Nuovi orizzontiIl piano di una Nato globale per contenere l’asse autoritario di Russia e Cina

A Bruxelles il segretario generale dell’Alleanza atlantica presenta il nuovo progetto del Patto: allargamento dei confini ai Paesi del Pacifico, nuove linee guida su cybersicurezza e terrorismo, e soprattutto le nuove sfide alla sicurezza rappresentate dall’ascesa militare di Pechino e Mosca

AP/Lapresse

L’invasione russa dell’Ucraina non è una questione locale, regionale o europea. È una priorità della Nato, e riguarda tutto il mondo. Al vertice del Patto Atlantico con i ministri degli Esteri, il segretario generale Jens Stoltenberg ha ribadito l’importanza di creare un fronte comune contro la scellerata offensiva del Cremlino: un’esigenza che – aggiunge – richiederà di ampliare l’impegno dell’Alleanza anche oltre i suoi attuali confini.

È il progetto di una Nato globale. Oltre ai 30 membri del Patto, infatti, al summit di Bruxelles hanno partecipato altri otto “alleati”: quattro europei, tre dei quali confinanti con la Russia (Svezia, Finlandia, Georgia e Ucraina) e quattro dell’Asia-Pacifico (Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda), indicati con la sigla “AP4”.

La due giorni di Bruxelles, di fatto, anticipa il contenuto del Nuovo Concetto Strategico che i capi di Stato e di governo dei Paesi membri dell’Alleanza approveranno al prossimo vertice di Madrid (29 e 30 giugno). Il documento sarà la roadmap della Nato per gli anni a venire.

Il Concetto Strategico, ha spiegato Stoltenberg, indica le linee guida per affrontare un mondo più pericoloso, per continuare a proteggere e difendere tutti gli alleati e attrezzarsi di fronte al mutevole equilibrio nel potere globale. A questo si aggiungeranno i principi che definiranno la strategia Nato su altri temi, come cybersicurezza e terrorismo, fino alle conseguenze dei cambiamenti climatici.

Ma non solo. L’ottavo concetto strategico arriva a più di dieci anni di distanza dalla versione precedente, emanato a Lisbona nel 2010, in un contesto geopolitico e di sicurezza globale molto differente rispetto al precedente: ancora dovevano arrivare l’annessione della Crimea da parte della Russia, la crisi in Siria e il terrorismo dell’Isis in tre continenti. Ma soprattutto, la versione precedente del Concetto Strategico non comprendeva la Cina: l’elefante nella stanza che non poteva più essere ignorato.

La presenza di Pechino nel documento cambia radicalmente le prospettive della Nato. Di fronte alla Cina che ha fatto la sua scelta schierandosi al fianco della Russia nel conflitto ucraino – i suoi media ormai dicono che la guerra è stata scatenata dagli Stati Uniti – la Nato deve diventare globale. «Affronteremo anche le conseguenze sulla sicurezza di una Cina molto più forte: dovremo tenere conto della crescente influenza e delle politiche coercitive della Cina sulla scena globale che rappresentano una sfida sistematica alla nostra sicurezza e alle nostre democrazie. Mosca e Pechino stanno mettendo in discussione il nostro ordine internazionale basato su regole e valori democratici», ha detto Stoltenberg.

Della nuova proiezione globale della Nato si era parlato già lo scorso ottobre. Durante un vertice in cui la Cina non era all’ordine del giorno – in una riunione dei ministri della Difesa della Nato – Stoltenberg aveva anticipato che «l’alleanza militare deve rispondere alle sfide presentate dall’ascesa della Cina».

L’idea è che Pechino è ormai una potenza in grado di influenzare la politica, l’economia, la cultura e la sicurezza in ogni angolo del mondo. Un’ascesa che però Xi Jinping sta sfruttando anche per modernizzare le capacità militari del suo Paese, compresi i sistemi nucleari avanzati e i sistemi missilistici a lungo raggio. «Vediamo la Cina avvicinarsi pericolosamente a noi – aveva detto Stoltenberg – non da ultimo, nel cyberspazio».

Certo, la priorità immediata è il conflitto in Ucraina. «Il vertice si è concentrato su come aiutare Kiev e che tipo di risposta dare al Cremlino», ha aggiungo il segretario generale Nato. Mentre il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, invitato al summit di Bruxelles ha commentato ribadendo la sua richiesta alla Nato: «Solo tre cose: armi, armi, armi. Prima arrivano e più vite umane si salvano e meno villaggi verranno distrutti».

Ieri Repubblica riportava che nel primo giorno di vertice c’è stata una richiesta – sollecitata soprattutto dagli alleati dell’est-europeo – di dare la disdetta all’accordo siglato con Mosca nel 1997, quello che istituiva il “Consiglio permanente congiunto Nato-Russia”. Un’intesa, firmata 25 anni fa che prevedeva anche il divieto di installare armi nucleari nei territori dell’ex blocco sovietico. Non sarà cancellato con un colpo di spugna in pochi giorni. Ma già il fatto che se ne parli è un segnale del vento che cambia all’interno dell’Alleanza.

La Nato, infatti, pur non essendo parte attiva nel conflitto, è determinata a fornire ulteriore supporto all’Ucraina. Gli alleati invieranno armi anticarro, sistemi di difesa aerea e altre attrezzature appena possibile, e provvederanno ad aumentare l’assistenza umanitaria e gli aiuti finanziari.

Stoltenberg ha anche espresso l’auspicio che l’Alleanza possa «fare di più per gli altri partner della Nato che sono vulnerabili alle minacce e alle interferenze russe, come la Georgia e la Bosnia-Erzegovina: dobbiamo aumentare il nostro sostegno politico e pratico, possiamo aiutare i nostri partner a rafforzare la loro resistenza, e prevenire qualsiasi aggressione futura».

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