Tamburo battenteLa campagna senza sosta di Macron per vincere un ballottaggio ancora incerto

Dopo il voto di domenica, il candidato-presidente ha deciso di non perdere tempo e di trascorrere una lunga giornata nel dipartimento del Pas-de-Calais, tra i più poveri di Francia: una roccaforte del Rassemblement national. Il suo staff ha previsto un calendario molto fitto che lo porterà in diverse aree del Paese: per vincere contro Marine Le Pen non sono ammessi passi falsi

AP/Lapresse

«Tamburo battente», così lo staff di Emmanuel Macron ha descritto la strategia di campagna del candidato-presidente per affrontare il ballottaggio con Marine Le Pen. Il leader de La République en Marche ha deciso di non perdere tempo e occupare immediatamente il terreno con una lunga giornata nel dipartimento del Pas-de-Calais, tra i più poveri di Francia e roccaforte del Rassemblement national, dove il presidente ha ottenuto soltanto il 24,1% contro il 38,6% di Marine Le Pen.

L’idea di Macron era evitare gli stessi errori del 2017, quando il candidato festeggiò l’accesso al secondo turno in una brasserie del sud della capitale, la Rotonde – poi diventata il simbolo del suo distacco dal Paese reale nei primi mesi di mandato – e poi scomparve per due giorni, organizzando un evento elettorale soltanto il mercoledì successivo.

All’epoca l’elezione sembrava scontata, stavolta lo è molto meno, e non soltanto per ragioni legate ai flussi elettorali, che sottolineano come quasi un terzo degli elettori di Jean-Luc Mélenchon, arrivato terzo al primo turno, potrebbe spostarsi su Marine Le Pen. La vera novità di queste presidenziali è che la candidata del Rassemblement national è diventata una sfidante “normale”, capace di identificarsi con i francesi che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese a causa dell’esplosione dell’inflazione e dei prezzi dei beni di prima necessità.

Così, lo staff del presidente-candidato ha previsto un calendario molto serrato per questa settimana: dopo la visita al Pas-de-Calais lunedì, martedì Macron si sposterà nella regione del Grand Est, e un’altra giornata elettorale è prevista prima del grande comizio di sabato, che si terrà a Marsiglia, città dove Jean-Luc Mélenchon è arrivato primo con il 31,1%.

Macron ha deciso di passare tutta la giornata tra i francesi più in difficoltà proprio per tastare il polso della situazione, cercare di capire se la sua presenza scatena contestazioni, che non si sono verificate.

Tuttavia, Macron ha scoperto che il suo passaggio non genera nemmeno entusiasmo: i francesi che ha incontrato nel suo giro tra Denain e Corville gli hanno stretto la mano educatamente, per poi fargli presenti le loro difficoltà economiche. E quasi tutti gli hanno chiesto di fare marcia indietro sulla riforma delle pensioni proposta all’inizio di marzo.

Il presidente aveva già detto di voler riformare il sistema durante la campagna elettorale del 2017 e aveva presentato un progetto di legge nel 2019 che era stato poi abbandonato a causa delle proteste e della pandemia.

Oggi i francesi possono andare in pensione a 62 anni, mentre la nuova proposta di Macron prevede di aumentare progressivamente l’età minima a 65 anni entro il 2032 (di quattro mesi ogni anno), e di ridurre i regimi speciali previsti oggi dalla legge, che è diversa per ogni categoria professionale, mantenendone soltanto tre: pubblico impiego, dipendenti privati, autonomi.

La riforma è giudicata necessaria perché il sistema pensionistico è in deficit di circa 10 miliardi di euro ogni anno, ma con l’aumento di tre anni dell’età minima si compensa il costo delle prestazioni sociali e il sistema dovrebbe tornare in equilibrio entro un decennio. Per equilibrare il sacrificio richiesto, il presidente ha promesso di aumentare le pensioni minime a 1.100 euro.

Nella tarda serata di lunedì, probabilmente impressionato dalla quantità di persone contrarie al suo progetto e consapevole di dover cominciare a concedere qualcosa per evitare di «dividere» il Paese in un momento in cui invece c’è bisogno di unità per battere l’estrema destra, Macron ha compiuto un mezzo passo indietro.

Di fronte ai giornalisti assiepati tra telecamere e macchine fotografiche, il presidente ha detto di essere disponibile a un compromesso da decidere nei prossimi mesi: pensioni a 64 anni ma nel 2028, oppure pensioni a 65 ma con una gradualità maggiore, spostando la data di applicazione finale dopo il 2032). In questo modo, Macron ha provato a parlare all’elettorato di Jean-Luc Mélenchon, che proponeva di abbassare le pensioni a 60 anni, e anche a quello della sua rivale, su posizioni simili.

Così facendo Macron prova anche a rendere meno isterico il dibattito su un tema che, a giudicare da questo primo giorno sul campo, potrebbe dominare le prossime due settimane. Con un occhio al dibattito tv previsto il 20 aprile, vero momento decisivo della campagna elettorale.

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