticati condimenti per tartine. Le rape che si sposano con il katsobushi. La contaminazione e il fine dining non fanno più paura e in questo ristorante sono serviti a un prezzo accessibile a tutti.
Un monumento gastronomico da non perdere è il panzerotto del “Grottino di Titina”. Ognuna delle creazioni di pasta fritta ripiena di pomodoro e mozzarella ha una lunghezza mai inferiore a quella di un medio avambraccio umano. Servono stomaci capienti e cuori coraggiosi per affrontare questo fritto da strada, ma l’impresa vale il viaggio. Se oltre il panzerotto, vi va anche una pizza, da provare quella di “Pizzeria Schiavo”, cotta in teglia o classica, in versione gourmet. Per chi è alla ricerca di una valida carta cocktail, si consiglia la sosta da Woodstok, mentre per i souvenir enogastronomici consigliatissimo il passaggio presso la gastronomia Terrae Terrae.
Soggiorno in grotta
Siamo sicuri di avervi convinto a segnare Minervino Murge sulla mappa del vostro cammino esplorativo lungo la Puglia. Ma non venite qui a cercare dimore di charme: il turismo è ancora work in progress. Tuttavia, la nuova generazione, quella che non vuole andar via, ma vuole innescare un rinascimento sostenibile a livello umano ed economico, si sta muovendo. Pertanto, si consiglia la sosta al B&B Casa Pistacchio. Ambientato in una grotta, mette anche una piscina a disposizione degli ospiti. Per chi è alla ricerca di un soggiorno con Spa e ristorante, deve uscire dalle mura cittadine e dirigersi verso Villa Pesce, tra Minervino e Canosa di Puglia.